Annegati nel Nilo per sfuggire ai combattimenti  in corso nella città di Bor, controllata da ribelli leali all’ex vicepresidente del Sud Sudan Riek Machar. Circa 200 civili in fuga dalle violenze sono morti nel naufragio dell’imbarcazione a bordo della quale stavano attraversando il fiume, come hanno fatto decine di migliaia di persone nelle ultime settimane. E’ passato circa un mese infatti dallo scoppio degli scontri tra le fazioni a sostegno di Machar e le forze del governo del presidente Salva Kiir.

Il colonnello Philip Aguer, portavoce dell’esercito sudsudanese, ha aggiunto che il battello trasportava soprattutto donne e bambini. La linea del fronte, ha riferito Aguer, continua a spostarsi e attualmente i combattimenti sono concentrati a circa 70 chilometri a nord della capitale Juba. Intanto un portavoce dei ribelli, ex generale Lul Ruai Kong, ha fatto sapere che elicotteri e caccia ugandesi hanno bombardato postazioni dei militanti di Machar. Kong ha parlato in Etiopia, dove sono in corso colloqui di pace tra le due parti del conflitto. Un altro ufficiale vicino ai ribelli, Gideon Gatpan Thaor, ha detto che i combattenti sostengono di essere stati colpiti con proiettili che producono fumo e bruciano, possibilmente al fosforo bianco.

In Uganda, intanto, il Parlamento sta discutendo la richiesta del presidente Yoweri Museveni di inviare nuovi soldati nel Sud Sudan per contribuire a riportare la stabilità. Ad annunciarlo il deputato Muwanga Kivumbi Muhammed della Commissione parlamentare di Difesa e Affari interni. Alcuni parlamentari hanno accusato Museveni di aver contravvenuto alla Costituzione per non aver chiesto l’approvazione del Parlamento prima di inviare militari in Sud Sudan per evacuare i cittadini ugandesi nel Paese. Muhammed ha poi detto che il governo si è rifiutato di fornire il numero esatto dei militari ugandesi già presenti nel Sud Sudan parlando di motivi di sicurezza. L’ex vice presidente sud sudanese Machar accusa l’esercito dell’Uganda di sostenere i militari fedeli al presidente Kiir, accusa che Kampala nega.

Intanto gli esuli sudsudanesi sono quasi 400mila. Secondo i dati diffusi dalla ong Plan Italia, “352mila di questi stanno attraversando il Paese (con un incremento di 151.000 persone rispetto all’ultimo aggiornamento della settimana scorsa), mentre 43mila hanno già raggiunto gli Stati confinanti. Gli scontri nei dintorni di Bentiu e Bor hanno causato un massiccio esodo di persone e una nuova concentrazione di sfollati è stata registrata in Equatoria Centrale e Orientale, a Jonglei e a Unity. In Uganda ad oggi i profughi sono quasi 40mila e il 51% dei rifugiati sono bambini sotto i 10 anni e donne sia di etnia Nuer sia Dinka“. Inoltre, “ogni giorno in Uganda arrivano dai 2.000 ai 2.500 rifugiati dal Sud Sudan”. Continuano i combattimenti nelle città di Bentiu e Bor dove gli aiuti umanitari sono rigidamente limitati, Jonglei Unity e Upper Nile sono sempre punti caldi e ad alto rischio: oltre ai problemi di sicurezza e di accesso le agenzie umanitarie si trovano a far fronte alle tensioni e alle violenze che sfociano tra gli esuli e le comunità locali ospitanti”.

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