Dalla sua approvazione dipendono la crisi di governo, le dimissioni di Mario Monti, lo scioglimento delle Camere e, quindi, la data delle prossime elezioni. Che dovrebbero tenersi a metà febbraio per via delle intenzioni di tutti i partiti, i quali a più riprese hanno assicurato il loro sì in tempi rapidi. E invece sui tempi per il via libera alla legge di stabilità è braccio di ferro, con l’agenda istituzionale prevista dal premier e dal capo dello stato che rischia di dilatarsi. E con essa il ritorno alle urne. Ha fatto e continua a far tutto il Pdl, che dopo aver provocato la crisi di governo togliendo la fiducia a Monti, ora fa melina. Almeno a sentire Fabrizio Cicchitto, che ha preannunciato come il suo partito chiederà più tempo per esaminare sia la legge di Stabilità sia il decreto legge per la raccolta delle firme in vista della campagna elettorale. Il motivo? E’ lo stesso capogruppo dei berlusconiani a Montecitorio a spiegarlo durante la conferenza dei capigruppo: “Il Senato ha arricchito di molti elementi” il provvedimento. Ergo, serve più tempo per analizzare il tutto.

In pratica, il Popolo della Libertà – alle prese con una diaspora interna che ne rende nebulosi i confini politici – prende tempo per organizzarsi e copre la propria strategia politica con motivazioni da statisti. Strategia che il segretario del Pd coglie al volo: “Non possono usare il Parlamento e la legge di stabilità per i loro problemi” commenta Bersani.

Un atteggiamento, quello del Pdl, che Dario Franceschini, capogruppo dei democratici alla Camera, definisce “dilatorio”. “Punta ad allungare la durata della legislatura, anche se di qualche giorno, andando contro – ha sottolineato l’esponente democratico – il percorso indicato dal presidente della Repubblica”. La legge di stabilità, ha attaccato l’esponente del Pd, “arriva tardi perché, una volta saputo delle dimissioni di Monti, il Pdl e Schifani hanno rallentato il percorso”. Franceschini quindi ha confermato “l’impegno del Pd ad approvare i decreti nei tempi annunciati”. Entro la settimana. Per Cicchitto, però, “c’è un limite a tutto. Vogliamo approvare il decreto che riguarda le elezioni a Camere sciolte?”.

La capogruppo al Senato Anna Finocchiaro è ancora più chiara: se domani la legge di stabilità non sarà in aula al Senato “c’è un problema politico che cercheremo di affrontare”. “Anche oggi – spiega – abbiamo lavorato in Commissione e sollevato il problema dei tempi di chiusura dei lavori. Siamo convinti che possa avvenire oggi”. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio – aggiunge il deputato di Diritti e Libertà Massimo Donadi – Il Pdl sta cercando di prolungare in modo surrettizio la legislatura solo per interessi di bottega. Con la solita irresponsabilità  cercano di allungare i tempi per recuperare uno svantaggio elettorale ormai incolmabile”.

E per quanto riguarda la legge di stabilità, invece, il capogruppo del Pdl ha detto che, “posto che voteremo a favore, il tempo per esaminare il testo, sia in commissione che in aula, ce lo vogliamo prendere”. Sulla questione è intervenuto anche Gianfranco Fini durante la capigruppo: sul decreto per la raccolta delle firme, ha detto, servono tempi molto rapidi per dare certezza al provvedimento elettorale. E se così non sarà, quali saranno i tempi di approvazione? Se l’azione prospettata da Cicchitto fosse confermata, la data di approvazione non potrebbe essere quella del 21 dicembre, così come previsto dall’agenda istituzionale dei vertici delle istituzioni. E se così fosse ci sarebbero ricadute a cascata che arriverebbero a far slittare le elezioni anche di un paio di settimane. Il rischio c’è. Anche perché nel dl Stabilità continua ad esser inserito di tutto. Nel frattempo, però, divampa la polemica politica, con il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri che ha risposto a muso duro al Pd: “Le accuse di Franceschini al presidente Schifani sono assurde – ha detto – Non c’è stato alcun rallentamento, ma la giusta attenzione per un provvedimento complesso ed importante quale la legge di stabilità. Franceschini venga al Senato e si renderà conto di cosa voglia dire lavorare seriamente nell’interesse del Paese”. Franceschini, tuttavia, in serata è tornato sulla questione, esprimendo concetti ancor più chiari. “Siamo pronti a stare qui – ha detto – per votare entro venerdì la legge di stabilità e se qualcuno si inventa scuse perché ha bisogno di più tempo per organizzarsi o per paura del voto si prenda le sue responsabilità e non prenda la legge di stabilità come scusa”.

Intanto il sì al provvedimento inizia a slittare. Oggi, ad esempio, il suo arrivo nell’aula di palazzo Madama è stato rinviato per quattro volte, tanto che l’avvio dei lavori è stato spostato alle 11 di domani, mentre il termine per gli emendamenti è fissato alle 15.

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