Mafie

Paolo Bellini, la procura di Caltanissetta chiede l’archiviazione dell’indagine sulle stragi del 1992

L'ex esponente di Avanguardia nazionale è stato condannato in via definitiva all'ergastolo per la strage di Bologna

La procura di Caltanissetta ha chiesto di archiviare la posizione di Paolo Bellini per le stragi del 1992. L’indagine è stata aperta nel 2022 e vede l’ex esponente di Avanguardia Nazionale indagato per “aver partecipato, quale concorrente morale, all’organizzazione e all’esecuzione” alla strage di Capaci. In un primo momento a Bellini non veniva contestato un ruolo nella strage di via d’Amelio, una condizione che è stata evidentemente modificata successivamente. Tra le persone offese indicate nell’avviso della procura, infatti, sono indicati anche i parenti delle vittime dell’attentato del 19 luglio 1992.

La richiesta di archiviazione firmata dal procuratore aggiunto Pasquale Pacifico risale al 3 luglio scorso ma è stata notificata alle 47 persone offese nei giorni scorsi. Si tratta dei familiari delle vittime delle due stragi e dunque i parenti dei magistrati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, e degli agenti delle scorte Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Le parti offese avranno ora trenta giorni di tempo per visionare gli atti ed eventualmente presentare richiesta di opposizione alla richiesta di archiviazione.

Recentemente condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage di Bologna, Bellini nei mesi scorsi ha incassato anche l’archiviazione dell’indagine sulle stragi del 1993, chiesta e ottenuta dalla procura di Firenze. L’inchiesta toscana era collegata a quella di Caltanissetta. Nel giugno del 2023, gli inquirenti avevano perquisito e interrogato Bellini: nel decreto erano ricostruite le trasferte dell’indagato in Sicilia nel 1992. Viaggi spesso compiuti per incontrare Nino Gioè, boss di Altofonte, che sarà poi uno dei boia di Giovanni Falcone ed era sin dagli anni ’80 il suo contatto in Cosa Nostra.

Gli inquirenti avevano ritrovato alcune intercettazioni compiute all’epoca dei fatti su ordine delle procure di Firenze e Reggio Emilia che indagavano allora su altre vicende. Analizzando quegli ascolti era emerso un fatto inedito, raccontato dal Fatto: “Nel corso di conversazioni registrate tra il 21 e il 25 maggio 1992 la moglie dell’epoca del Bellini, anche conversando con un interlocutore che lo cercava affermava che il coniuge si trovava in Sicilia; il Bellini poi faceva rientro giorno 25.5.1992”. Il diretto interessato, però, aveva negato: “Ha sempre affermato che in detto periodo si stava recando in Sicilia ma, tuttavia, non avendo avuto la disponibilità del Gioè a incontrarlo avrebbe fatto rientro in Emilia”. Da una informativa della Digos del 1994, invece, era poi emerso come Bellini e Gioè si trovassero a Cefalù, in provincia di Palermo, circa una settimana prima della strage in via D’Amelio. L’indagato aveva sempre sostenuto di essersi recato in Sicilia per svolgere la professione che svolgeva all’epoca, cioè il recupero crediti.

Ciò che è emerso negli ultimi due anni di indagini, evidentemente, non è bastato alle procure di Firenze e Caltanissetta per chiedere l’esercizio dell’azione penale nei confronti dell’ex estremista nero. Bisognerà attendere per capire il destino dell’indagine di Caltanissetta, mentre dopo l’archiviazione dell’inchiesta toscana, Danilo Ammannato, legale dell’Associazione vittime della strage di via dei Georgofili, aveva dichiarato al Fatto Quotidiano: “Chiederemo alla Procura di Firenze di riaprire l’istruttoria contro Bellini sulle stragi del 1993”.