“In realtà non ho 17 anni, ho firmato subito il contratto per iniziare ad inviare soldi alla mia famiglia, rimasta in Camerun. Festeggerò i miei 42 anni nel mese di agosto, mi auguro che la Lazio continui a tenermi”. Questa sarebbe la confessione del centrocampista camerunese della Primavera della Lazio Joseph Minala riportata dal sito del quotidiano senegalese senego.com. Arrivato in Italia nell’agosto del 2012 alla Vigor Perconti, dopo un tesseramento lampo per un sol giorno alla Città di Fiumicino, Minala era finito presto nel mirino di Inter, Napoli e Udinese, ma nessuna delle società lo aveva tesserato proprio per i dubbi sulla sua reale età. Lo ha invece fatto in estate la Lazio, aggregandolo alla squadra Primavera. Poi la sua convocazione in prima squadra per il derby di domenica – visto in tribuna – ha aperto il vaso di Pandora.

Sono bastate un paio di foto del ragazzo sui giornali perché si cominciasse a dubitare che fosse nato il 24 agosto 1996, come scritto sul suo passaporto camerunese e sulla sua carta d’identità italiana. Dopo le prime perplessità sollevate dal sito afrik-foot.com, si era scatenata anche la rete in scherzi e fotomontaggi che avevano infastidito il ragazzo, che su Twitter si era difeso, scrivendo: “Inviduosità è la debolezza dell’uomo e la gente d’anima povera quando essere in série A fa male agli altri vi voglio bn loool forza lazio”.

Interpellata sulla vicenda, la Lazio prima ha deciso di non rilasciare alcun commento, poi invece ha diramato un comunicato ufficiale: “La S.S. Lazio s.p.a., in riferimento alle notizie di stampa apparse in ordine sull’età anagrafica del calciatore Joseph Minala – si legge nella nota – conferma l’assoluta legittimità della documentazione depositata presso gli organi federali, denuncia l’ennesimo tentativo, da parte di ambienti ostili, di gettare luce sinistra sull’operato del club. Preannuncia sin d’ora ogni azione mirante a far cessare un tale comportamento nel rispetto dei tifosi e dei calciatori e – conclude il club di Lotito – si riserva di agire nei confronti dei responsabili per la tutela del buon nome della Società e del calciatore“. Anche quest’ultimo, poi, ha commentato la vicenda: “Ho preso conoscenza delle presunte dichiarazioni che sono state attribuite in un comunicato apparso sul portale senego.net nelle quali avrei confessato la mia reale età rispetto a quella risultante nei miei documenti – scrive Minala sul sito della Lazio – Si tratta di dichiarazioni false che mi sono state attribuite da soggetti che non conosco e nei cui confronti riservo ogni azione di danno”.

Prima della presa di posizione di calciatore e società, aveva parlato a Il Messaggero il direttore generale della Victor Perconti, la squadra che due anni fa ha tesserato il calciatore che allora risiedeva nella casa famiglia La Città dei Ragazzi. “Il ragazzo ha una struttura fisica imponente e può sembrare più grande, ma noi abbiamo appurato la sua situazione anagrafica – ha detto il dg Vito Trobiani – La cosa più importante è il passaporto dal punto di vista del tesseramento, se non fosse stato così, la federazione ci avrebbe subito bloccato. Anche la Lazio ha a disposizione la nostra stessa documentazione, altrimenti non lo avrebbe potuto tesserare”. Sul caso è poi intervenuto il suo procuratore Diego Tavano, con un lapidario: “Sono solo illazioni, Joseph è sereno”.

Proprio nel febbraio scorso anno, quando alla Coppa d’Africa era scoppiato il caso di Mbemba, giocatore congolese con tre passaporti con tre date di nascita diverse, lo storico africano Peter Alegi aveva spiegato a ilfattoquotidiano.it: “La maggior parte delle volte, questa falsificazione dei documenti è intenzionale. Sia da parte delle federazioni, che puntano a vincere i tornei giovanili, sia da parte degli stessi giocatori, che puntano a fingersi più giovani per strappare contratti migliori con le squadre estere, soprattutto europee”. Poi ad aprile era esploso il curioso caso di Taribo West, con l’ex presidente del Partizan Belgrado Zarko Zecevic che lo aveva accusato di avere 12 anni più di quanto dichiarato sul passaporto, e di essere arrivato quindi all’Inter non a 23 anni bensì a 35 anni suonati.

Noto in Italia anche il caso di Luciano, giocatore brasiliano che quando arrivò al Chievo disse di chiamarsi Eriberto e di avere quattro anni in meno di quanti ne aveva realmente. Mentre tra ilazioni e sfottò, nel mondo del calcio è stata messa in dubbio l’età di diversi calciatori africani o sudamericani, il cui viso tradiva un’età che le prestazioni in campo mascheravano. O viceversa, il cui declino fisico lasciava stupefatti data la presunta giovane età. Persino Adriano Galliani un giorno si è lasciato sfuggire una mezza verità. “Ho conosciuto un grandissimo giocatore del Milan che aveva tre passaporti diversi. E non era certo l’unico – ha detto l’ad del Milan – Eppure, tutti quelli che usavano il passaporto più fresco, quello con l’età più giovane, hanno giocato fino a quarant’anni o quasi, come se fossero immortali”. Dove il riferimento è con tutta probabilità a George Weah il liberiano vincitore del Pallone d’Oro all’età di 30 anni, dichiarati. Ora è il turno di Joseph Minala, con questi 25 anni che ballano tra i 17 riportati sul passaporto e i 42 che avrebbe confessato di avere a senego.com.

La svolta della vicenda, però, arriva dopo la pubblicazione del comunicato della Lazio, in cui la società minacciava azioni legali. Il sito del quotidiano Senego, infatti, riporta il link con la fonte da cui ha preso la presunta confessione di Joseph Minala. Si tratta di un pezzo apparso sul sito di satira calcistica Desinfos du Foot, un nome che è una garanzia. Già l’anno scorso infatti, Desinfos du Foot aveva lanciato la notizia della creazione di una super lega di campioni di calcio in Qatar, una bufala clamorosa nella quale era caduto il quotidiano britannico The Times rilanciandola come sua addirittura in prima pagina. Se erano già sufficienti le smentite del calciatore per ritenere l’intervista inventata, l’aggiunta della fonte originaria rende invece il caso una colossale boutade a cui hanno creduto tutti i principali media. Dati i precedenti citati nell’articolo, infatti, da Mbemba a Luciano, la falsificazione dei documenti dei calciatori non è una possibilità così remota.

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