“E quando andate a votare ricordatevi di aggiungere al vostro voto sulla scheda una piccola scritta, scrivete AC”. E’ un messaggio che circola in questa vigilia elettorale in Cile, dove si vota oggi, 17 novembre, per il nuovo Presidente della Repubblica – che è anche capo del governo – e per rinnovare la Camera dei Deputati e parte del Senato.

I quattro anni del primo presidente di centro destra nel dopo Pinochet, Sebastian Pinhera, si concludono senza un candidato che riesca a rappresentare lo spirito originale liberale, il populismo gentile del miliardario che era riuscito a battere al ballottaggio del gennaio 2010 il democristiano Frei candidato del centro-sinistra. Essendo impossibile in Cile la rielezione del Presidente uscente (deve attendere almeno un turno) la Alianza di Udi e Renovacion Nacional, in difficoltà nei sondaggi da due anni nonostante la buona congiuntura economica, non è riuscita a trovare un candidato aggregante.

Il centro-sinistra invece è rinato dalle sue ceneri potendo ripresentare la rassicurante e popolare Michelle Bachelet (a sinistra nella foto), già presidente dal 2006 al 2010, e sul carro vincente è salito anche il Partito Comunista. La destra ha tentato di giocare la carta della candidatura femminile, la vivace ministra del Lavoro Evelyn Matthei (a destra nella foto), ma non ha sfondato. I sondaggi la danno al 22%, mentre la Bachelet potrebbe anche superare il 50% al primo turno. Tra i motivi della debolezza della Matthei c’è anche il fatto che sia figlia di un collaboratore di Pinochet, ma soprattutto è l’atmosfera generale di rivendicazionismo economico-sociale del paese a non appoggiarla. Una quota significativa dell’elettorato di centro-destra sta sostenendo un candidato indipendente, l’economista di origine italiana Franco Parisi, che si presenta come “candidato della gente” e che cerca addirittura di arrivare al ballottaggio al posto della Matthei. A sinistra della Bachelet, invece, ci sono vari candidati senza grandi speranze. Il più forte è Marco Enriquez Ominami detto Meo che quattro anni fa sfiorò il 20%; questa volta dice che la Bachelet gli sta rubando idee di rinnovamento e giustizia sociale. Meo è tra i protagonisti della singolare battaglia trasversale che sta animando una campagna elettorale altrimenti quasi scontata. La campagna “Marca Tu voto per la Assemblea Costituente“. Sulla scheda, oltre a votare, scrivi AC.

La possibilità tecnica di fare una cosa del genere – inconcepibile per esempio in Italia – è data dalla legge elettorale cilena secondo la quale l’importante è che dalla scheda si capisca per quale candidato l’elettore vuol votare, altri segni o scarabocchi non annullano la scheda. La Costituzione in vigore in Cile è quella fatta nei primi anni del regime di Pinochet, con pochissime variazioni. In tutti questi anni, anche dall’opposizione, la destra ha sempre potuto frenare o bloccare i cambiamenti perché richiedono un quorum di parlamentari molto alto. Ora dagli ambienti della società civile e delle formazioni minori della sinistra è partita una campagna per dare vita a una Assemblea Costituente col compito di fare una Costituzione moderna e democratica e di uscire dal sistema binominale che ha sempre consentito alla coalizione di destra di prendere la metà dei parlamentari anche quando era minoranza nel paese.

Tremila osservatori andranno ad assistere agli scrutini delle presidenziali per contare quanti hanno marcato il loro voto con la sigla AC. Anche l’ex presidente Lagos ha aderito. Attendono al varco le elezioni i vari movimenti sociali. C’è chi non ha fatto tregua, come molte categorie del pubblico impiego, tra i quali anche i netturbini che hanno lasciato Santiago sporca alla vigilia del voto. Il più forte movimento studentesco del mondo, quello cileno, attende il nuovo governo Bachelet per la educazione pubblica. La conosciutissima leader uscente Camila Vallejo è candidata al Parlamento col Partito Comunista, ma non voterà per lei chi le è succeduto alla testa della Fech, la Federazione degli studenti cileni. Melissa Sepulveda, appena eletta, infatti è anarchica. La sua lista libertaria ha battuto quella della sinistra un po’ più vicina alle istituzioni. Un’incognita la partecipazione al voto che per la prima volta è libera e aperta a tutti. Finora potevano votare solo i maggiorenni residenti che si erano anche registrati, e per i registrati il voto era “obbligatorio”. Forse quindi voterà qualche giovane in più, e qualcuno in meno tra gli elettori che andavano perché si sentivano obbligati.

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