Francesco Pigliaru è il nuovo presidente della Regione Sardegna. Il candidato del centrosinistra quando lo scrutinio ha superato i tre quarti delle sezioni (1478 su 1836) è avanti con il 42,2%, mentre l’esponente del centrodestra, il presidente uscente Ugo Cappellacci, resta fermo al 39,6%. Ma già nel pomeriggio il berlusconiano ha chiamato Pigliaru riconoscendo la sconfitta e facendo gli auguri all’avversario: “Ugo Cappellacci mi ha chiamato per congratularsi per la mia vittoria. Grazie a tutti, ora Cominciamo il domani” ha scritto l’economista sassarese su facebook. Pigliaru ha ricevuto anche la telefonata del segretario del Pd Matteo Renzi (che forse vive il primo successo elettorale della sua gestione con un sospiro di sollievo): “Matteo ci ha dato una mano importante. Sarà bello governare in parallelo”. La segreteria nazionale del Pd non aspetta a mettere “il cappello” sulla vittoria di Pigliaru: “Lo straordinario risultato di Francesco Pigliaru è il frutto del grande lavoro del Pd sardo e il segno di un cambiamento importante per l’isola e per il Paese – dichiara il portavoce Lorenzo Guerini – Un successo costruito tra la gente, nel territorio, con il vento della novità che viene dal nuovo Pd di Matteo Renzi. Non sfugge a nessuno il significato politico più generale di questa prova per la quale ringrazio i militanti, gli elettori, i volontari e tutto il partito che ci ha creduto fino in fondo”. “Si è cambiato verso in Sardegna, si sta cambiando verso in Italia, a dimostrazione di un ritrovato protagonismo dei democratici” aggiunge il responsabile Organizzazione del partito Luca Lotti.

Tra gli altri candidati Michela Murgia conferma il ritardo rispetto ai primi scrutini ed è inchiodata al 10,4%: la scrittrice indipendente, alla guida di Sardegna Possibile, è rimasta fuori dal consiglio regionale perché le liste che l’hanno sostenuta non hanno superato il 10%. Raggiunge solo il 5,8% l’ex governatore Pdl, Mauro Pili, mentre l’indipendentista Pier Franco Devias arriva all’1% e Gigi Sanna segue allo 0,7%. Resta, certo, sullo sfondo il crollo dell’affluenza. Solo il 52,23 per cento dei sardi ha votato alla chiusura delle urne: nel 2009 l’affluenza finale era stata del 67,57 per cento.

Murgia: “Se siamo fuori è colpa di una legge liberticida”
“Ci hanno scelto 70mila sardi: se non siamo in Consiglio regionale è per colpa di una legge antidemocratica e liberticida votata da centrosinistra e centrodestra” commenta Michela Murgia. “Noi non abbiamo apparati e niente da promettere se non il nostro impegno: un risultato del genere, da zero al 10%, si è registrato solo ai tempi del Psd’Az – continua – La metà dei sardi ha manifestato la loro indifferenza con un grido muto contro la devastazione del territorio. Noi ci siamo proposti per la bonifica. Non sarà certo chi ha causato questi disastri a riparare tutto. L’astensionismo? Senza di noi sarebbe stato maggiore”. La scrittrice conclude lasciando però già aperta una strada per le prossime Regionali. “Siamo pronti per le prossime amministrative”.

Il confronto con le elezioni 2009 e 2013: Pd e Forza Italia in calo
Con la premessa che i dati sono ancora parziali, va detto che rispetto alle ultime tornate elettorali perdono voti sia Pd sia Forza Italia. I democratici (22,5%) rispetto alle Regionali 2009 perdono quasi 2 punti, mentre rispetto alle politiche 2,5. I berlusconiani passano al 18 per cento dopo che avevano raccolto il 20,4 alle politiche del febbraio scorso e addirittura il 30,5 nel 2009. In questo caso tutta via il raffronto può risultare improprio perché da una parte nei precedenti appuntamenti elettorali non era ancora avvenuta la scissione del Pdl e dall’altra alle Regionali di ieri il Nuovo Centrodestra non si è presentato. Incrementa il proprio pacchetto di voti Sel (dal 3,7 delle Politiche al 5,9 di ieri), mentre si conferma il terzo partito l’Udc con il 7,8 con un aumento del 5% rispetto alle Politiche 2013. Nessun confronto è infine possibile per il Movimento 5 Stelle che alle elezioni regionali non si è proprio presentato.

 

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