Per segnare una svolta epocale nel nostro paese bastano pochi giorni e tre sì: sì alla benedizione delle coppie gay, sì ai registri per il testamento biologico, sì alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Assumendo queste posizioni, la Chiesa evangelica valdese avvicina l’Italia al resto del mondo e consolida la rottura con le altre chiese cristiane. La sfida non riguarda solo comunità religiose, con il riconoscimento delle coppie omosessuali gli eredi del mercante Pietro Valdo, si attestano su posizioni ancora più laiche del nostro stato.

Tutto avviene a Torre Pelice, nel torinese, dove ogni anno a fine agosto, si riuniscono in Sinodo i rappresentanti di oltre 30.000 credenti. Vengono da ogni angolo d’Italia, da Palermo a Ivrea e da altri paesi del mondo come Francia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, perfino dal Togo per confrontarsi su temi spesso scottanti, senza rinunciare a scontri e duri confronti, purché all’interno di una dialettica di fondo. Per il sì alle coppie gay ci sono voluti due giorni, tre sessioni e decine d’interventi. Alla fine l’approvazione è arrivata con 105 voti favorevoli, 9 contrari, e 29 astenuti. Una novità assoluta, il primo segnale di apertura, anche nel nostro Paese, un riconoscimento delle unioni omosessuali da parte di una comunità cristiana.

“Un passo in avanti chiaro e netto, certo, ma da collocare in un percorso che andrà ancora meglio”, dice Marco Bouchard, presidente del Sinodo ed ex magistrato, ma a certe condizioni. Il sì alle coppie dello stesso sesso arriverà “laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni”. Dalle stanze di Torre Pelice alle aule delle istituzioni politiche, di distanza ce n’è tanta, almeno a giudicare dalle decisioni che gli uomini prendono a loro interno. Per questo i valdesi si rivolgono direttamente alle istituzioni per chiedere una maggiore “attenzione” verso i ripetuti casi “di discriminazione delle persone gay-lesbiche-bisex e transessuali”. Emerge la mancanza di una legge dello stato che regoli le unioni tra uomini dello stesso sesso. Oggi,dal palco del Meeting di Comunione e Liberazione, il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna, appresa la notizia proveniente dal Sinodo valdese ha affermato: “Il riconoscimento delle coppie omosessuali non è un tema che rientra nel programma di Governo”.

Felicità ed entusiasmo da tutto il mondo gay. “Per fortuna esistono ancora alcune, poche per la verità, religioni che si aprono ai propri fedeli non chiedendo loro di stravolgere la propria natura sessuale”. Lo dice Vladimir Luxuria, commentando la notizia. Mentre Franco Grillini, responsabile nazionale gaynet, si dice felice perché con questa scelta il sinodo “smentisce in modo radicale ed esplicito tutte le teorie dell’estremismo Vaticano sul fatto che riconoscere diritti dei gay leda il diritto degli altri”. Per Imma Battaglia, leader storica del movimento gay italiano, quello fatto dalla chiesa valdese è un passo avanti e avverte: “Omosessualità e religione non sono degli opposti: da più parti c’è un grande bisogno di riconciliarsi”.

Resta da chiedersi quale sarà la reazione del Vaticano, da sempre contrario al matrimonio omosessuale e a qualsiasi riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Se la Chiesa è apparsa sempre compatta su questi temi, è possibile trovare qualche squarcio nel suo passato. Clamoroso è il caso di Marco Bisceglia, leader nel 1975 dei “cattolici del dissenso” poi fondatore a Palermo, insieme a un giovanissimo Nicky Vendola, del primo circolo Arcigay. L’ex parroco della chiesa Sacro Cuore di Lavello, un paese in provincia di Potenza, univa coppie dello stesso sesso e per questo venne colpito dalla sospensione a divinis. Nel 2003 tocca a Franco Barbero , cacciato per le sue posizioni apertamente contrastanti con la dottrina. Grande scandalo aveva provocato la notizia del prete di Pinerolo che celebrava i matrimoni tra coppie gay.

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