Bersani sembra cambiare rotta. Il segretario del Pd riserva una stilettata a Mario Monti: “Io ragiono pensando prima di tutto all’Italia visto che siamo tutti transeunti, nessuno di noi è Mandrake. Per l’Italia non mi è sembrata l’operazione più felice perché pensavo che Monti potesse essere molto utile al paese in funzione di terzietà. Evidentemente mi sono sbagliato visto che Monti ha sviluppato una passione politica”. Tanto che poco dopo prosegue: “Prendo atto della risposta che ha dato Monti a questa domanda, quindi lo vedo meno probabile”. Parole che, come detto, sembrano cambiare un po’ la direzione della prua del centrosinistra rispetto alle apparenti prove di dialogo (da iniziare eventualmente dopo il voto) tra centrosinistra e di centro. E su una possibile apertura dei progressisti all’area dei moderati Bersani semplifica così: “L’Italia ha problemi tali da aver diritto ad avere qualcuno che abbia il 51% in Parlamento e problemi tali per cui chi ha il 51% ragioni come se avesse il 49%. C’è la campagna elettorale e i pesi e le misure li decideranno anche gli elettori ma devono sapere tutti i voti verranno decisi con determinazione ma disponibilità verso i moderati”. 

Quanto alla possibilità di una “anatra zoppa” il segretario del Pd assicura che “nella denegata ipotesi” che il centrosinistra non abbia la maggioranza al Senato “il presidente della Repubblica guiderà il traffico e io non ho intenzione dimenticare l’Italia e parto da lì. Non lo dico per Bersani ma per Italia”. “Non mi piace – conclude – l’idea che il business per l’Italia sarebbe azzoppare la vittoria di qualcuno per essere determinanti”.

“I sindacati? Non sono un ostacolo alle riforme”
A Monti Bersani replica anche sul ruolo dei sindacati: “E’ un giudizio un po’ dall’alto, perché dire ai sindacati che cosa interessa ai lavoratori faccio un po’ fatica a pensare a qualcuno che lo sappia meglio dei sindacati. A me non risulta che siano di intralcio per le riforme”. Tanto che sull’articolo 18, aggiunge, “abbiamo trovato un punto di equilibrio: io ho fatto una battaglia perché si tenesse fermo il principio che un posto di lavoro non può essere solamente monetizzato, per me quello è un punto equilibrio”. E infine lo schiaffo: “Spiace che nell’agenda Monti non ci sia una parola sugli esodati perché la stessa Fornero ha riconosciuto che c’è un problema e va risolto. Il meccanismo va reso più flessibile per evitare buchi drammatici, se no rischiamo di lasciare gente che per due e tre anni non sa dove sbattere la testa”.

Sabato la presentazione del programma
Il candidato del centrosinistra ha annunciato che sabato sarà presentato il programma della coalizione e che comincerà la campagna elettorale dai giovani che voteranno la prima volta. “Comunque se a Vendola si chiede sulle contraddizioni tra le sue posizioni e le mie lui ammette che io ho vinto le primarie… Le cose nel centrosinistra stanno evolvendo, chi ci guarda con occhiali vecchi non vede gli enormi cambiamenti che ci sono”. Quanto alle altre alleanze il segretario del Pd parla di immagine “ammaccata” di Monti allo sguardo dell’elettorato di centrosinistra (“per via delle recenti uscite polemiche”), di Di Pietro che “si è radicalizzato anche contro di noi” e dell’accordo ormai fatto con il Psi di Riccardo Nencini. Nel caso del Professore, peraltro, Porta a Porta ha presentato un sondaggio secondo il quale il 38 per cento dell’elettorato del Pd preferirebbe un accordo più con la Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia che non con i moderati di Monti. Tuttavia Bersani avverte l’ex pm: “La lotta alla criminalità è un tema di governo, non di fazione”.

Imu: “Eliminarla per chi paga fino a 500 euro”
Bersani poi insiste e resta sul terreno scelto per la battaglia dagli altri candidati a Palazzo Chigi, Mario Monti e Silvio Berlusconi. A Porta a Porta, all’indomani dello show del Cavaliere, il segretario del Pd ribadisce che la strada dovrebbe essere l’eliminazione dell’imposta sulla prima casa per chi “sta pagando fino a 400-500 euro”. La misura, spiega il candidato del centrosinistra, potrebbe essere coperta con una patrimoniale sugli immobili “fino a 1,5 a mezzo catastale che significa a mercato 3 milioni”. “Sulla tassazione degli immobili – ha aggiunto Bersani – io credo che si può fare un’operazione redistributiva di questa imposta. Con il termine patrimoniale spesso si mettono le ricchezze, ma io ribadisco che per le famose ricchezze per me la priorità è la tracciabilità. E’ inutile una riforma come in Francia perché in Italia chi dichiara più di 100mila euro è lo 0,9. Vorrei misure incisive per fare emergere la ricchezza”. 

Ma Bersani riprende anche i temi del lavoro e anche in questo caso va in scia a Berlusconi sulla diminuzione delle tasse a chi assume: “Mi spiace – spiega – che non abbia notato che una delle nostre battaglie in Parlamento, ai tempi della legge Fornero, era questa. Il lavoro stabile deve costare meno e quello precario deve costare di più. Se si intende un sistema di convenienza alle imprese se il giovane ha un contratto a tempo indeterminato sono più che d’accordo”. Poi si rivolge all’Unione Europea: bisogna, dichiara, “allentare la morsa delle politiche di austerità per gli investimenti, questa è una priorità assoluta”. Una priorità anche per “le politiche economiche anche a livello europeo”.

A questo punto, però, ne ha per Silvio Berlusconi: “Se faremo il confronto tv, avrò modo di polemizzare con Berlusconi, ha accettato un pareggio di bilancio stringentissimo perché, mentre era in corso la speculazione, garantirono che l’Italia non avrebbe portato l’euro nel baratro e firmò il pareggio entro 2013 perché l’Italia si era messa in una situazione di non credibilità e di assenza di riforme”.

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