Mense per i poveri della Croce Rossa e poli industriali ormai diventate città fantasma: sono le due facce (inquietanti) della crisi in Gran Bretagna, stretta nella morsa di una classe media ormai appiattita verso il basso e di uno sviluppo industriale arrestatosi improvvisamente.

Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale la Croce Rossa entra in azione nel Paese di Sua Maestà. La crisi economica galoppante e il crescente numero di poveri hanno messo in moto la solidarietà internazionale. Circa duemila volontari saranno presenti il primo fine settimana di novembre nei supermercati di tutte le maggiori città inglesi, per invogliare i clienti a donare cibo confezionato con una lunga durata, come ad esempio lattine, pasta, che in seguito verrà distribuito per il tramite di due organizzazioni britanniche agli indigenti. Si tratta delle organizzazioni FareShare e Trussell trust, già operative sul territorio nell’affiancare le istituzioni in azioni di carattere umanitario e sociale. Ma come nasce l’allarme della Croce Rossa? Secondo il comitato britannico ad oggi nel paese su una popolazione di 63 milioni di cittadini, almeno 5 si trova sotto la soglia di povertà ed è destinatario dell’azione in questione. Numeri che fino ad oggi non sono mai stati registrati oltre Manica e che hanno innescato la reazione di enti di volontariato e media.

Secondo quanto riportato dall’Indipendent la Croce Rossa ha deciso di intervenire alla luce del “crescente bisogno di cibo”, associato alla povertà e quindi all’impossibilità di acquistare i beni di prima necessità, come ha sottolineato la coordinatrice Julliette Maountforn. Il Comitato britannico della Croce Rossa aveva già distribuito cibo in occasione delle inondazioni nel nord dell’Inghilterra nel 2009, ma mai in virtù di una crisi sistemica come invero è quella di quest’anno. E nonostante un governo di coalizione di conservatori-liberaldemocratici che sin dall’avvio della crisi greca (era il 2010) ha avviato politiche di austerità e taglio della spesa pubblica.

Una situazione complessa, a cui si somma la notizia pubblicata dall’Economist di vere e proprie città fantasma che stanno proliferando nel paese. Lì dove tramite finanziamenti pubblici si erano sviluppati imponenti distretti industriali, oggi si assiste ad uno spopolamento e a luoghi ormai “tristi”. In un editoriale dal titolo ‘Città Sicker’, la rivista esorta i ministri a rivalutare le agevolazioni fiscali per incoraggiare i cittadini a non lasciare deserte le città in questione. E cita l’esempio di Cotswolds, un tempo grande motore industriale bella e accogliente perché “anni fa, un enorme numero di persone vi si stabilì”. E in un appello appassionato l’Economist certifica, rivolto al governo, che “nonostante manciate di denaro pubblico e di anni di sforzi eroici, una serie di paesi e città delle ex roccaforti industriali della Gran Bretagna oggi sono tranquillamente in decomposizione”.

twitter@FDepalo

Articolo Precedente

Spagna, wikigoverno e trasparenza: ecco il partito X un po’ M5S e un po’ Anonymous

next
Articolo Successivo

Usa, le trattative passano al Senato. Giovedì sarà “catastrofe default”

next