Ore 6:30, 518 parlamentari sono attesi per una messa (privata) da Papa Francesco: i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso; nove ministri, una truppa di sottosegretari (19), deputati e senatori di schieramenti misti. Dove sono? Un po’ di foschia inghiotte la basilica di San Pietro, i nastri gialli indicano che i parcheggi sono vietati e i vigili con la sigaretta smistano un traffico quasi inesistente. I poliziotti osservano piazza Sant’Uffizio, custodi di un garage di lusso all’aperto. Sirene che riposano, autisti che leggono, motori appena spenti; dieci, venti, trenta, decine e decine di auto blu: indizi inequivocabili, i parlamentari italiani, che vanno ad omaggiare il Papa che predica e pratica povertà, sono già dentro.

E con spietata fatica e incauto esibizionismo, non certo apostoli di parabole, divulgano se stessi su Twitter. Mariano Rabiano (Scelta Civica) vince il premio insonne del 27 marzo, cinguettio delle 5:30: “Sveglia all’alba… alle 7 messa in San Pietro col Papa”. Edoardo Patriarca (Pd) non ha il piglio di un mattiniero, ma la tempra di uomo che apprezza il sacrificio: “Levataccia… ma ne vale la pena”. Emma Fattorini (Pd) provoca un sentimento di umana comprensione: “Assonnati e bagnati i deputati a messa Papa, corsa ai primi posti, speriamo arrivi presto Bergoglio”. Stefano Collina (Pd), spiritualista: “Signore, dove andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Ci pensa Roberto Formigoni a sedare le chiacchiere: “Ora col Papa alla S. Messa in San Pietro. Ci sentiamo dopo, ciao”.

Ma Renato Farina, l’ex agente Betulla, fa la diretta: sempre su Twitter, ovvio. Bergoglio ramazza i politici, che ancora in questi giorni cincischiano sul voto di scambio: “I peccatori pentiti sono perdonati. I corrotti no, perché rifiutano di aprirsi all’amore”. Ora, qualsiasi riferimento ai parlamentari indagati o imputati – oppure a Formigoni medesimo su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione – è puramente casuale. Altro che condivisione in tempo di Quaresima, Bergoglio fa un’omelia durissima: “Al tempo di Gesù c’era una classe dirigente che si era allontanata dal popolo, lo aveva abbandonato, incapace di altro se non di seguire la propria ideologia e di scivolare verso la corruzione”. E poi ancora più severo: “Interessi di partito, lotte interne. Le energie di chi comandava ai tempi di Gesù erano per queste cose al punto che quando il Messia si palesa ai loro occhi non lo riconoscono, anzi lo accusano di essere un guaritore della schiera di Satana”.

I parlamentari ascoltano per 45 minuti, poi vengono congedati. Formigoni batte i colleghi sul traguardo e, dopo aver prontamente concluso una chiamata al cellulare, si concede ai giornalisti. Scorrono le sagome di Antonio Razzi, Mimmo Scilipoti, Roberto Speranza, Mariastella Gelmini, Umberto Bossi, il ministro Stefania Giannini e, più tardi, il presidente Laura Boldrini. Dieci minuti, la politica torna a palazzo. Ore 8:30, piazza del Sant’Uffuzio liberata. Dalle auto blu.

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