Ci mancava solo Der Spiegel: il settimanale tedesco, che in questi mesi si è dimostrato sempre ben informato sugli sviluppi della crisi finanziaria europea, scrive che la Grecia è pronta a uscire dall’euro. E scoppia un comprensibile panico. Lo Spiegel parla di una riunione d’emergenza e segreta prevista in Lussemburgo tra Eurogruppo ed esponenti dell’Unione europea per discutere dell’intenzione del governo di Atene di uscire dall’area dell’euro e tornare all’originaria valuta del Paese, la dracma. Sul tavolo ci sarebbe anche il dossier su una possibile ristrutturazione del debito di Atene, che è un modo garbato per dire bancarotta. Il governo di Atene ha smentito subito: “Non ha senso, è impossibile”. Ma i mercati ci hanno creduto e l’euro è crollato subito dell’1 per cento sul dollaro.

Questa mattina sulle prime pagine dei giornali si sono riempite di smentite. Georgos Papaconstantinou, ministro delle Finanze greco, lo dice in una lunga intervista a La Stampa. Uscire dall’Eurozona e’ un evento impossibile, spiega, prima di tutto “perché non esiste il meccanismo per far uscire un paese dell’euro” e poi perché “le conseguenze sarebbero catastrofiche: il debito pubblico raddoppierebbe, il potere d’acquisto crollerebbe, le banche collasserebbero e precipiteremmo in una recessione da guerra. Non ha senso politicamente, socialmente, economicamente. Sarebbe un disastro che nessuno vuole davvero”.

La Grecia, aggiunge, si trova ora “nel mezzo del tunnel. E’ il momento piu’ complicato: troppo buio per ricordarsi dell’inizio, quando eravamo sull’orlo della bancarotta, ma anche per intravvedere l’uscita. Ma ci stiamo muovendo verso la luce”. Per raggiungere l’uscita non ci sono alternative “al piano di risanamento e alle privatizzazioni”. Se nel prossimo futuro non si centreranno gli obiettivi fissati e se i mercati non si saranno “tranquillizzati”, sottolinea, “c’è sempre una via d’uscita: la possibilità di chiedere che il Fondo europeo di salvetaggio Efsf compri i nostri titoli sul mercato primario. Quindi il problema dei 25 miliardi di euro di cui avremo bisogno nel 2012 potrebbe essere coperto dal Efsf. Noi ce la faremo. Ma altrimenti c’e’ un paracadute”.

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