Il consigliere regionale Pdl Alessio Saso

‘Ndrangheta in Piemonte. ‘Ndrangheta in Lombardia. E ora, ‘Ndrangheta in Liguria. Non che si tratti di una novità. L’11 marzo il comune di Bordighera viene sciolto per infiltrazioni mafiose e il sindaco Pdl Giovanni Bosio è costretto a lasciare. Un mese fa i carabinieri hanno chiesto al Prefetto di Imperia di fare la stessa cosa per Ventimiglia dove, solo ieri, il primo cittadino Gaetano Scullino, compagno di partito di Bosio, ha scelto di lasciare l’incarico per evitare la nomina della Commissione di accesso al Comune.

E si arriva a questa mattina, quando all’alba, è scattata l’operazione “Maglio 3” nelle province di Genova, Imperia e La Spezia. Su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, i carabinieri del Reparto operativo speciale (Ros) guidati dal maggiore Paolo Storoni e coordinati dal pubblico ministero Alberto Lari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Nadia Magrini del Tribunale di Genova. Dodici le persone indagate con l’accusa di associazione di tipo mafioso, perché ritenuti, come si legge nell’ordinanza, appartenenti “a un gruppo di affiliati alla ‘Ndrangheta calabrese, operativo sul territorio ligure e suddiviso in quattro articolazioni territoriali e cioè in quattro ‘locali’ collocate nei centri di Genova, Ventimiglia, Lavagna e Sarzana, che interagiscono tra loro, coordinate da un organo detto ‘camera di controllo della Liguria’ anche se dotati ciascuno di una certa autonomia organizzativa”. Ma che cosa è la ‘camera di controllo o di compensazione’? Nella mappa del potere ‘ndranghetista, si tratta dell’organismo di controllo che l’organizzazione calabrese istituisce fuori dalla Calabria alle dirette dipendenze della ‘ndrina di riferimento.

I referenti politici. I carabinieri hanno perquisito anche l’ufficio del consigliere regionale Alessio Saso (Pdl) e l’ufficio del consigliere comunale Aldo Luciano Praticò (Pdl). Per entrambi l’accusa è di voto di scambio. Al centro il rapporto con Domenico Gangemi, il boss pluripregiudicato (precedenti per droga e armi, coinvolto negli anni ’70 in un omicidio in Calabria) arrestato nell’ambito della maxi operazione “Il crimine” che, il 13 luglio scorso aveva portato in carcere 300 persone tra cui Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato dagli investigatori il numero uno delle cosche calabresi. Coinvolto nell’inchiesta “Maglio 3” anche l’ex vicesindaco di Ventimiglia Vincenzo Moio, eletto con il Pdl, ma poi finito in una lista civica di centrosinistra. Per lui l’accusa è ancora più grave: 416 bis, associazione a delinquere di stampo mafioso. E non manca nelle intercettazioni il nome di Rosario Monteleone (Udc), chiamato dai boss “lardo” per la sua taglia molto imponente, accusato di “non aver mantenuto le promesse”.

L’appoggio della ‘Ndrangheta al consigliere regionale Pdl Saso. Secondo l’accusa, sostenuta da numerose  intercettazioni ambientali, a sostenere la candidatura alle amministrative del 2010 di Alessio Saso, fu proprio Gangemi attraverso i contatti con Giuseppe Marcianò e Michele Ciricosta, capi della locale di Ventimiglia. Nelle oltre 200 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip Magrini si legge: “Le intercettazioni del telefono di Gangemi consentivano di registrare già nel mese di novembre 2009 le telefonate con il consigliere regionale. Il primo contatto telefonico tra l’amministratore locale ed il ‘capo bastone’ avveniva il 28 novembre e lasciava chiaramente intendere una loro pregressa conoscenza”. Dalla telefonata emerge l’intenzione di Gangemi di intercedere con “Michele” (Ciricosta, detto ‘compare Michele’, fra i 12 arrestati oggi con un precedente per associazione per delinquere, ndr) perché appoggi la candidatura di Saso nel collegio imperiese. I due fanno riferimento a un incontro che si tiene regolarmente qualche giorno più tardi, il 1° dicembre prima nel negozio di Gangemi (“Il regno dell’ortofrutta” nel quartiere genovese di Marassi che, scrivono i magistrati, è il “punto di riferimento dove convengono o vengono convocati gli affiliati e dove spesso si discute di iniziative, scelte, relazioni”), poi a pranzo in un ristorante del centro.

GANGEMI: pronto
SASO: sono SASO come va?,
GANGEMI: ciao bene, tu?
SASO: non c’é male, si, si combatte, sono in mezzo qui alla campagna elettorale, da tutte le parti insomma
GANGEMI: non ci siamo più sentiti, non ti  ho più  visto più
SASO: guarda, ti passo a trovare, se tu mi dici …se tu mi dici il giorno, dunque io sono a Genova ci sono, dovrei esserci martedì e mercoledì
SASO: ti chiamo in settimana, ti chiamo fra lunedì e martedì e ci sentiamo
GANGEMI: te lo ha detto Michele (Ciricosta, ndr) che ci eravamo visti?
SASO: sì, sì, me lo ha detto, me lo ha detto, me lo ha detto, sì, sì, me lo ha detto subito,
GANGEMI: e poi mi faccio un altro saltino dopo le feste gli vado a ricordare un pò la memoria eh

