Se non è già guerra, poco ci manca. E lo spettro dell’intervento militare russo in Ucraina ormai non è più un’ipotesi. Il presidente russo Vladimir Putin, infatti, ha presentato al Consiglio della federazione russa, la camera alta del Parlamento, “una richiesta di utilizzo delle forze armate in territorio ucraino per normalizzare la situazione socio-politica nel Paese, in relazione alla situazione che si è creata e ad una minaccia alla vita dei cittadini russi”. La richiesta di Putin è stata approvata all’unanimità dall’organo di governo. Non si fa attendere la risposta di Kiev, dove l’esercito ucraino è stato messo in stato d’allerta. Il premier Arseni Iatseniuk non usa mezzi termini: “Se Mosca interviene, sarà guerra”. Il primo ministro ucraino è convinto però che Putin mostri i muscoli, ma alla fine non interverrà. Intanto però il ministro degli Esteri Andrei Deshizia, citato dalla Bbc, ha chiesto a Ue, Usa e Nato di valutare tutti le possibili opzioni per proteggere l’integrità territoriale dell’Ucraina.Ma dall’altra parte il presidente russo Putin ha chiamato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e ha confermato: “La Russia si riserva di proteggere isuoi interessi in Ucraina”. La tensione è altissima. L’ambasciatrice Usa presso le Nazioni Unite, Samantha Power ha chiesto di sostenere il governo neonato in Ucraina. E chiediamo l’immediato invio di osservatori internazionali in Crimea”. “L’intervento della Russia in Ucraina – ha aggiunto la Power – è privo di basi legali, e deve finire”.

MANOVRE MILITARI E TENSIONE – La svolta politica al nascente conflitto è arrivata dopo manovre militari sintomatiche delle intenzioni bellicose di Mosca, le cui truppe non avrebbero invaso solo la Crimea (15mila uomini già presenti, secondo l’Ucraina) La testata online Tizhden.ua, infatti, segnala una colonna di mezzi blindati di Mosca in movimento nella regione di Zaporizhia, nell’Ucraina sud-orientale. In attesa di conferme ufficiali, anche oggi sono continuate le azioni militari nella Crimea “invasa venerdì 28 febbraio”, come denuncia Kiev. “Trenta blindati e altri seimila soldati russi sono stati inviati a Sebastopoli” ha reso noto il ministro della Difesa ucraino, Igor Peniuk, il quale ha aggiunto che le manovre di Putin sono iniziate senza “preavviso o il permesso dell’Ucraina, in contrasto con i principi di non ingerenza negli affari degli stati confinanti”.

Non solo. Il quartier generale della guardia costiera ucraina a Sebastopoli, capitale della Crimea, è stato sotto assedio da parte di 300 uomini armati che hanno detto di essere stati inviati dal ministro della Difesa russo con l’ordine di occupare il sito. Nonostante ciò l’Ucraina si è rifiutata per il momento di rispondere “con la forza” alla “provocazione” russa, dopo il dispiegamento di militari sul territorio della repubblica autonoma. La conferma è arrivata dal nuovo primo ministro ucraino, Arseni Yatsenyuk. Una “precisazione” che dice molto della tensione in corso, e che arriva dopo l’appello del premier filorusso della repubblica autonoma di Crimea, che – secondo la tv di stato russa – ha chiesto l’aiuto del presidente russo Vladimir Putin per restaurare la “pace e la calma” nella regione. E la risposta del Cremlino non si è fatta attendere. “La Russia non ignorerà questa richiesta”, ha dichiarato un responsabile dell’amministrazione presidenziale russa alla Ria Novosti. Mosca ha precisato che un eventuale intervento armato dipenderà dagli sviluppi sul terreno. Lo ha riferito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Oltre a sottolineare che Putin non ha ancora preso una decisione in merito, Peskov ha dichiarato che il presidente invierà forze in Ucraina e richiamerà l’ambasciatore russo negli Usa dopo avere studiato ulteriori sviluppi. “Speriamo che la situazione non si evolva come sta facendo ora”, ha detto Peskov, aggiungendo che il presidente russo sta anche valutandola dimensione dell’eventuale contingente. Nella prima serata di sabato c’è stata una telefonata tra il primo ministro russo Dmitri Medvedev e il capo del governo ucraino: “Mi ha assicurato –  ha detto Yatsenyuk – che non è stata presa la decisione di introdurre truppe in Ucraina”. “Siamo convinti – ha ribadito il premier ucraino – che la Russia non intraprenderà un intervento militare in territorio ucraino, poiché sarebbe l’inizio di una guerra e la fine di qualsiasi rapporto” fra i nostri due Paesi.

