Questa volta per bruciare il nome della candidata alla Consulta non è servito nemmeno andare in Aula. Maria Alessandra Sandulli, avvocatessa proposta per la Corte Costituzionale in quota Forza Italia, si è infatti ritirata dalla corsa. Così dopo 20 fumate nere e due mesi di stallo in Parlamento, si deve cominciare da capo. “Considero un onore”, ha detto all’agenzia Ansa, “essere stata indicata ma non ritengo che vi siano le condizioni per confermare la mia disponibilità”. La giurista era stata proposta da Matteo Renzi insieme a Silvana Sciarra (quota Pd): un ticket di donne, arrivato subito dopo il passo indietro di Luciano Violante, ma che fin dall’inizio non convinceva i berlusconiani.

La professoressa Sandulli piaceva ai 5 stelle, ma non a parte di Forza Italia e Nuovo centrodestra. In particolare a far discutere è stata la sua decisione di appoggiare nel 2005 l’appello “Salviamo la Costituzione” contro la riforma della giustizia di Berlusconi. Malumori sempre più forti in casa azzurra, tanto da far traballare l’ipotesi dopo poche ore. “Considero l’essere stata indicata”, ha continuato Sandulli, “un segno importante in una vita dedicata alla legge e alla giustizia nel solco dell’eredità di mio padre e della mia tradizione familiare. Tuttavia, nel contesto che si è venuto a creare, con l’animo sereno dello studioso che ha sempre manifestato le proprie opinioni in piena indipendenza, ritengo opportuno non confermare la mia disponibilità ad accettare la candidatura propostami”.

A intervenire per chiedere che la situazione venga sbloccata al più presto è la presidente della Camera Laura Boldrini: “Io e il presidente Grasso, con grande senso di responsabilità, stiamo cercando di fare pressione sui gruppi affinché trovino un accordo fra di loro ma non credo che sarebbe lungimirante da parte nostra convocare a oltranza il Parlamento e quindi bloccarne le attività. Se convocassi il Parlamento a oltranza forse farei qualcosa che incontra il consenso però metterei il Parlamento in una condizione di grande imbarazzo. Se non c’è accordo fra i gruppi non si risolve questo stallo”.

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