“Il cielo d’Irlanda è un enorme cappello di pioggia 
il cielo d’Irlanda a volte fa il mondo in bianco e nero 
ma dopo un momento i colori li fa brillare più del vero”

Un colore che brilla è il rosa e la strofa della nota canzone di Fiorella Mannoia, mi tornava continuamente in mente nei giorni della trasferta irlandese del Giro d’Italia. La partenza da Belfast con la sempre discussa cronosquadre è stata battezzata dalla pioggia e anche se la scaramanzia lega le precipitazioni a buoni auspici, il matrimonio tra Irlanda “bagnata” e corridori non è stato fortunato. A nessuno dei ciclisti sarà piaciuto trovare la pioggia in maggio al Giro d’Italia.

Infatti siamo in Irlanda e se il motivo della migrazione vale circa 4 milioni di euro per tre tappe anonime, ben vengano gli espatri. L’organizzazione della corsa rosa deve guardare al budget e, di questi tempi, per rimanere al top non può rinunciare ai denari versati all’85% dall’Irlanda del Nord e per il restante 15% dalla Repubblica d’Irlanda. Se le due anime dell’isola hanno deciso di colorarsi di rosa per promuovere il loro territorio, vuol dire che il Giro d’Italia mantiene ancora il suo fascino e qualcosa di italiano è ancora esportabile con profitto.

L’Irlanda ha accolto il Giro e stavolta anche gli irlandesi hanno risposto riversandosi sulle strade al passaggio dei corridori. Tutti trasformati in tifosi con indosso almeno un gadget, rigorosamente rosa, noncuranti degli scrosci di pioggia. Altra accoglienza rispetto a due anni fa quando la Danimarca ospitò la partenza ma i danesi non erano stati informati. Un plauso doppio a organizzazione per l’affare e soprattutto agli irlandesi che si sono appassionati alle tre tappe, modeste a livello di spettacolo ciclistico.

La sfida fra i team, è andata alla favorita Orica GreenEDGE che ha regalato la maglia rosa a Svein Tuft per il suo 37° compleanno. Seconda e terza tappa, conclusesi in volata, non hanno lasciato scampo a sorprese. Kittel vince la prima quasi per distacco e la seconda con una rimonta prodigiosa, festeggiando anch’egli il compleanno. Il tedesco ha brindato sul podio del vincitore di tappa per i suoi 26 anni ma la “rosa” gli era stata preclusa dalla prestazione della  cronosquadre. La maglia da leader dal canadese Tuft è passata sulle spalle del suo giovane compagno di squadra australiano Matthews che la porterà fino in Italia.

Già, il Giro torna a casa e forse la corsa si accenderà, magari scaldata da temperature più adeguate al periodo e che difficilmente a Bari saranno basse. Se non dalla quarta tappa, ma dalla successiva di certo, alcuni dei big, danneggiati oltre modo dalla cronosquadre, dovranno iniziare a limare il ritardo. Fra questi Rodriguez e Quintana ma anche Pozzovivo,  Scarponi e Cunego.

L’Italia si riappropria della “sua” corsa e per buona pace dei tanti tifosi italiani che rimproverano i “tradimenti” esteri credo che finché il compromesso tiene ancora in salute il Giro, occorre accettare tali scelte per far brillare il rosa. Giusto per fare un parallelo: il comitato irlandese ha versato nelle casse di Rcs oltre un milione a tappa, i comuni del Canavese, Rivarolo e Agliè, che si sono aggiudicati rispettivamente arrivo della 13ª e partenza della 14ª tappa, hanno sborsato 136 mila euro e 40 mila.
I Comuni e i comitati promotori ovviamente segnalano che il totale si raggiunge non solo con lo sforzo delle casse comunali ma grazie ai contributi regionali e di sponsor privati e spera nel ritorno economico che il Giro garantisce (ad esempio visibilità mediatica e visitatori). Il fatto che entrambi i Comuni siano in attesa delle elezioni amministrative non è puramente casuale, un tocco rosa (non le quote) può aiutare la campagna elettorale. Con queste cifre medie, difficilmente il Giro potrebbe mantenere il livello e il blasone internazionale di cui gode e solo per questo si può perdonare alla più grande corsa italiana di disertare spesso il Sud o di scegliere un “Big Start” su un’isola nordica. Sicilia o Sardegna al momento più che rosa vivono un periodo nero con le casse in rosso.

Tornando alla corsa, spero anche di vedere arrivi più movimentati e entusiasmanti, talmente coinvolgenti da non farmi notare i cartelli pubblicitari che scandiscono gli ultimi chilometri. Si tratta del logo di Expo 2015, partner istituzionale del Giro, che in pratica “tira la volata” al gruppo ma richiama troppo agli ultimi avvenimenti di cronaca, pieni di arresti e mazzette.

Ecco, in Irlanda abbiamo esportato anche un tricolore sbiadito e per farlo brillare occorre che le parti si invertano e che anche il Giro, assieme alla giustizia, contribuisca a “tirare la volata” ad Expo e all’Italia. Nuove “montagne da scalare” ci attendono nei prossimi giorni, ma non parliamo più di politica ma di Giro d’Italia dove le salite sono sinonimo di emozioni e spettacolo.

 

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