DIPLOMAZIE A LAVORO, MA SENZA RISULTATI – Dalle parole ai fatti il passo è breve: oggi, infatti, c’è stata la dimostrazione plastica di questa volontà, con l’invio di nuove truppe. Secondo l’agenzia di stampa Interfax, inoltre, forze russe stanno cercando di assumere il controllo di una base missilistica antiaerea in Crimea. Non si è fatta attendere la presa di posizione degli Stati Uniti. Dopo che ieri Barack Obama aveva detto di considerare grave l’ingerenza di Mosca in Ucraina, oggi dalla Casa Bianca hanno commentato il via libera all’uso della forza da parte del parlamento russo: “Stiamo monitorando da vicino la situazione, consultandoci con nostri partner, e considerando i costi potenziali, le conseguenze di cui il presidente Obama ha parlato ieri”. Una presa di posizione  che non è piaciuta a Mosca. Per tutta risposta, la commissione esteri del Senato ha chiesto a Putin di richiamare l’ambasciatore russo negli Stati Uniti in relazione alle affermazioni di Barack Obama sull’Ucraina. Dura condanna arriva anche dall’Unione europea. Catherine Ashton “deplora” la decisione russa di usare le forze armate, e ha lanciato un appello a Mosca affinché ciò non avvenga, giudicando “inaccettabile” qualsiasi violazione dell’unità, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina.

Anche l’Europa non è rimasta a guardare. Su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà una riunione straordinaria sui drammatici sviluppi della crisi ucraina alle 14 di New York, le 20 in Italia. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è detto preoccupato e continua a monitorare gli eventi. Inoltre, ha annunciato che presto parlerà con il presidente russo Putin. La Nato e i suoi alleati, invece, hanno fatto sapere che stanno seguendo con “grande attenzione” la crisi tra Mosca e Kiev e “continuano a consultarsi” sugli sviluppi della situazione in Ucraina. E’ quanto si apprende da fonti dell’Alleanza le quali ricordano che la posizione della Nato su quanto sta accadendo in Ucraina e in Crimea è stata già espressa “molto chiaramente” e resta immutata.

PUTIN “NORMALIZZARE LA SITUAZIONE E PROTEGGERE I RUSSI” – Il presidente russo , richiamandosi alla costituzione russa, “punto G, parte prima, art 102”, ha giustificato la sua richiesta al Senato russo di inviare truppe in Ucraina per “normalizzare la situazione straordinaria che si è creata” e per proteggere “i cittadini russi, e i militari russi dislocati in conformità ad un accordo internazionale in territorio ucraino”. Il consiglio della Duma, la camera bassa del parlamento russo, nel frattempo aveva approvato a nome di tutti i deputati un appello in cui si chiede a Putin di prendere “tutte le misure per stabilizzare la situazione in Crimea e di usare tutte le possibilità disponibili per proteggere la popolazione della Crimea dall’arbitrio e dalla violenza“. Approvata anche una dichiarazione in cui esprime “profonda preoccupazione per gli sviluppi della situazione socio-politica in Ucraina e apprensione per l’escalation della crisi politica”. Allo stesso tempo, però, dall’Ucraina si cerca una via diplomatica per evitare il precipitare della situazione. Il ministero degli esteri Andrei Deshizia, infatti, ha auspicato oggi un “dialogo reale” tra Kiev e Mosca “anziché scambiarsi ogni giorno note diplomatiche”. “Dio ci guardi che la diplomazia delle note si trasformi in una guerra delle note”, ha osservato. “Noi vogliamo il dialogo con la Russia, non dobbiamo passarci pezzi di carta, io parlo russo, posso comunicare”, ha detto. Deschizia ha preannunciato una nota del suo ministero per smentire il blitz al ministero dell’Interno della Crimea, di cui Mosca ha accusato Kiev. Tutto vano. Di parere opposto, invece, l’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei leader della protesta che ha portato alla destituzione in Ucraina del presidente Viktor Ianukovich, ha chiesto la mobilitazione generale dell’esercito ucraino contro “l’aggressione russa”.

