Certo, sono felice che Berlusconi si sia dimesso, ma non ci trovo nulla da festeggiare.

Non festeggio, soprattutto perché è caduto sulla spinta dei mercati e non grazie al movimento popolare che l’ha duramente combattuto in questi mesi, anni. E ora, sentire Bersani dire “è caduto grazie al Pd” è deprimente.

Vedere la gente in strada a festeggiare  è stato liberatorio,  ma non considero l’11 novembre  la nuova Liberazione,  perché non sono certo che di fine si tratti e che quel “c’era una volta Berluscopoli” si sia avverato. (Certo, poi ascolti Cazzullo parlare di “gazzarra” riferendosi alla manifestazione di sabato di fronte al Quirinale e allora capisci che quella presenza in piazza aveva un senso!)

Ma per cosa festeggiamo? Per avere Monti al governo? Probabilmente è vero, Monti oggi è l’unica soluzione possibile. Ma come ci siamo arrivati? Perché non siamo riusciti, noi tutti, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, in parlamento, a creare le condizioni per farlo cadere politicamente?

Se vogliamo essere onesti con noi stessi, dobbiamo chiederci: perché non è successo? Perché in qualunque altro paese europeo sarebbe caduto molto prima? Non dobbiamo fare l’errore di dirci “è caduto grazie a noi!” . Mi piacerebbe tanto dirlo ma non è così.

Siamo davvero convinti che Berlusconi  e Berluscopoli siano finiti e che il videomessaggio di ieri rappresenti solo i titoli di coda di un film durato 18 anni? O piuttosto è semplicemente un intervallo? Bisogna stare attenti perché la prossima puntata potrebbe chiamarsi “Presidenza della Repubblica”.

Io non festeggio, non riesco a farlo, perché ora è tempo di vigilare con ancora più attenzione sulle scelte del prossimo governo. Non festeggio perché non mi piace che l’Italia sia commissariata. Non festeggio perché nessuno sa davvero cosa c’è scritto nell’ultima norma approvata dalla Camera venerdì 11 novembre. Non festeggio perché saranno sempre i soliti a pagare lacrime e sangue dei prossimi provvedimenti.

E non festeggio perché so che la prossima legislatura sarà comunque composta dai soliti parlamentari, responsabili dell’attuale situazione. Perché le liste elettorali sono praticamente fatte e non c’è alcuna possibilità di un ricambio generazionale, se non qualche nome di facciata.

Sì, sono felice che Berlusconi non sia più il mio presidente e sono felice di essere parte di un grande movimento di persone che ha contestato il premier in questi anni, ma non trovo una ragione per festeggiare. Ora inizia il bello, magari iniziando col chiedere a Pd, Sel e Idv di fare le primarie di tutti i candidati, non solo del premier, di imporre loro di ragionare su idee nuove, su una lettura aggiornata delle società, con nomi che siano coerenti con le scelte fatte.

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

I conti con Berlusconi

next
Articolo Successivo

Vaticano: la marcia per ridare forma ai cattolici

next