“Il 29 agosto vi stupirò” aveva detto. Nessuno rimarrà stupito, almeno il 29 agosto. La riforma della scuola non sarà all’ordine del giorno del consiglio dei ministri, nonostante fosse mancato tanto così dall’appendere i manifesti ai muri delle città. La motivazione uscita da fonti di Palazzo Chigi è che c’è già troppa roba di cui discutere in consiglio dei ministri: la giustizia (che farebbe già da sé materiale per un paio di gabinetti di governo), lo “Sblocca Italia” (cioè sblocca opere pubbliche) e le questioni internazionali che per buona parte della giornata hanno tenuto il capo del governo attaccato al telefono (con Putin, Cameron e il finlandese Stubb nell’ordine). 

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva dato il via al battage pubblicitario il 19 agosto, martedì scorso: “Infine il 29 – aveva scritto in un tweet – linee guida sulla scuola. Perché tra 10 anni l’Italia sarà come la fanno oggi gli insegnanti. Noi lavoriamo su questo in#agosto”. Al ministero dell’Istruzione dicono che tutto è pronto e serve solo il tagliando del consiglio dei ministri, ma la cosa certa è che questo non arriverà “in #agosto”, ma “a #settembre”. Poi 4 giorni dopo aveva insistito: “Presenteremo una riforma complessiva – aveva assicurato in un’intervista a Tempi – che, a differenza di altre occasioni, intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo”. Due giorni dopo già era stato “corretto”, almeno nella forma, dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: “Il 29 agosto presenteremo ‘visione’ governo su scuola. Seguirà provvedimento in costruzione da mesi” aveva precisato sempre attraverso Twitter. Al tema il capo del governo ci punta parecchio. Da mesi promette lavori e ristrutturazioni nelle scuole. Nei giorni scorsi, ha raccontato il Corriere della Sera, ha pure riunito i suoi più stretti collaboratori nel partito (come Davide Faraone e Graziano Delrio) in una riunione dalla quale era invece era esclusa la Giannini. Così lui ancora su Twitter il 27 agosto ha ribadito: “Non male questo fine settimana: giustizia, sblocca Italia, nomine europee, poi scuola e #millegiorni #italiariparte”. Quasi un’ossessione, come se fosse una malattia. “Ormai la ‘riformite‘ ha una pessima fama, sembra una malattia, di quelle difficili da capire ma che non lascia scampo. Bisognerebbe abrogare per legge l’espressione: faremo la riforma della scuola. Non ditelo: raccontateci come farlo, concretamente”. Lo diceva (anzi lo scriveva) Renzi nel 2011, dentro uno dei suoi libri, Fuori!.

Cos’è successo? Quando è stata fatta fuori la presentazione della riforma della scuola dall’agenda di governo di venerdì? Cronologicamente è accaduto subito dopo l’incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica e Renzi. Il colloquio con Giorgio Napolitano si è concentrato – oltre ai tre temi che restano all’ordine del giorno -anche sulla candidatura del ministro degli Esteri Federica Mogherini a alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea. Il capo dello Stato, come scrive l’Ansa in serata, ha sempre chiesto ai diversi Governi che si sono succeduti di non mettere troppa carne al fuoco. Insomma, meglio un po’ più di tempo per confezionare provvedimenti lineari e inattaccabili di una fretta pur comprensibile, visti i tanti problemi che ha l’Italia, ma che rischia di essere controproducente. Studiare con cura, quindi, il crono-programma di una serie di riforme da far “tremare le vene nei polsi”, come ha detto lo stesso Renzi che peraltro ha messo anche la testa alla conferenza stampa di lunedì primo settembre, quella sui mille giorni

Alle agenzie le fonti vicine al presidente del Consiglio fanno trapelare che è la scuola è un tema troppo importante per essere confinato alla fine di un consiglio dei ministri tutto incentrato sul rilancio dell’Italia, sblocco di investimenti e i tempi biblici della giustizia. Ma non è escluso che il Colle abbia invitato Renzi alla calma, a prendersi più tempo su una riforma “faticosa” come quella della scuola.

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