SPETSNAZ RUSSI GIA’ IN AZIONE IN CRIMEA
Indossano anfibi, mimetiche ed elmetti senza alcun distintivo, imbracciano armi di precisione, parlano solo russo: sono queste centinaia di uomini misteriosi che hanno occupato prima il parlamento e il governo della Crimea, poi gli aeroporti di Simferopoli e Belbek, e infine i check point delle principali via di comunicazione della penisola. Mosca ha finora negato che si tratti di propri militari, né potrebbe fare diversamente per non violare le norme internazionali, e ha ammesso solo lo spostamento di blindati, ma nell’ambito dell’accordo con Kiev sulla flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, che ospita 11.500 militari e una quarantina di 40 navi da guerra. Scartata l’ipotesi che si tratti dei troppo dilettantistici reparti di autodifesa filorussi, analisti e blogger hanno avanzato varie ipotesi: dai contractor della sicurezza privata che lavorano per la marina russa a unità di ‘spetnaz‘, le forze speciali russe, o della flotta del Mar Nero o addirittura del Gru, i servizi segreti militari russi, l’intelligence più grande e misteriosa del Paese. Sarebbero loro a fare da apripista all’annunciato arrivo di truppe russe. Creato nel 1918 sotto gli auspici del rivoluzionario Lev Trotskij, il Gru ha mantenuto da allora, come volle il padre della rivoluzione d’ottobre, Vladimir Lenin, la sua integrità e indipendenza dalle altre sigle di intelligence, tanto da essere visto come un temibile rivale. In effetti si stima che il Gru (acronimo russo per Dipartimento principale della ricognizione) abbia un numero di agenti sparsi per il mondo sei volte superiore a quello dell’Svr, i servizi segreti per l’estero.

REFERENDUM ANTICIPATO – Da Mosca, infatti, nessuna mano tesa. Anzi. La presidente del consiglio della Federazione russa Valentina Matvienko non aveva escluso l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina (cosa poi effettivamente avvenuta). “E’ probabile in questa situazione introdurre truppe limitate, ma la decisione spetta al presidente Putin”, ha aggiunto. Dal Cremlino, inoltre, hanno fatto sapere che uomini armati “mandati da Kiev” hanno cercato di assumere il controllo del ministero dell’Interno della Crimea la scorsa notte. La denuncia parte dal ministero degli Esteri russo: “Sconosciuti armati inviati da Kiev hanno fatto il tentativo di assumere il controllo del ministero dell’Interno… Come conseguenza di questa pericolosa provocazione, alcune persone sono rimaste ferite”, ha commentato la fonte citata dall’Itar-Tass. “Grazie all’azione decisiva di unità di autodifesa il tentativo è stato sventato”. Sul fronte strettamente geopolitico, inoltre, da registrare una netta accelerazione di Mosca verso l’eventuale annessione della russofona Crimea e l’aumento del numero di residenti con passaporto russo: il parlamento esaminerà la proposta di legge del partito di centro sinistra Russia Giusta, per facilitare l’assorbimento di nuovi territori nel Paese: basterà un referendum, come quello già indetto in Crimea, senza trattati internazionali. La mossa virtualmente potrebbe essere estesa anche alle due regioni secessioniste della Georgia, Abkhazia e Ossezia del sud, già riconosciute da Mosca. Il Partito Russia Giusta ha presentato inoltre un altro disegno di legge per facilitare la concessione della cittadinanza russa agli ucraini: la proposta sarà esaminata l’11 marzo. Le minacce a cittadini russi all’estero, o le violazioni dei loro diritti, potrebbero essere usate come pretesto per un intervento militare, come successe in Ossezia del sud dopo l’offensiva militare lanciata dall’allora presidente Saakashvili. Sui tempi del referendum, invece, si parla di una anticipazione dal 25 maggio al 30 marzo prossimo. Lo ha confermato il portavoce del premier filo russo della Crimea Serghei Aksenov.

