Uno degli organi costituzionali più misconosciuti in Italia è rappresentato dalla magistratura contabile, la Corte dei Conti che per alcuni potrebbe essere una confraternita aristocratica ma che, per la Costituzione, è la magistratura che vigila sulle spese pubbliche delle amministrazioni e delle loro compartecipate.

Misconosciuto perché fatto da magistrati che raramente appaiono in televisione e perché mediamente se ne parla solo in occasione di apertura di anni giudiziari e relazioni ufficiali. Da anni, molti e disperati, la Corte dei Conti denuncia lo stato di sistematica spoliazione di questo paese e lo fa, perlopiù, inascoltata. In questi giorni ha quantificato lo sperpero in bilioni di euro suddividendo tale pozzo nero in più rivoli. Uno di questi è formato da un clientelismo ad personam a cui si da il nome di consulenza.

Ci sono pubbliche amministrazioni con un tal numero di consulenti , che appare legittimo domandarsi se vi sono anche dipendenti che vi lavorino. Ci sono consulenze in sanità, strabilianti per esborso di denaro pubblico, che funzionano da veri e propri ammortizzatori sociali di amici, amanti e parenti di grandi o piccoli elettori, sindacati o politici trombati.

I consulenti, almeno nelle aziende private, dovrebbero servire per ottimizzare le risorse, ottenere all’interno dei processi produttivi una maggiore efficienza, incidere sui costi, valorizzare le risorse interne. Nello strabiliante mondo della pubblica amministrazione, al contrario, noi paghiamo consulenti perché si peggiori il livello dei servizi, si spenda di più, si mortifichi il dipendente che ne capisce di più del consulente.

Alla pari della droga negli anni ’80, sembra che il numero sia così alto da fare pensare che non esista, in italia, famiglia che possa ritenersi immune dalla iattura di avere un consulente, in qualche cosa e per una pubblica amministrazione, in casa.

Ma a differenza della droga questo non è vissuto come pericoloso fenomeno sociale. Non sottrae ma porta soldi. Di conseguenza è, per questo paese, più difficile ipotizzare percorso di affrancamento da questa calamità. A meno che, ingegnosa e astutissima idea della nostra politica, non si tenda a “ statalizzare lo stato” per eliminare l’evasione fiscale. Da consulente di una pubblica amministrazione i tuoi redditi sono, per forza di cose, assoggettati al prelievo fiscale. Sarà pur sempre meglio avere un nullafacente che paga le tasse rispetto ad un lavoratore che non le paga.

Il discorso non fa una piega. Todos caballeros y consulentes.

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