“Caro presidente”. Inizia così la lettera di ringraziamento e apprezzamento, che in questi giorni è arrivata sulle caselle di posta elettronica di tutti i dipendenti della Regione Emilia Romagna. Si tratta di un testo prestampato, da firmare e sottoscrivere volontariamente, spedito dai direttori generali dell’ente ai capi servizio, che a loro volta l’hanno girato, attraverso l’indirizzo aziendale, ai 5000 impiegati di viale Aldo Moro. “Passeremo a raccogliere le firme di chi c’è e aderisce” si specifica. Il “presidente” in questione, o meglio ex, è Vasco Errani, dimessosi dopo la condanna in appello per falso ideologico, nell’ambito del processo sul caso Terremerse. “È imbarazzante e inopportuno: un censimento politico” attacca Giovanni Favia, ex consigliere regionale del Movimento 5 stelle espulso, e oggi nel gruppo misto. 

È stato lui a diffondere il testo della mail sul suo sito, scatenando la polemica a due giorni dal discorso di addio, pronunciato da Errani davanti all’assemblea legislativa. In cima alla lettera inviata ai dipendenti, compare l’intestazione della Regione. Poi il testo: 20 righe in cui si ringrazia Errani per il lavoro fatto nei 15 anni di presidenza, dalla gestione dell’emergenza terremoto, al lavoro per “promuovere l’istituzione a livello nazionale e internazionale”. Si legge nell’incipit del messaggio: “Vogliamo ringraziarti per il prezioso lavoro e per lo straordinario impegno che hai dedicato alla nostra Regione, per la ricchezza dei valori e per l’alto senso delle istituzioni che ci hai trasmesso”. E ancora: “Per il gesto con il quale hai voluto tutelare l’istituzione che hai guidato con grande autorevolezza in tutti questi anni, e per la trasparenza e la correttezza che hai saputo mettere in ogni azione dell’amministrazione”. 

Insomma, una chiara dichiarazione di affetto e di stima senza se e senza ma, che i dirigenti invitano a firmare sul retro del fogli. Seppur senza alcun obbligo. “Il dipendente, ultimo anello della catena, può aderire o non aderire” spiega Favia, che poi però fa due più due. “Il lavoratore sa bene che, se non aderisce, il suo capo servizio ne sarà a conoscenza e così anche il suo direttore generale. Il dipendente gode di benefit che vengono attribuiti, previa richiesta, da parte del capo servizio e dopo l’avallo della sua direzione generale”. Insomma, secondo il consigliere, alcuni lavoratori potrebbero sentirsi obbligati a firmare, non tanto per una sincera adesione al messaggio, ma per un interesse personale. Ossia per non rischiare di subire discriminazioni al momento della distribuzione dei bonus in busta paga. “Il benefit di maggior consistenza è il premio di produttività, che è modulato a seconda del giudizio che il capo servizio dà sul singolo dipendente”. 

Per Favia si tratta di un “atto politico imbarazzante”, che evidenzia come “il Pd continui a vivere la macchina istituzionale come se fosse cosa propria”. E poi chiede: “È corretto che dalla posta regionale delle Direzioni Generali venga proposta a 5.000 dipendenti (loro sottoposti) una sottoscrizione del genere? Il ringraziamento personale ad Errani, qualsiasi dipendente ha possibilità di farlo in piena libertà scrivendo spontaneamente e non dopo pressioni. Questo preconfezionamento lo ritengo del tutto inopportuno”.

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