Il caso

Giulia Sarti, nelle chat agli atti anche “l’artifizio” della falsa malattia di Bogdan: “Ho usato i soldi per curare un tumore al cervello”

La deputata grillina ricostruisce la vicenda del fidanzato. "Mi hanno dato massimo sei mesi e sono passati due anni, mi hai allungato la vita", diceva lui. Ma non ci fu truffa

2 Marzo 2019

O siamo in presenza di una consumata coppia di attori, oppure, negli atti depositati alla procura di Rimini dalla parlamentare del M5S Giulia Sarti, c’è qualcosa che merita di essere approfondito. Tutto ruota intorno alla malattia dell’ex compagno della parlamentare, Bogdan Tibusche, che gestiva il conto di Sarti e che – con la sua consapevolezza – non aveva versato tempestivamente i contributi previsti dalle regole del M5S. Partiamo da una dichiarazione di Sarti al Fatto: “Scelgo di denunciare Bogdan il 14 febbraio 2018, quando mi rendo conto, andando in banca a prendere gli estratti conto, che dal 2014 prelevava ciclicamente dei soldi dal mio conto corrente e negli ultimi 5 mesi erano stati prelevati 17mila euro. Inizio a dubitare della sua malattia e penso che l’intensità degli ultimi prelievi sia dovuta al fatto che stavo terminando la legislatura e gli avevo già chiesto di andar via di casa. Non potevo sapere se sarei rimasta a Roma e se sarei stata rieletta”.

Quale malattia? Un presunto tumore al cervello che, chiedendo l’archiviazione di Tibusche per il reato di truffa, il pm definisce un “artifizio” ininfluente ai fini della presunta truffa. Il motivo: “risulta successivo ai bonifici in favore dell’indagato e… non risulterebbe neppure necessario all’appropriazione, poiché Bogdan aveva la materiale disponibilità di tale denaro e non sussisteva la necessità di ricorrere ad altri artifizi o raggiri per appropriarsene”. In sostanza: Bogdan non aveva necessità d’inventarsi la malattia per utilizzare conto corrente e denaro di Sarti. Del quale peraltro aveva già disposto. Ma allora: che senso ha dirle che è in fin di vita?

I due ne parlano la sera del 13 febbraio, quando la notizia dei mancati bonifici è pubblica e Sarti deve giustificare la sua posizione. Nella telefonata è lui a dirle: “Denunciami”. Lei rifiuta. “Abbiamo speso dei soldi ma non sono serviti a niente”, dice Bogdan. “Ho cercato di curarmi ma non è servito a niente”. “Perché non mi hai voluto dire niente fino a oggi? – continua piangendo Sarti – Puoi gestire i miei soldi. Hai la password del mio conto corrente. Ho messo tutto nelle tue mani. Avevo e ho il diritto di sapere che malattia hai e cosa è successo in questi mesi. Vedevo che i soldi venivano usati. Non ti ho mai voluto dire niente. Ma mi devi dire cosa sta succedendo. Ho bisogno di saperlo. Parliamone adesso al telefono”. “Ho un tumore al cervello – risponde Bogdan – ma non lo sa nessuno… Ho sei, otto mesi…”. “Ma che tumore è? – continua Sarti – a che stadio è? Posso parlare con un medico?”. “Ho già fatto tutti gli accertamenti del mondo – risponde lui – li ho fatti a Roma, a Vienna, in Francia…”. La conversazione appare inverosimile: Sarti scopre quel giorno la grave malattia del suo ex compagno.

Più tardi Bogdan torna sull’argomento in chat. “Attraverso un medico sono riuscito a contattare un gruppo di ricercatori israeliani… non avevo nulla da perdere… la memoria pian piano mi abbandonava e insorgevano complicazioni come la temporanea paralisi degli arti… i disturbi alla vista… allucinazioni. Ho scelto di fare i test… ma lì non ci potevo andare e in Italia è illegale … è stato possibile in Russia e Romania. Il medicinale è gratuito, il trasporto e la somministrazione no. Mi costava 2500 euro a seduta sottobanco… mi hai allungato la vita perché mi hanno dato max 6 mesi e sono passati quasi 2 anni… So di averti fatto un grosso torto ma so quanto bene mi hai voluto e non sono mai riuscito a dirtelo per non darti questo brutto pensiero…”.

E allora, tutto chiaro: Bogdan ha usato quei soldi per curarsi, Sarti non lo sapeva, il conto si svuotava, e così i bonifici verso il M5S a volte tornavano indietro per assenza di copertura. La Sarti potrebbe denunciare, esibire le prove – conversazioni registrate e chat – e poi evitare punizioni dal Movimento.

Sulla chat del secondo telefono di Sarti, poco dopo, però Bogdan scrive: “Quello che ti ho scritto era per darti l’alibi della denuncia, non lo hai capito?…”. E qui la questione si complica.

Se Sarti è al corrente che si tratta di menzogne, di un “alibi” per denunciarlo, per Bogdan che senso ha spiegarglielo con un messaggio? Se i due sono d’accordo, Sarti dovrebbe già essere edotta. Chi sta mentendo? Ecco perché non sembra possibile archiviare Bogdan senza approfondire la questione. Sarti – che per di più è una parlamentare – ha forse presentato in procure prove false costruite ad arte? Se così fosse, però, perché includere il messaggio in cui Bogdan “confessa” l’artifizio? E se i due erano d’accordo nel presentare questa versione, perché Bogdan distrugge tutto con quel messaggio? Se il tutto fosse vero, Sarti dinanzi al M5S, sarebbe salva. Se fosse una messinscena, idem: Bogdan s’è curato all’estero, con protocolli sperimentali, nessuno può smentirlo. A parte la sua miracolosa guarigione. Bogdan infila nella chat la versione dell’“alibi” che Sarti però – incomprensibilmente – consegna agli inquirenti. Delle due l’una: o sono entrambi un’ottima (ex) coppia di attori. Oppure Bogdan le ha davvero mentito sulla malattia e le spese sostenute. E l’unica colpa di Sarti sarebbe quella di essersi affidata all’uomo sbagliato e, come sostiene nella sua denuncia, di essere stata truffata.

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