Standard & Poor’s vede nerissimo per l’economia italiana. L’agenzia statunitense, in linea con le ultime valutazioni sull’Italia, ha tagliato il rating di 18 banche e ha confermato la previsione del -1,9% per il Pil nel 2013. Ma, soprattutto, ha presentato una grande novità rispetto a quanto detto in precedenza: se tutte le ultime previsioni, sottolineando la crisi presente, fissavano la ripresa al 2014, adesso secondo S&P non è lecito attendersi un’inversione di tendenza significativa per il prossimo anno.

“Il Pil dell’Italia – si legge nella nota che ha annunicato il taglio del rating degli istituti di credito -, dopo il -1,9% previsto per il 2013, avrà segnato un calo in termini reali del 9% negli ultimi sei anni, con un -25% per gli investimenti e un prodotto pro-capite inferiore ai livelli del 2007″. Non solo: “Non ci aspettiamo che questa tendenza si inverta significativamente nel 2014”.

Quanto alle banche, sotto la scure dell’agenzia sono finite Unione di Banche Italiane (Ubi) e Credito Emiliano (Credem), che scendono a ‘BBB-‘; FGA Capital (FGA), Iccrea Holding (Iccrea) e MedioCredito Centrale (MedioCredito) a ‘BB+’; Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, e Banco Popolare a ‘BB’; Unipol Banca e Agos Ducato a ‘BB-‘.

Si salvano dal taglio, invece, Intesa SanPaolo e Unicredit, insieme all’Istituto per il Credito Sportivo, Banca Fideuram, Mediobanca, Banca Popolare dell’Alto Adige, e Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, per le quali è stato rimosso il crediwatch negativo. In generale, però, l’outlook resta negativo su tutto il settore. Secondo S&P, le banche italiane stanno operando in un contesto con alti rischi e sono esposte a una recessione più profonda di quanto previsto. Inoltre, fronteggiano rischi industriali aumentati per i più alti costi del funding rispetto agli altri mercati dell’Eurozona

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