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Un assistente di volo muore dopo essere stato “costretto” a lavorare nonostante il malore. I colleghi: “Non stava bene e i capi non lo hanno ascoltato”

Un testimone: "Non si è trattato di una spiacevole coincidenza, ma del risultato di un'indifferenza sistemica e di lunga durata nei confronti della salute dei membri dell'equipaggio"

di F. Q.
Un assistente di volo muore dopo essere stato “costretto” a lavorare nonostante il malore. I colleghi: “Non stava bene e i capi non lo hanno ascoltato”

In Taiwan non si parla d’altro, un caso che è un vero e proprio mistero. Una delle più grandi compagnie aeree del Paese, Eva Air, avrebbe avviato un’indagine in seguito alle affermazioni secondo cui a un membro dell’equipaggio di cabina sarebbe stato chiesto di continuare a lavorare nonostante si fosse sentito male durante un volo. Il dipendente è poi deceduto in ospedale.

La compagnia Eva Air rassicura i media che si stanno facendo tutte le indagini del caso sulle accuse secondo cui “un supervisore senior avrebbe ignorato le condizioni dell’assistente di volo gravemente malato, durante un volo dall’Italia a Taipei il mese scorso”.

I media locali hanno aggiunto che “il dipendente, il cui nome non è stato reso noto, è stato costretto a continuare a lavorare durante il volo a lungo raggio di settembre, nonostante il peggioramento delle sue condizioni di salute”.

Da altre indiscrezioni raccolte dalla stampa pare che “il supervisore di volo non abbia richiesto assistenza medica durante il volo, né abbia richiesto un intervento medico urgente per accogliere l’aereo sulla pista”. La relazione sull’indagine della compagnia aerea arriva in seguito alle critiche sui social media, dopo che la notizia della tragedia si è rapidamente diffusa online.

Un altro utente anonimo, presunto membro dell’equipaggio di cabina, ha riferito: “Non si è trattato di una spiacevole coincidenza, ma del risultato di un’indifferenza sistemica e di lunga durata nei confronti della salute dei membri dell’equipaggio”.

La notizia della morte ha scatenato proteste, con i membri del sindacato del personale di cabina che questa settimana hanno sventolato fiori bianchi e cartelli con su scritto: “La vita non ha prezzo: chiedere un permesso non è un reato”. Le indagini proseguono.

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