Cinque pagine, tre articoli. Passa da qui, dalla bozza del dl sul tavolo del consiglio dei ministri, il futuro dell’Ilva di Taranto. Che avrà una strada obbligata: il commissariamento. Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato lo aveva annunciato in mattinata. Ora ci sono anche i dettagli: il commissario scelto dal premier sarà Enrico Bondi, che verrà nominato entro sette giorni dalla firma del decreto, e la durata del suo mandato sarà di 36 mesi. Non solo. Al suo fianco lavoreranno due sub commissari, scelti rispettivamente dal ministero dello Sviluppo economico e da quello dell’Ambiente. Quest’ultimo, inoltre, nominerà un comitato di cinque esperti, “scelti tra soggetti di comprovata esperienza e competenza in materia di tutela dell’ambiente e della salute”. Questo comitato dei cinque, “sentito il commissario straordinario”, ha il compito di proporre al ministro “entro 60 giorni dalla nomina e in conformità alle previsioni delle norme comunitarie e delle leggi nazionali e regionali, il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidenti rilevanti”. Il provvedimento, dopo la firma del Capo dello Stato, è in vigore. A breve è attesa la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. 

“Abbiamo deciso di convocare oggi il governo per mettere a punto un decreto che prevede il commissariamento temporaneo” aveva detto Zanonato al suo arrivo in aula alla Camera per l’informativa sull’acciaieria pugliese, annuncio poi confermato da una nota di Palazzo Chigi. E dopo la ratifica il ministro ha confermato i dettagli, specificando che “tutte le risorse economiche sono a carico dell’impresa” e che “la proprietà dell’Ilva è di una società dove i Riva sono i soci di riferimento” e il decreto “non è un esproprio” ma un “commissariamento con obiettivi precisi al termine del quale i soci proprietari resteranno proprietari”. Tutto questo per spiegare che “se venisse meno l’Ilva sarebbe una botta enorme per economia italiana e avrebbe effetti devastanti dal punto di vista occupazionale”.

Il decreto, che prevede la sospensione dei poteri degli organi societari e la nomina del commissario, consentirà di gestire l’azienda attuando l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). “Siamo consapevoli che il risanamento non può essere condotto con la necessaria convinzione da chi ha determinato l’allarme ambientale di cui stiamo discutendo e che mette a rischio tante persone”, ha spiegato il ministro. E al termine di questa fase di gestione eccezionale e straordinaria “potranno essere ricostituiti gli ordinari organi di amministrazione restituendo alla proprietà i suoi poteri”.

Dalle decisioni che vengono prese sull’Ilva, ha aggiunto Zanonato, “dipende il futuro della siderurgia italiana e più in generale la credibilità del nostro Paese“. Perché un’eventuale chiusura dello stabilimento “avrebbe un impatto economico negativo per 8 miliardi di euro annui: sei miliardi circa riguarderebbero la crescita delle importazioni, 1,2 miliardi tra sostegno al reddito e minori introiti per l’amministrazione pubblica e 500 milioni per la minore capacità di spesa per il territorio”. Tuttavia, ha concluso, “gli investimenti pur realizzati in questi anni non sono stati sufficienti a riequilibrare il rapporto tra produzione, salute e ambiente”, visto che “molte disposizioni sono state totalmente o parzialmente disattese dall’azienda”.

Il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha concesso ieri all’Ilva la facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo sequestrati per inquinamento il 26 luglio 2012, pur confermando il sequestro. Nei giorni scorsi sia l’autorità giudiziaria di Milano sia quella di Taranto hanno disposto il sequestro del patrimonio dei Riva, la famiglia proprietaria dell’azienda. Nel primo caso i pm milanesi contestano ai proprietari di essere appropriati di oltre un miliardo di euro, finito all’estero e successivamente anche scudato. Il 24 maggio scorso invece i magistrati di Taranto hanno disposto il sequestro di 8,1 miliardi.

Intanto il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha detto di essere “preoccupato” per la delicata situazione dell’acciaieria. “Si tratta di realizzare un punto di equilibrio tra ambiente e produzione”, ha detto parlando a Radio 1, spiegando che “i meccanismi messi in moto finora hanno funzionato solo parzialmente, per questo occorre affrontare la questione anche sul terreno normativo”. Mentre per il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, la situazione è “assolutamente pesante” e l’imperativo morale è “salvaguardare non solo i lavoratori, ma anche l’impresa”.

E Fabio Matacchiera, presidente del Fondo antidiossina onlus di Taranto, ha annunciato che è pronto a consegnare un esposto alla Procura di Taranto con il video girato da operai e diffuso da alcune tv nazionali che mostra le emissioni all’interno dell’acciaieria, facendo presente che porterà all’attenzione dei “magistrati e alla Commissione europea anche un altro video eclatante girato di notte”.

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