Cambiare affinché nulla cambi. La maledizione del Gattopardo continua a colpire. E non solo la Sicilia. Anche l’Italia, dove con ogni probabilità il satrapo dissoluto sarà sostituito dal gran sacerdote della religione dei nostri tempi, il Dio denaro. Senza che al popolo bue sia consentito, almeno per il momento, esprimere, sia pure solo nell’urna, e sia pure con un sistema elettorale infedele come l’attuale (laddove si è abbandonato da vent’anni l’unico sistema realmente democratico che è quello proporzionale), il suo parere.

Anche negli Stati Uniti, del resto, dove Obama, dopo aver cosmeticamente sostituito l’ingestibile Bush, ha abbondantemente dimostrato che neanche lui può. Neanche lui può rimuovere la soggezione della politica della principale potenza mondiale al capitale finanziario e al complesso militare-industriale. Onde per cui continuino i regali alle banche e le guerre imperialiste.

E se non si può negli Stati Uniti, figuriamoci se si può nella nostra oscura e periferica provincia dell’impero occidentale. O in Grecia, dove la velleità di promuovere un referendum sui piani di risanamento è stata subito bloccata dal veto di Merkel e Sarkozy.

Non c’è nulla da decidere in fatto di economia. Ha già deciso la Banca centrale europea, che impone privatizzazioni, riduzioni della spesa pubblica, mobilità del lavoro dipendente e mercificazione di ogni cosa, compresa la giustizia, secondo la logica della promozione della competitività e della globalizzazione finanziaria.

Non c’è nulla da decidere in fatto di politica estera. Continui pure la missione in Afghanistan, già più volte benedetta da Napolitano. E pazienza se cozza contro l’art. 11 della Costituzione e se gli italiani ne farebbero volentieri a meno.

Non c’è nulla da decidere neanche sul piano locale. Dove continuano le opere inutili, come la Tav in Val di Susa o il piano urbano parcheggi di Roma, sponsorizzati dall’oscuro connubio affari-politica e si rilancia la cementificazione, favorita anche dall’art. 4 del maxiemendamento alla legge di stabilità. In attesa della prossima alluvione.

Una classe politica mediamente semianalfabeta e culturalmente subalterna, vogliosa solo di pingui prebende, delega ai poteri forti il vero potere politico. Stupisce in particolare l’atteggiamento autolesionistico di Bersani e del Pd, che accettano un’operazione, come quella della nomina di Monti, che potrebbe avere come esito anche la rinascita di Berlusconi.

E la chiamano democrazia….

Al cittadino, cornuto e mazziato, non resta che giocare d’azzardo, alimentando i profitti delle mafie palesi ed occulte. Al massimo potrà sfogarsi in qualche finta rivolta, organizzata dalla premiata ditta black block, magari in collaborazione con il Ministero degli interni….

A meno che non nasca anche da noi un movimento di massa vero che sappia rimettere al centro dell’attenzione i problemi reali del Paese e del pianeta. Restituendo ai lavoratori quei 120 miliardi di euro che ogni anno in Italia vengono spostati dai salari ai profitti. Facendo pagare le tasse a chi non le paga. Riscuotendo un’imposta patrimoniale che colpisca i ricchi. Tagliando le spese militari e non i servizi sociali.  Operando una seria chemioterapia contro il cancro della finanza. Difendendo l’ambiente contro la “crescita” a tutti i costi. Risolvendo il problema della precarietà e della disoccupazione. Istituendo il reddito di cittadinanza.

Questa è la strada della democrazia, altrimenti c’è solo l’incubo neoliberista, che sia sotto le spoglie decadenti del bunga-bunga berlusconiano o di quelle austere e “tecnocratiche” del senatore Monti… e cioè la fine della democrazia, secondo quanto a suo tempo abbiamo sostenuto. Ma tanto che ce la teniamo a fare questa democrazia? Profitti per le banche e le società finanziarie non ne produce, anzi…

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