Ieri sera ho scorso i post de ilfattoquotidiano.it che parlano della manovra. Giulietti e Lillo se la prendono con Monti perché non attacca Berlusconi sul conflitto d’interessi (ma il Parlamento non è ancora da lui controllato?); Chiaberge perché Monti se la prende coi gatti neri; Rizzo perché Monti non se la prende con il Vaticano; Padellaro perché Monti va a Porta a Porta, Pellizzetti perché Monti è antropologicamente cattivo. Saletti chiede a Monti: dove vanno i nostri soldi, eh?!

Forse non ci siamo capiti.

In giugno lo Stato italiano perdeva 38 miliardi all’anno a causa degli spread. Quando Monti è arrivato, lo Stato italiano perdeva altri 5 miliardi al mese solo per l’aumento degli spread da 200bp a 500 bp e più, verificatosi dall’inizio dell’estate: circa 60 miliardi l’anno. Totale: 98 miliardi (gli spread infliggevano anche 75 miliardi di perdite alle banche italiane). Poi c’è sempre il deficit pubblico al netto degli spread (30 miliardi) da chiudere. Il deficit pubblico complessivo prima della manovra di Monti era, in prospettiva, 98+30 = 128 miliardi l’anno. La manovra (30 miliardi) riuscirà a coprire solo il 23% del buco. Il pareggio di bilancio nel 2013 non è quindi, per ora, neppure nel mirino. Anche perché (come fa notare Francesca Coin) la recessione ridurrà le entrate fiscali. Ci stavamo impoverendo alla velocità della luce. Quanto può reggere un paese così? Pochissimo.

La partita dei nostri sacrifici (quelli veri, non questi qui della manovra, che sono quisquilie) si gioca sugli spread. E si gioca a poker. Può una manovra da 30 coprire un buco di 128? Solo se la speculazione crede che hai in mano una scala reale, e abbandona. Questo è l’obiettivo. Per questo è necessario che il paese sia compatto dietro a Monti.

La manovra di Monti ha già ridotto, ieri, gli spread a 380, e la tassa mensile dei mercati finanziari di 2 miliardi al mese. Pagando 30 a noi stessi (lo Stato siamo noi) abbiamo già recuperato altri 24 miliardi. Ne restano altri 128-30-24 = 74 (annuali) da recuperare ai mercati finanziari.

Ora però si gioca fuori casa: a Bruxelles e a Francoforte. Si comincia giovedì. Capisco, l’equità: ma le domande importanti sono anche altre. Monti saprà trattare con Merkozy con la necessaria fermezza? Si rende conto che il mondo è con lui e pretenderà quello che deve pretendere, “in cambio” della manovra? Chiederà che la Bce metta fine agli spread senza se e senza ma (a costo zero)? Minaccerà, se necessario, il default e l’uscita dall’Euro? (Catastrofe per catastrofe, meglio provarci. Meglio, anche, affrontare la tempesta prima di essere dissanguati).

Merkozy vuole riscrivere i Trattati, ma ha in testa solo un altro Patto di Stabilità: saprà Monti proporre una nuova visione dell’Europa, un nuovo paradigma istituzionale? Questo è manifestamente inadeguato ad affrontare la crisi.

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