Ieri in piazza Duomo a Milano si respirava un’aria diversa. Era una bella giornata, il cielo terso, la temperatura non rigida, ancora non erano calate le tenebre. Un segno degli dei.

Una piazza gremita. Intorno tantissimi giovani sotto i trent’anni. Molti tra i trenta ed i quaranta. Facce sveglie, curiose, pulite, appassionate, indignate. Con dignità e contegno. Raramente ho visto una folla così, diciamo, di qualità.

Alle 18,30 è comparso Grillo e per circa un’ora, instancabilmente, ha comunicato idee, programmi, buon senso, coraggio, passione, onestà. Per osmosi l’ha trasmessa a tutti. Le persone ascoltavano con attenzione. La piazza pulsava di positività. Non c’erano persone idolatranti. Non c’erano persone chiamate ad acclamare qualcuno. Non c’erano persone passive, chiamate a compiere una scelta sulla fiducia incondizionata. C’erano migliaia di persone che interagivano con idee ragionevoli, innovative (per questa triste Italia), fresche, non egoiste. Soprattutto idee. Già questo un atto rivoluzionario.

Mi ha colpito molto sentire Grillo dire “La politica è una cosa bellissima”. Perché è un’assoluta verità. La politica autentica (quella vissuta nell’interesse della polis, come “servizio civico” come l’ha definita lui) è una cosa bellissima. Nobilita chi la vive, chi la incarna.

Questa è la migliore risposta a chi pensa che il M5S rappresenti l’antipolitica, la demagogia, il populismo. I grillini rappresentano solo un modo diverso di fare politica, non certo l’antipolitica. Ecco, li potrei definire “diversamente politici”. Un modo che questo Paese, ammorbato da  decenni di corruzione, interessi privati, depredato dai quaranta ladroni e dai tanti Alì Babà, non ha mai visto. Eppure esiste. Eppur si muove.

Per quasi un’ora Grillo ha sintetizzato temi fondamentali quali: i costi della politica (con l’abbattimento di tutti i privilegi, degli sprechi e con il taglio della politica inutile); l’ambiente (la vera sostenibilità ambientale, no alle opere inutili, incarnando il vero pensiero ecologista, scomparso dalla politica italiana) e la cultura (la ricchezza straordinaria dei nostri beni culturali; università e scuola con più risorse; l’impegno a trattenere i nostri cervelli) posti al centro della rinascita del Paese; il lavoro (con la riduzione delle ore settimanali e con l’abbassamento dell’età pensionabile per garantire una migliore qualità della vita e consentire ai giovani di entrare nel mercato del lavoro); un fisco equo e non aggressivo (l’invenzione geniale del politometro che consente di verificare se i politici si sono arricchiti, di quanto e perché durante la loro interminabile vita politica).

E’ l’unica forza che affronta, con coraggio e innovazione, tre temi essenziali per il nostro futuro, con una prospettiva originale quali la decrescita e la rinegoziazione del ruolo dell’Italia nell’Unione Europea, nonché la critica della mediocre visione della stessa Unione Europea.

In piazza ho visto finalmente visi sorridenti, rilassati, speranzosi. Ed è lo sguardo giusto per guardare al futuro.

In questo rinnovamento penso che siano importanti anche altre forze quali Rivoluzione Civile, molto imperniato sulla legalità e sulla lotta alle mafie. Ma dovrà tenersi ben distante dalle sirene bersaniane e montiane che sin dall’origine ha declamato di voler contrastare. Questa sarà la vera sfida di Rivoluzione Civile, oltre a non lasciare troppo spazio a vecchi micro-leader che si sono rifugiati nella foresta delle mangrovie.

Intravedo per il M5S percentuali intorno al 22/23% che potrebbero attestarlo in seconda posizione. Sarebbe un segnale molto positivo perché chi oggi vuole cambiare veramente non può rifugiarsi nell’astensione, nella scheda bianca o nel voto “sicuro”. Questa sarebbe la scelta dello struzzo. Infilo la testa nella sabbia e non voglio vedere cosa accade intorno. Una scelta irresponsabile.

Chi oggi vuole veramente cambiare deve dare fiducia al nuovo. Il nuovo sano, serio e innovativo. Assumersi il rischio del cambiamento è già un buon inizio per cambiare.

Certo, la vera sfida per il M5S inizierà il giorno dopo quando ci si confronterà con l’aria romana godereccia e con la beatificazione del ruolo politico. Mantenersi puri e duri per i prossimi anni, rigorosi con se stessi e con gli altri, conservare l’autenticità, senza farsi conquistare dalle tante sirene (lo scautismo già annunciato dal volpacchiotto della bassa), la non professionalizzazione della politica.

Questa è la sfida maggiore. Rimanere se stessi per il bene altrui. Facendosi da parte, un giorno non lontano, affinché questa spirale virtuosa non s’interrompa.  

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