Se da un lato i parlamentari d’annata incasseranno a fine mese un cospicuo assegno di reinserimento, uno scivolo esentasse per il ritorno in società, dall’altro vengono tagliate le borse di studio alle famiglie dei servitori dello Stato, caduti o rimasti invalidi nello svolgimento dei compiti istituzionali. Forze dell’ordine, forze armate e magistratura.

INFATTI i figli delle vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e del dovere si sono visti ridurre il sostegno economico in materia di diritto allo studio, che configura una sorta di risarcimento morale, ancorché largamente insufficiente, un significativo gesto di riconoscenza verso il sacrificio di leali e coraggiosi uomini dello Stato. La Presidenza del Consiglio, con provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ha indetto due concorsi per titoli “per l’assegnazione di borse di studio di scuola elementare e secondaria, inferiore e superiore, e di corso universitario, in favore degli orfani e dei figli di invalidi di vittime del dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata” dimezzandone però i già modesti importi originari.

Il motivo? La spending review, i saldi di finanza pubblica che hanno “rimodulato” con la Legge di stabilità gli stanziamenti assegnati al Ministero dell’Istruzione. Una platea di 800 giovani che vedono limitato di fatto lo svolgimento degli studi e forse compromessi gli studi stessi. Articolate per grado, le borse non riescono neanche a coprire le spese di iscrizione. Per la fascia universitaria, a seguito dei tagli, l’importo massimo si attesta a 1500 euro circa. In una lettera al Capo dello Stato, Emanuela Piantadosi, presidente dell’associazione “Vittime del Dovere”, esprime sorpresa e disappunto per una decisione grave che incide sulla vita di persone già duramente provate.

La presidente Piantadosi – figlia del maresciallo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, Medaglia d’oro al valor civile – ricorda ancora nella sua missiva che l’associazione “ha dovuto denunciare e lottare troppo spesso per bloccare i tentativi del governo di limitare o privare le Vittime dei benefici di carattere assistenziale e risarcitorio”.

Il riferimento è ai progetti di legge, scongiurati dopo aspri confronti parlamentari, che introducevano la tassazione anche per le pensioni di invalidità e di guerra. La nuova misura restrittiva si inserisce in un più ampio contesto di scarsa attenzione verso le istanze dei familiari dei caduti per il dovere. Come sta accadendo per l’attesa, finora vana, del parere del ministero dell’Economia sulla rivalutazione Istat delle loro pensioni. Il busillis consiste nell’applicabilità del blocco dei trattamenti pensionistici superiori di tre volte il minimo Inps.

NELL’ETEROGENEITÀ di procedimenti burocratici e dei benefici, manca inoltre una completa equiparazione tra vittime del dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata. “Non vogliamo fare polemiche – osserva la Piantadosi – vorremmo solo più attenzione e rispetto per chi si è sacrificato per lo stato di diritto”.

da il Fatto Quotidiano del 7 aprile 2013

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