A maggio Gilberto Caldarozzi, capo del Servizio centrale operativo della polizia (Sco) condannato per le violenze alla Diaz durante il G8 di Genova del 2001, potrebbe tornare in servizio. Al momento, il funzionario sta scontando gli otto mesi di pena residua ai domiciliari. Ma come annuncia il suo legale: “l’ipotesi è tutt’altro che inimmaginabile – spiega l’avvocato Marco Valerio Corini – dal momento che Caldarozzi non è decaduto dal servizio ma soltanto sospeso. Quindi a maggio, quando terminerà di scontare la detenzione domiciliare, potrebbe tornare al suo lavoro di dirigente della polizia”.

A sostegno del rientro in servizio, aggiunge Corini, c’è anche il buon esito, finora, del ricorso presentato alla Corte di Strasburgo da Caldarozzi e dagli altri alti funzionari condannati per gli abusi contro i manifestanti no global illegalmente picchiati e arrestati alla scuola Diaz. “Abbiamo presentato nell’ottobre 2012 – continua il legale – ricorso alla Corte europea per la violazione dei diritti di difesa dei dirigenti della polizia condannati e i giudici di Strasburgo, che come è noto non usano maglie larghe nella valutazione dei reclami, lo hanno dichiarato ricevibile e questo ci fa ben sperare”. “Se il nostro ricorso finisse per essere accolto, scatterebbe la revisione automatica del processo davanti alla Corte di Appello di Torino. Comunque sia, la dichiarazione di ricevibilità è un buon argomento anche ai fini del rientro in servizio di Caldarozzi”, conclude Corini.

Il 5 luglio del 2012 il funzionario è stato condannato a 3 anni con sentenza definitiva dalla V sezione della Cassazione per per falso aggravato, l’unico reato scampato alla prescrizione dopo 11 anni, in relazione ai verbali di perquisizione e arresto ai carico dei manifestanti, rivelatisi pieni di accuse infondate. Insieme a Calderozzi sono stati condannati a 4 anni, per lo stesso reato, anche il capo della Direzione centrale anticrimine Franco Gratteri e il dirigente dell’Aisi Giovanni Luperi. Tutti immediatamente rimossi dall’allora ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri data l’interdizione dei pubblici uffici prevista dalla sentenza, mentre Canterini era già in pensione. Mentre Vincenzo Canterini, all’epoca del G8 comandante del Reparto mobile di Roma, ha subito una condanna a tre anni e tre mesi, perché il reato di lesioni gravi è prescritto.

L’irruzione da parte dei reparti di polizia nella scuola Diaz avvenne nella notte tra il 21 luglio e 22 luglio 2001 – il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda – e si concluse con oltre 60 feriti e 93 arrestati, poi prosciolti, tra i quali molti giovani stranieri. Nella struttura alloggiavano no global giunti nel capoluogo ligure per le manifestazioni contro il G8. All’operazione presero parte centinaia di poliziotti, e nessuno è mai stato in grado di fornirne il numero esatto, dato che – come è emerso ai processi – molti agenti e funzionari si aggregarono spontaneamente al contingente. La scuola era ritenuta il “covo” dei black bloc, protagonisti di due giorni di violenti scontri con le forze dell’ordine. Dai processi, però, è emersa anche la volontà dei vertici della polizia di portare a termine un’azione eclatante per bilanciare il disastro dell’ordine pubblico al G8 genovese. L’ex vicecapo della polizia Ansoino Andreassi, per esempio, ha testimoniato in aula la sua ferma contrarietà all’intervento, avvenuto quando il vertice e le relative contromanifestazioni erano finite. Ma, secondo Andreassi, alla fine prevalse la volontà dei dirigenti inviati da Roma dal capo della polizia Gianni De Gennaro.

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