Complice la crisi, i buoni sconto per i farmaci proliferano. C’è da essere felici? No, c’è da tremare: l’industria del farmaco non fa mai niente per niente. Sul sito www.internetdrugcoupons.com ci sono oltre 2500 coupon per acquistare farmaci con riduzioni da 25 a 100 dollari per quelli di marca e da 5 a 15 dollari per i generici. Il 75 per cento dei farmaci in svendita serve per curare malattie croniche (tanto per intenderci: non sono prodotti da banco, come cerotti, burro cacao, creme…). 

In tre mosse il gioco è fatto: entri sul sito della ditta, clicchi sul coupon e stampi. Raro che ti chiedano di registrarti.

E così ecco raddoppiati gli affari. Secondo il rapporto Ims health (multinazionale che fornisce analisi e servizi alle ditte farmaceutiche), in Gran Bretagna nel 2011 grazie ai buoni sconto il consumo di pasticche è aumentato del 50 per cento rispetto all’anno precedente. 

L’Italia non fa eccezione: a gennaio una decina di medicinali erano in promozione al 15 per cento. Trenta parafarmaci invece fino al 45 per cento. E i cento corner salute nei supermercati Coop offrono Buscopan, Buscofen e Muscosolvan a meno 15 per cento, Borocillina a meno dieci per cento. 

Una ricerca di Alliance life sciences dimostra che i buoni sconto favoriscono la costanza del paziente nell’assunzione della pillola. E ci credo! Se è per questo, fidelizzano un cliente e non un paziente. Con il rischio di indurlo a cure fai da te. 

La formula dello sconto è pericolosa quando si parla di farmaci. Sarebbe più intelligente diminuire tutti i prezzi. Così non si crea la mania di accumulo compulsivo. E le famiglie in ginocchio dalla crisi non sarebbero costrette a soffrire più di quelle agiate. La Caritas (nel Rapporto sulla povertà sanitaria e sulla donazione di farmaci presentato a gennaio) denuncia un forte aumento (più 57 per cento) delle richieste di medicinali da parte dei meno abbienti. Una bronchite trascurata si trasforma in polmonite con esiti anche mortali. 

I farmaci al ribasso sono soprattutto griffati. Un trucchetto di Big Pharma per boicottare l’ingresso dei generici sul mercato. Un altro è allungare la vita del brevetto aggiungendo un semplice diuretico alla pastiglia per il mal di testa: ma l’efficacia è la stessa. Così il Moment si chiama anche Brufen: il principio attivo è uguale (ibuprofene), cambia solo il nome. È dagli anni Ottanta che non vengono scoperte nuove molecole. Fate un po’ i conti voi di quanti nuovi farmaci sono spuntati nel frattempo. 

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