Un punto a favore del Partito Democratico e del centrosinistra in generale. Ma un punto a favore dell’intera politica, perché è stato un confronto sulle cose concrete e non una rissa sulle materie che spesso dividono di più i politici e appassionano di meno gli elettori. L’ “X Factor” della coalizione che si candida ad andare al governo è piaciuto quasi a tutti, compresi i giornali, esclusa la destra (i cui quotidiani sparano a zero). Pochi gli exploit, nessuno è rimasto sorpreso e forse l’unica notizia resta solo che Matteo Renzi chiude a un’alleanza con Pierferdinando Casini. Nessun colpo basso, severamente impedito dalle regole del format, ma qualche scintilla soprattutto sul finanziamento pubblico ai partiti e sulle alleanze. Le distanze più marcate sulle tasse, tutti d’accordo su (anzi: contro) Marchionne, un po’ meno sul finanziamento ai partiti. 

Il favorito era Renzi e Renzi sembra aver vinto, almeno sotto il profilo tecnico: comunicativo, diretto, televisivo. Le risposte brevi si sono dimostrate (anzi, confermate) un luogo in cui si è mosso con una certa agilità e così ha avuto buon gioco per mettere sul tavolo tutte le sue carte. Per i lettori del fattoquotidiano.it (sondaggio con oltre 20mila voti) il vincitore del confronto a 5 è stato invece Vendola.

Per il Corriere della Sera, innanzitutto, il vincitore è stato Renzi. I “giudici” chiamati dal Corriere a dare il proprio voto alle performance dei candidati – Pierluigi Battista, Aldo Grasso, Renato Mannheimer e Francesco Piccolo – hanno dato tre 7 e un 8. Cinque gli aspetti da giudicare: stile, linguaggio, frase chiave, efficacia, contenuti. Secondo Bersani, terzo Vendola, poi Tabacci e Puppato. Perché vince Renzi? “Sorride, è molto mobile. Interloquisce con Vendola per annullare l’impatto di Bersani” scrive Battista. Certo, “recita un po’ troppo”, aggiunge Grasso, ma “sguazza nel format, per cui in fondo si prepara ormai da anni”. “Ottimo, come sempre – taglia corto Mannheimer – Riesce a trovare le parole giuste ed efficaci per coinvolgere il pubblico”: “E’ sfrontato – conclude Piccolo – La sua caratteristica è far sentire in colpa chi ha fatto politica finora. Ma la storia del governo con dieci ministri è un azzardo”. 

E Bersani? Il suo tono sembra un po’ dimesso, ma la lettura degli esperti del Corriere è un’altra: “Formule rassicuranti, immagine di concretezza, non fa l’innovatore, ma l’amministratore giudizioso”, dice Battista, perché “apparentemente è il più assente di tutti – ammette Grasso – Tiene lo sguardo basso, non sorride mai, sembra teso ma forse è solo senso di superiorità”. Vendola prende buoni voti (tre 7, poi crollati sotto un 5), ma due su 4 gli danno del demagogo (Grasso e Piccolo). 

E anche Repubblica dà la medaglia d’oro a Renzi. I tre esperti (Carlo Freccero, la pubblicitaria Annamaria Testa e lo psicologo della comunicazione Alessandro Amadori) danno tutti un 8 al sindaco di Firenze. “Meglio degli altri ha recitato come se fosse a X Factor” scrive il direttore di Rai 4, “ha dimostrato grande presenza televisiva, grande ritmo e senso dei tempi, argomentazioni solide” conferma la Testa e d’altronde “era evidente che si fosse preparato in modo attento, quasi scientifico: molto americano” aggiunge Amadori. Una certa facilità di parola che secondo Amadori “per certi versi aveva dei tratti della scuola cabarettista affabulatoria toscana”.

Secondo, per il giornale di Mauro, è Bersani. Uno che “rifiuta il problema della comunicazione: ha concluso il suo intervento chiedendo di essere creduto, non di piacere” sintetizza Freccero, ma Amadori lo ha visto già “istituzionale, parla quasi da presidente del Consiglio”. Argomenti solidi e buona leadership lo aiutano, secondo la Testa. I limiti di Vendola sono i consueti: “Insieme alla Puppato è un grande story teller, ma col limite del minuto e mezzo si ferma a metà della storia: comincia in modo aulico e poi viene interrotto” sostiene la Testa, ma per Freccero è stato efficace quando parlava di Fiat e “la sua formula più indovinata è stata contrapporre la politica al fiscal compact”. Per niente a disagio gli altri outsider: Tabacci “ha fatto il Tabacci – dice la Testa – Visto da sinistra è il centrista democratico simpatico e intelligente”, mentre la Puppato “si è posta come una elettrice comune di fronte agli altri considerati leader”. Sapeva di essere svantaggiata e si “è presentata come l’anti Fornero”, secondo Freccero. 

Mentre per Il Tempo vince Renzi, La Stampa non si sbilancia: “Sfidanti all’attacco, il segretario del Pd educato ma nervoso”, mentre Vendola “si lascia andare a frasi inutilmente retoriche”. “Non ci sono vincitori e vinti” secondo l’analisi dell’esperto di comunicazione Massimiliano Panarari: prevale il fair play, dice. “Si chiamano per nome di battesimo e ciascuno sorride alle battute degli altri”. 

Renzi non convince invece il Sole24Ore: il candidato ideale per contro è Bruno Tabacci. Su ogni argomento il quotidiano di Confindustria ha valutato i candidati con giudizi da rosso a verde e l’assessore della giunta Pisapia ha raccolto ben tre giudizi positivi (su industria, lavoro e spending review) e due medi (fisco e crescita). Vendola per il Sole è un disastro (4 “rossi” e un “giallo”), mentre Bersani è la seconda scelta per il giornale di Roberto Napoletano: “Sceglie la formula più innovazione, agenda digitale, efficienza energetica, ambiente per qualificare la produzione con occupazione più qualificata”. 

I giudizi negativi sono tutti di Giornale e Libero. “Al dibattito farsa del Pd perde solo l’Italia” titola il quotidiano diretto da Sallusti: “Applausi di maniera e tanta noia al talent show dei democrat”. Più duro ancora Libero: “Cita Einaudi e cancella l’Imu: Vendola vince la gara delle balle”. E definisce le primarie “una pagliacciata”.

La serata di ieri, tuttavia, apre un altro fronte. Da molte parti si dà – dopo il confronto serrato di ieri – per superato il talk show per come l’abbiamo conosciuto finora. Già ieri sera Massimo Bernardini (Tv Talk) era entusiasta. Oggi l’ha ribadito Ezio Mauro. Sky gongola, ovviamente, e ha già invitato i vincitori del primo turno a tornare in vista del ballottaggio, ma anche Enrico Mentana si è inserito per candidarsi alla moderazione del confronto a due. La Rai sembra soffrire – di nuovo – soprattutto i veti incrociati dei candidati: quello non voleva Fazio, l’altro non voleva Vespa e così via. 

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