Il segretario del Pdl Angelino Alfano

Minoli propone, Alfano rispedisce al mittente. Anzi, rimanda la patata bollente al 2013 e a chi subentrerà al governo tecnico di Mario Monti. “Dell’intervista di Minoli pensiamo che c’è una parte di gran pregio che è quella di una maggiore attenzione al prodotto, che è l’elemento centrale del servizio, un aspetto che distingue la Rai” ha spiegato da Cagliari il segretario del Popolo della Libertà, che poi ha detto la sua sull’organizzazione interna di viale Mazzini. “Per quanto riguarda l’assetto della governance, io lo farei gestire a chi verrà nel 2013, se ha intenzione di farlo, e non credo che sia questo il tempo e il modo giusto per portarlo avanti, in una logica di veti e contrasti fondati, a mio avviso, solo sull’occupazione delle poltrone”. Il messaggio di Alfano è chiaro: attenzione per il prodotto televisivo Rai, ma la scelta per la nuova gestione è da rimandare al 2013.

Il punto di vista del segretario del Pdl è arrivato in risposta a quanto dichiarato dal giornalista Giovanni Minoli, ex direttore di Rai Scuola e Rai Educational in un’intervista a la Repubblica.  ”Le grandi opere si progettano con concorsi internazionali. La guida della Rai non è una grande opera culturale? E il progetto editoriale meriterebbe un concorso aperto, pubblico, trasparente” ha detto Giovanni Minoli, che poi ha proposto di includere il canone Rai nella bolletta della luce, in modo da trovare “i 400 milioni di euro che oggi sono evasi per fare a meno della pubblicità”.

Per quanto riguarda la gestione strettamente giornalistica dell’azienda, invece, Minoli ha lanciato un’altra idea: lasciare i tg ai partiti poi i tg lasciati ai partiti, tanto “nel mondo nuovo dei canali all news conterà sempre di meno”. “Puoi anche far condurre a Michele Santoro il telegiornale – ha detto Minoli – Sapendo che l’identità nazionale la costruisci e la narri non solo attraverso le notizie”, ma “anche nei sabato sera”. La prima a candidarsi nell’ipotetico concorso per dg, prosegue il dirigente Rai, dovrebbe essere la stessa Lorenza Lei, che “ha il diritto di dire cosa farebbe e come se non la si obbligasse a convivere con nove amministratori delegati”. Minoli, inoltre, ha proposto anche altre cose: “Anziché sbattere il muso contro la legge Gasparri – ha aggiunto – correggerei e perfezionerei singole norme della legge, aumenterei il potere di decisione e il budget in carico esclusivo al direttore generale”. Senza la preoccupazione di pubblicità e share, inoltre, si avrebbe modo secondo Minoli di sperimentare e di “promuovere in prima serata nuovi talenti”.

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