Michele Ainis, che è un brillante costituzionalista di salda preparazione e notevole vivacità intellettuale, scrive nella sua rubrica settimanale sull’Espresso, che in ogni multa per infrazioni alle regole del traffico automobilistico, si riflette una “giustizia di classe”. Ed aggiunge: “come direbbe un bolscevico”. Quasi a voler sottintendere che il ricorso a tale espressione costituisce in realtà un anacronismo e il portato di un’analisi effettuata con strumenti oramai desueti. Ma forse mi sbaglio.

Come che sia, il tema della divisione in classi della società e delle ingiustizie, e non solo, che possono derivarne, è tutt’altro che superato. Anzi, viene ogni giorno di più confermato dai dati esistenti. E si tratta di un processo che si conferma ed opera a livello planetario. La diseguaglianza sociale si accentua ogni giorno di più. Lo rileva Luciano Gallino, che come è suo solito, adduce, nell’ottimo e istruttivo suo libro sul colpo di Stato di banche e governi, dati molteplici e incontrovertibili a sostegno di tale tesi. Basti poi pensare che perfino il Fondo monetario internazionale sta cominciando a preoccuparsi per gli effetti disastrosi del fenomeno in questione sull’economia.

Non so se sia oggi o meno auspicabile una rivoluzione proletaria a livello mondiale. Probabilmente sì. Ma pare che ancora non sia all’ordine del giorno, come direbbe Monsieur Lapalisse. Fatto sta che  mai come oggi gli operai, sia quelli manuali che quelli intellettuali (il cosiddetto proletariato cognitivo) sono stati esclusi dalla politica e dal potere. Mentre pure il sindacato lascia molto a desiderare, come rivelano le polemiche, tutt’altro che pretestuose, fra Landini e Camusso, tanto per limitarsi al principale fra i sindacati italiani. Polemiche che hanno ad oggetto temi fondamentali come la rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ritrovare un locus standi della classe operaia in seno alle sedi della rappresentanza politica costituisce quindi oggi un imperativo urgente per rafforzare le fragili radici dell’attuale democrazia.  A me pare, peraltro, che dando la giusta considerazione agli interessi dei lavoratori, oggi gravemente pregiudicati dalla crisi e dall’andazzo della globalizzazione, si possano al tempo stesso soddisfare quelli di altri settori sociali, a partire dalla crescente massa di esclusi dal processo produttivo e dai pensionati ridotti alla fame o quasi.

Ma chi pensa agli operai? Nessuna delle forze politiche principali pare muoversi in tale ottica. Né ovviamente la congerie dei partiti di destra, né il Pd che tali radici ha abbandonato da tempo, né il Movimento Cinque Stelle, che si dirige piuttosto a piccoli imprenditori e lavoratori autonomi. Componenti beninteso anch’esse essenziali della società e dell’economia. Nessuno quindi, a quanto pare.  Tranne la Lista Tsipras. Il cui programma prevede vari punti che vanno nella giusta direzione a tale proposito. Mi limito qui a riprodurre quello, estremamente importante, secondo cui occorre imporre ” la fine immediata dell’austerità, “una medicina nociva somministrata al momento sbagliato”, che ha portato al primato di 27 milioni di disoccupati in Europa e all’ingiustizia di intere generazioni derubate del loro futuro”.

Un segnale importante di interesse della classe operaia italiana nei confronti della Lista in questione si è registrato nei giorni scorsi all’Electrolux di Susegana, dove sono state raccolte circa 500 firme,  la metà  delle maestranze. Mi sembra un segnale importante. Di riscoperta di interesse della politica. La quale, com’è noto, si occupa di te anche se tu non te ne occupi. E se ne occupa qualunque sia tua la categoria sociale, ma soprattutto sei sei un operaio. O un lavoratore in genere, dipendente ma anche “autonomo”.

Come ricordavo nel mio quattrocentesimo blog di qualche giorno fa, una quarantina di anni fa, in Italia come altrove, si gridava “Potere a chi lavora”. Come poi sia andata è noto. Il potere è andato a politicanti più o meno corrotti, finanzieri parassiti, imprenditori predatori, tycoon dei media con l’hobby del sesso facile, e via mondezzando.  A tutti tranne a chi lavora. E i risultati si vedono. Siamo nella palude e non ne usciremo certo con le misure demagogiche di Renzi. Il risveglio della classe operaia sembra indispensabile per cambiare strada. Le cinquecento firme dell’Electrolux di Susegana costituiscono un segnale, nel loro piccolo, importante a tale proposito.

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