“I tecnici  del Senato sulle coperture per gli 80 euro hanno detto il falso”. E ancora: “I burocrati del Senato rispondano nel merito”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi continua la difesa del bonus fiscale in busta paga, dopo le critiche del dossier degli impiegati del servizio di Bilancio di Palazzo Madama. Un attacco che ha spinto il presidente Pietro Grasso a rispondere in mattinata: “Non posso accettare”, ha detto, “che si metta in discussione la serietà, l’autonomia e l’indipendenza degli uffici. Ricordo che il Senato è una istituzione che merita rispetto e non un carrozzone come definito da qualcuno”. Grasso difende i suoi tecnici, dopo che nelle scorse ore le forze politiche, da Renato Brunetta (Fi) a Stefano Fassina (Pd), avevano chiesto un intervento del presidente. “L’ufficio”, ha detto Grasso, “fornisce analisi sulla base dei dati che accompagnano i procedimenti legislativi. Se i dati sono corretti, sulle analisi poi si può concordare o meno, ma senza retropensieri di vendetta. Io sono garante dell’autonomia e dell’indipendenza delle valutazioni dei senatori che non possono essere considerate in parte valide ed in parte straccia. Io sono per le riforme, sono per la crescita, per lo sviluppo, i risparmi, la razionalizzazione e l’efficienza della pubblica amministrazione. Sono per tutto ciò che il governo vuole realizzare, ma non posso sentire accusare di falsità i miei tecnici“. Da Renzi, poi, arriva una controreplica al presidente del Senato: “Non mi si dica che non ci sono le coperture. Oggi Padoan mi ha portato a vedere i primi cedolini degli 80 euro. Le coperture dunque ci sono. Gli 80 euro pure”. E sul suo profilo twitter posta la foto di un cedolino di un ancora anomimo dipendente che, grazie alla detrazione Irpef di 80 euro, così supera i 1400 netti, arrivando per la precisione ad un “totale netto” di 1453,82 euro. [brightcove]3550036142001[/brightcove]

Il presidente del Consiglio già nei giorni scorsi, aveva parlato di “vendetta” in riferimento all’appena annunciato taglio degli stipendi dei dipendenti di Palazzo Madama. Un commento arrivato subito dopo la lettura del dossier del servizio di Bilancio in merita alle coperture del bonus fiscale promesso per fine mese. “Al Senato”, ha detto Renzi a “La telefonata di Belpietro”, “vorrei che mi dimostrassero se è vero che l’evasione porterà 300 milioni di euro come abbiamo scritto, se è vero che abbiamo venduto, abbiamo iniziato a vendere le auto blu e abbiamo iniziato a ridurre i costi delle province. Abbiamo fatto pagare alle banche gli 80 euro”, spiega Renzi. “Io quando faccio gli annunci li rispetto sempre. E gli altri? Per esempio abbiamo detto che se mettiamo un tetto agli stipendi dei manager di 240mila euro dovrebbero farlo anche al Senato. Hanno risposto? A me no”.

Il presidente di Palazzo Madama ha reagito così dopo che per tutta la mattinata sono continuate le polemiche. All’attacco anche il deputato Pd Stefano Fassina: “Il Servizio bilancio del Senato, come il Servizio corrispondente della Camera, è un’istituzione di eccellenza, elevata professionalità e indipendenza. Sono gravi i continui attacchi del Presidente del Consiglio a una istituzione decisiva per l’autonomia del Parlamento. Sono particolarmente gravi le parole di oggi perché arrivano dopo ‘la forte censura’ espressa dalla Commissione Bilancio del Senato nei confronti delle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi. Sono attacchi portati, tra l’altro, non sulla base di elementi di merito ma in riferimento a una presunta volontà vendicativa da parte di una istituzione che, come sempre, si limita a fare professionalmente il suo lavoro”.

E’ un Renzi “affannato e disperato” quello che parla, secondo il commento del deputato di Forza Italia Renato Brunetta: “Fallo di reazione e di disperazione del presidente del Consiglio nei confronti del Senato. Con la coscienza sporca e senza scrupoli istituzionali, Renzi definisce tecnicamente false le osservazioni. E’ un’affermazione puerile, volgare e ridicola. Così come il riferimento all’applicazione dei tetti agli stipendi da parte dei funzionari del Senato. Ma Renzi – ammonisce Brunetta – rischia di uscire con le ossa rotte anche da questa scommessa azzardata. Per rispondere così, il presidente del Consiglio è sull’orlo di una crisi di nervi, non sa quel che dice, insulta, provoca”. Attacco che arriva anche dalla deputata Fi Elvira Savino: “E’ gravissimo. Così facendo scredita tutta l’Istituzione. Il personale di Senato e Camera non è al servizio di questo o quel politico di turno, ma svolge il suo lavoro in maniera neutrale e professionale. O il presidente Grasso smentisce Renzi e ne contesta le pesanti accuse oppure dovrebbe dimettersi dalla presidenza del Senato visto che non è in grado di tutelarlo”.

Roberto Calderoli (Lega Nord) invoca la querela: “La misura è colma. Chiedo al presidente del Senato e all’ufficio di presidenza di Palazzo Madama di presentare formale querela nei confronti del premier Matteo Renzi, differentemente lo farò io stesso in qualità di senatore e vice presidente del Senato. Una decisione obbligata dopo che non è giunta una smentita, che è stata oltretutto sollecitata, circa le dichiarazioni di Renzi riportate da tre quotidiani nazionali dove definisce ‘accozzaglia’ i senatori che in commissione hanno votato il mio ordine del giorno”.

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