Il primo turno delle municipali francesi, domenica, ha segnato il successo, al di là delle aspettative, della politica di dédiabolisation del Front National, come la chiamano a Parigi, che indica la strategia di sdoganamento del partito dell’estrema destra, portata avanti da tempo da Marine Le Pen. In realtà, comunque, a concepire quella strategia è stato soprattutto Louis Aliot, che da anni è il braccio destro della zarina, figlia del patriarca dell’Fn, Jean-Marie. Di lei è anche compagno nella vita dal 2009.

Marine Le Pen è stato il volto dell’umanizzazione della formazione politica, così empatica con il francese medio, così pronta alla battuta. Forse un po’ carente a livello culturale, ma chissenefrega. Dietro di lei, sempre presente lui, ex giocatore di rugby, dal fisico asciutto, spalle larghe. Ma i modi di Aliot sono quelli di un gentleman di provincia, sorriso rassicurante, eloquio di ottimo livello, senza l’allure caricaturale del militante tradizionale dell’Fn, un po’ sempliciotto, razzista primario. Niente di tutto questo.

Militante del Front fin da giovane, Louis (oggi 44 anni) viene dalla provincia profonda (del Sud e ostenta il proprio accento, senza perdere occasione per dire che a lui Parigi non piace proprio). E’ di origini tutto sommato semplici, ma ha compiuto una brillante ascesa sociale (laureato in Legge, poi dottorato, poi avvocato di successo). Ha capito prima di tutti che, per allargare il bacino dell’elettorato del partito e per sperare un giorno di governare localmente e forse a livello nazionale, bisognava cambiare registro. Niente più razzismo becero, tanto meno l’antisemitismo (“le camere a gas nei campi di concentramento hanno rappresentato  piccoli dettagli nell’ambito della storia”, diceva ancora nel 2008 Jean-Marie Le Pen).

Aliot ha fatto evolvere il Front verso una “semplice” forza conservatrice, sviluppando il suo radicamento a livello territoriale (che era molto debole, ci si vergognava di essere “frontistes”) e attirando dirigenti di una nuova generazione, perfino un laureato alla prestigiosissima Ena, l’alta scuola di amministrazione, come Florian Philippot. Riguardo all’Italia, si chiede spesso come “una che di cognome fa Mussolini possa presentarsi alle elezioni” in un Paese (l’Italia) che è stata dominato dal fascismo. Aliot gioca a fondo la carta della democrazia, perfino della tolleranza, anche se qualcuno vede una buona dose di ipocrisia in questi atteggiamenti così espliciti, abilmente sottolineati. Senza contare che all’interno dell’Fn tale politica non ha sempre convinto proprio tutti, neppure oggi: la vecchia guardia nicchia, eccome.

Progressivamente lui è uscito dall’ombra. E’ stato nominato vicepresidente del Front National. E a queste municipali si è candidato sindaco a Perpignan, nel Sud, il suo Sud, una delle città più povere di Francia. Domenica si è piazzato addirittura al primo posto, con il 34,2% dei voti. Al secondo turno potrebbe vincere. Sarebbe un colpaccio per il partito, che arriverebbe ad amministrare una città di quasi 120mila abitanti. Sì, domenica in Francia Aliot ha vinto da tanti punti di vista.

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