E’ il 17 gennaio, quando i militari della Sezione Anticrimine documentano una riunione  a Giambranca nel comune di Bordighera dove viene registrata la presenza dei più importanti personaggi, ritenuti capimafia della Liguria e del basso Piemonte, già emersi in precedenti contesti investigativi: non solo Domenico Gangemi, ma anche Onofrio Garcea, Antonino Multari, Domenico Belcastro, Michele Ciricosta, Benito Pepè, Antonio Cotrona, i fratelli Barilaro (quelli che minacciarono di morte un assessore di Bordighera, ndr), nonché Francesco Bruno Pronestì considerato “l’esponente di maggior rilievo della ‘Ndrangheta del basso Piemonte legato al pregiudicato Antonio Maiolo. Si tratta di un vero e proprio ‘summit’ convocato non solo per il conferimento di una “dote” (una carica, ndr), ma anche per discutere della candidatura di Saso. La conferma arriva da un’altra intercettazione avvenuta il 3 febbraio tra Gangemi e Saso nella quale si fa chiaro riferimento all’intervento del boss e al suo impegno per parlare anche con ‘Peppino’, ossia Giuseppe Marcianò

GANGEMI DOMENICO: te li ha dati i miei saluti Michele (Ciricosta Michele n.d.t.) che ci siamo visti?
SASO ALESSIO: sì, sì, sì, sì, ecco, c’é Nunzio (identificato dai magistrati come Annunziato Roldi, con precedenti per estorsione, emissione di fatture false, ndr) che sta dando una mano ad un candidato di quella zona
GANGEMI DOMENICO: ah, di quella zona
SASO ALESSIO: sì, eh, sì, c’é Nunzio che sta dando una mano ad un candidato di là
GANGEMI DOMENICO: sì, sì, guarda che io mi sono raccomandato caramente con Michele, sai?
SASO ALESSIO: ah
GANGEMI DOMENICO: gliene ho parlato, gli ho detto…allora lui, ho capito che ha una profonda stima nei tuoi riguardi
SASO ALESSIO: ah bene
GANGEMI DOMENICO: e ora poi, speriamo cose no?
SASO ALESSIO: bene
GANGEMI DOMENICO: e disse, state tranquillo, dice, onestamente mi ha detto, anche se non me lo chiedevate voi, siamo amici, dice, é un bravo ragazzo, lo farei comunque, ti dico quello…
SASO ALESSIO: ah bene, bene, bene!
GANGEMI DOMENICO: quello che mi ha risposto, quindi non ha…
SASO ALESSIO: anche con Peppino avevi parlato?
GANGEMI DOMENICO: sì, con Peppino (Giuseppe Marcianò, ndr) pure glielo avevo accennato, ora Peppino siccome sta male, io… non questa domenica, che abbiamo la fiera qui, l’altra domenica, vado a trovarlo, a fargli visita, gli do un’altra sollecitatina eh?
SASO ALESSIO: ho capito, bene bene
GANGEMI DOMENICO: no, vai tranquillo, a me…con me parlano chiaro, o sì o no, no? infatti io a Michele gli ho detto, se voi avete qualche impegno ditemelo che io non mi offendo, però voglio saperlo gli dissi io! allora mi ha detto…disse…Mimmo, disse, anche se non me lo dicevate voi, dice é un amico mio, é un bravo ragazzo e comunque avrei avuto il pensiero lo stesso
GANGEMI DOMENICO: io, l’altra domenica vado da Peppino, non adesso fra due giorni…
SASO ALESSIO: ah
GANGEMI DOMENICO: fra dieci giorni ritorno ad andare da Peppino pure no?
SASO ALESSIO: ho capito!
GANGEMI DOMENICO: adesso che é, gli dico, Peppino, vedi che qui é una situazione, che ci tengo come se sono io candidato, e gli dico pure…Peppino per me ha sempre avuto un grande rispetto, buon anima di suo fratello, tutti
SASO ALESSIO: ah, si si, poi é una persona di rispetto anche
GANGEMI DOMENICO: Alessio, io quello che posso fare lo faccio
SASO ALESSIO: e lo vedo, lo stai già facendo altro che! Lo vedo, lo vedo!
GANGEMI DOMENICO: non ti preoccupare, io nei limiti delle mie possibilità, se saresti qui a Genova era un pò diverso, perché qui sai… mi muovo un po’ meglio, diciamo, se lì posso fare 10 a Genova potrei fare 20 capisci?
SASO ALESSIO: certo! e beh, certo!
GANGEMI DOMENICO: che ce li ho tutti sotto mano qui! anche lì c’ho tanti paesani, qualche parente, qualcosa penso che faremo anche lì, penso, la dobbiamo fare, non penso!

Aldo Praticò e le raccomandazioni al boss Domenico Gangemi su come votare. La telefonata, intercettata dai carabinieri del Ros di Genova risale al febbraio 2010. È Gangemi che chiama Praticò.

Gangemi: «senti Aldo, quando nella cosa che dice così… vota così…
Praticò: «sì»
Gangemi: «devono sbarrare Popolo della Libertà»
Praticò: «devono»
Gangemi: «o devono sbarrare anche Sandro Biasotti»
Praticò: «si, si, più che altro… tanto a Sandro Biasotti va in automatico l’importante è che scrivono accanto per il Popolo della Libertà»
Praticò: «punto. È in automatico»
Gangemi: «e sbarrare popolo della Libertà basta? Praticò: si, si
Praticò: in automatico quindi è meglio abbondare a fare una x perché ci sono i presidenti comunisti
Gangemi: sì’.

L’elezione di Praticò in Regione viene mancata per un soffio perché il candidato viene erroneamente considerato come legato alla lista Biasotti. E infatti, notano i carabinieri del Ros che “non è un caso se 500 voti circa sui 2228 siano stati annullati tutti per la medesima ragione, avendo scritto il cognome Praticò accanto a quello di Biasotti e non accanto alla lista Pdl nella quale risultava candidato Praticò”.

Aggiornato il 28/06/2011 alle ore 11.50 (er)

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