Piste ciclabili, il piano di Delrio per costruire 1500 chilometri di percorsi

22 Agosto 2016

“Papà, ho imparato a volare”. Giulio, cinque anni, non ha sperimentato il parapendio e nemmeno la cannabis. Più semplicemente dopo un pomeriggio sulla pista ciclabile Dobbiaco, Cortina, Calalzo di Cadore ha imparato ad andare in bicicletta.

Lo leggi nelle braccia coperte di graffi e lividi, ma soprattutto negli occhi luccicanti prima che si lanci nella discesa tra i prati appena tagliati.

Luce e profumo ovunque, quasi come volare. Non è soltanto Giulio: l’Italia forse sta finalmente imparando ad andare in bici. Ci eravamo dimenticati come si fa, nel paese che è il primo produttore europeo di biciclette, ma che finora aveva meno piste ciclabili di una piccola capitale del nord come Copenaghen.

Il masterplan e la legge di Stabilità
Adesso qualcosa potrebbe cambiare. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha annunciato la realizzazione di un masterplan della viabilità per le biciclette per sfruttare i 91 milioni stanziati dall’ultima legge di Stabilità. Serviranno a realizzare 1500 chilometri di nuove piste ciclabili. Anche le regioni hanno cominciato a finanziare i percorsi.

Fino a pochi anni fa per andare in bicicletta dovevi raccomandarti a Santa Caterina da Siena – pare sia la protettrice dei ciclisti – e munirti di una buona assicurazione.

Ora potrebbe essere la volta buona. Per spostarsi in città e per viaggiare pedalando. Ecco Alberto Fiorillo, responsabile Mobilità di Legambiente e appassionato di bici: “È la prima volta che arriva un finanziamento immediatamente spendibile. Se tutto va bene, i primi cantieri potrebbero essere ultimati entro il 2018. In tutto sono 1.500 chilometri, 45 soltanto a Roma”.

È il Grab che potrebbe cambiare il volto della città: “Il Grande Raccordo Anulare per biciclette unisce i diversi punti di interesse della Capitale”. Immaginate di abbandonare l’auto, il motorino e di pedalare tra Sant’Angelo, San Pietro, l’Auditorium e la città della musica di Renzo Piano o il museo Maxxi. E la via Appia. “Un sogno per i turisti, ma anche per i romani. Scoprirebbero una Roma diversa, nuova”, racconta Fiorillo, una delle anime del progetto. Le zone storiche, ma anche le periferie, quartieri grandi come città a una manciata di chilometri dal Centro storico.

Il Grab capitolino e la Torino-Venezia
Chi conosce Roma sa che per sentirne il ritmo di lievi salite e improvvise discese non c’è niente di meglio di una bici. Via tra piazza Navona, il Pantheon, piazza di Spagna e la salita fino al Quirinale. Magari di notte, perché, come scriveva Carlo Levi “di notte a Roma ti par di sentire ruggire i leoni”.

Non solo. Si potrà anche partire da Torino per arrivare a Venezia seguendo in gran parte il corso del Po. Fanno 632 chilometri (più 45 tra Pavia e Milano), tra centri abitati e campagna.

Una toccata in osteria lungo il grande fiume e di nuovo a pedalare. Da Venezia si potrebbe già andare fino a Bolzano o a Cortina. E dalle montagne raggiungere la Carinzia e il Danubio.

I famosi corridoi non esistono soltanto per il Tav, ma anche per le biciclette: VenTo fa parte di Eurovelo 8 e incrocia a Pavia Eurovelo 5 (che arriva da Londra e Bruxelles e prosegue per Roma e Brindisi).

C’è poi Eurovelo 7, che parte da Capo Nord e poi tocca Berlino, Praga, Lienz e poi entra in Italia a Dobbiaco con la Ciclopista del Sole che adesso, con il nuovo progetto, dovrebbe arrivare a Firenze.

Anche il Sud sogna la ciclovia
A Sud c’è il progetto della ciclovia dell’Acquedotto Pugliese progettata con la collaborazione di oltre 50 associazioni. Sono 500 chilometri (250 per la prima fase) per tre regioni, dalle sorgenti del Caposele fino a Santa Maria di Leuca.

Pedalare fa bene alla salute: “Nuoto, corsa e ciclismo sono i tre sport che consigliamo per evitare disturbi cardiaci. E per riabilitare chi ne ha sofferto. Va bene a qualsiasi età”, racconta Giorgio Derchi, cardiologo e medico dello sport all’ospedale Galliera di Genova.

Precauzioni? “Una prova da sforzo. Per cominciare, controllare la frequenza cardiaca quando si pedala”. Il calcolo, per le persone sane, è semplice: togliete i vostri anni a 220. Quello è il massimo dello sforzo possibile. In allenamento non superate l’80 per cento. “Tra l’altro – prosegue Derchi – la bici aumenta il colesterolo buono e riduce quello cattivo, aiuta a ridurre la pressione minima e rende più fluido il sangue”. I rischi? “Andate in bici in modo regolare. Non fare i Sunday warriors, i guerrieri della domenica che stanno fermi tutta la settimana e poi vanno sul Pordoi in bici. Sono i più esposti ai rischi ”. Ma andare in bici fa pedalare anche l’economia.

Numeri da primato, abitudini da fanalini
In Italia nel 2013 sono state vendute 1.542.758 biciclette (per 432 milioni di euro), storico sorpasso sulle automobili. L’Italia è il primo produttore europeo di bici, insieme con la Germania: su 11,5 milioni di esemplari venduti in un anno nell’Ue, circa il 19 per cento è made in Italy (con oscillazioni tra 2,1 e 2,6 milioni di esemplari).

In vent’anni la bilancia commerciale ha segnato un saldo positivo di circa 7 miliardi. È uno dei settori con il più alto margine di guadagno (7,8 per cento, molto più delle auto che si fermano al 2,6).

Le 144 imprese italiane del settore hanno un fatturato annuo di oltre 700 milioni. Tanti campioni delle due ruote vengono in Italia a comprarsi la bici, anche se non mancano marchi storici acquisiti da società straniere. Chissà se sia soltanto perché siamo bravi a farle, le bici, o perché l’Italia è bella per pedalare.

Farebbe bene anche al turismo, avremo pure 50,7 milioni di arrivi, ma restiamo al quinto posto al mondo. Ben dietro la Spagna. E visitare Parma, Pavia, ma anche Palermo o Napoli in bicicletta sarebbe proprio un’altra cosa.

In qualche città se ne sono già accorti. Certo, siamo ancora lontani per dire dall’Olanda dove ci sono città come Houten con il 44 per cento degli spostamenti in bici. Ma scorrendo il rapporto “a, b, ci della bicicletta” di Legambiente e VeloLove scopri che a Bolzano e Pesaro siamo arrivati al 28%, mentre Ferrara tocca il 27. Tra le prime città d’Europa. Certo, poi trovi Milano al 6, Torino al 2, Roma all’uno. Per non dire di Genova, Caltanissetta e Agrigento allo zero tondo. Napoli e Palermo non hanno nemmeno dati.

Insomma, bisogna pedalare ancora tanto. Ma le grandi opere per le bici costano un millesimo di quelle per i treni e le auto. Forse Giulio avrà le sue piste prima di diventare grande. E poi, “la bici è come la vita: per mantenere l’equilibrio bisogna muoversi”. Parola di Albert Einstein.

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