La crisi in Ucraina è peggiorata nella giornata di venerdì, quando le truppe russe hanno invaso la regione della Crimea. Inoltre il presidente ucraino ad interim nominato la scorsa settimana, Aleksandr Turcinov, ha chiesto a Putin di far cessare la “aggressione non dissimulata. Mi rivolgo personalmente al presidente Putin – ha detto Turcinov in un messaggio alla televisione – per chiedergli di fermare immediatamente la sua aggressione non dissimulata e di ritirare i suoi militari in Crimea. Secondo il presidente ad interim, si tratta di una provocazione di Mosca: “Si provoca il conflitto e poi si annette il territorio”, ha detto. Turcinov ha anche affermato che “l’esercito ucraino non sta rispondendo” alle provocazioni. Turcinov ha inoltre definito “illegale” l’elezione a premier della Crimea del leader del partito Unità russa Serghiei Aksionov. Aksionov è stato eletto il 27 febbraio in un parlamento occupato da uomini armati filorussi e ha definito presidente “legittimo” il deposto Viktor Ianukovich.

MANIFESTAZIONI FILORUSSE A DONETSK E CHERASON- Il fronte filorusso, inoltre, sembra allargarsi anche in altre parti dell’Ucraina. Diecimila manifestanti, infatti, sono scesi in piazza a Donetsk, feudo dell’ex presidente Viktor Ianukovich nell’Ucraina sudorientale, per protestare contro il nuovo potere insediatosi a Kiev. Lo riferisce una giornalista dell’Afp. I manifestanti hanno scandito “Russia,Russia” sventolando bandiere russe mentre su un podio improvvisato si alternavano oratori improvvisati che hanno dichiarato di sostenere “l’aspirazione della Crimea a unirsi alla Russia”. La bandiera russa è stata issata anche sul palazzo dell’amministrazione regionale. Inoltre, il comandante degli insorti filorussi locali (Milizia del popolo del Donbass), Pavel Gubarev, è stato eletto governatore e ha subito ordinato di mettere in piedi un accampamento di tende nella piazza davanti al palazzo della Regione. Lo fa sapere l’agenzia Interfax.

Decine di dimostranti filorussi, inoltre, hanno dato vita ad una manifestazione nel centro di Cherason, la città che si staglia alle porte della Crimea, nel Sud dell’Ucraina. ‘No al fascismo’, gridano i manifestanti riferendosi alla presa del potere dell’opposizione a Kiev. Pochi chilometri a sud della città c’è il primo imponente check-point dei movimenti pro Russia della Crimea, controllato dai cosacchi russi. Inoltre un gruppo di 300 insorti filorussi ha occupato il palazzo dell’amministrazione regionale di Kharkiv, nella zona orientale a prevalenza russofona. Lo riferisce l’agenzia Interfax precisando che si sono sentiti colpi d’arma da fuoco sia all’interno che all’esterno dell’edificio e che ci sono stati un centinaio di feriti, almeno secondo quanto riporta l’agenzia Itar-tass. L’assalto è avvenuto al termine di una manifestazione pro-Mosca a cui hanno partecipato 20mila persone. Durante il blitz sono rimaste ferite decine di persone.

LA MINACCIA DEL GAS – Ma la partita Ucraina-Crimea-Russia non è solo politica o militare. Lo dimostra la pressione esercitata da Gazprom su Kiev a poche ore dall’arrivo dei soldati russi. L’Ucraina ha “un’enorme” debito di gas non pagato alla Russia pari a 1,55 miliardi di dollari, fa sapere il gigante dell’energia russo sottolineando che il prezzo di favore accordato a Kiev da Mosca potrebbe essere messo in discussione. “Abbiamo buoni rapporti con l’Ucraina, il transito funziona, bisogna solo pagare il gas… Al momento gli arretrati del pagamento ammontano a 1,549 miliardi di dollari”, ha detto un portavoce di Gazprom, Serghiei Kuprianov, all’agenzia russa Ria Novosti.

“BOICOTTIAMO IL G8 DI SOCHI” Barack Obama venerdì ha dichiarato che le violazioni non resteranno senza conseguenze. Ora la Casa Bianca fa sapere che il presidente Usa sta pensando di non essere presente al prossimo vertice del G8 in programma a giugno a Sochi, come prima conseguenza della crisi Ucraina. Anche gli alleati europei starebbero pensando al boicottaggio del summit. Al presidente americano risponde Il vicepresidente del Senato russo Iuri Vorobiov: “Con la sua dichiarazione che la Russia la pagherà cara per la sua politica, il presidente Obama ha oltrepassato la linea rossa, ha insultato il popolo russo”.

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