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“Irresponsabile parlare di Stato palestinese. Dopo il ritorno degli ostaggi, disarmare Hamas”

Il ministro degli Esteri israeliano Sàar, in un'intervista alla Stampa, parla della tregua senza sbilanciarsi sulle fasi successive al rilascio degli ostaggi. Posizione netta sulla soluzione a due Stati e sul destino di Hamas
“Irresponsabile parlare di Stato palestinese. Dopo il ritorno degli ostaggi, disarmare Hamas”
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La minaccia all’esistenza di Israele, l’obiettivo di disarmare Hamas e distruggerne le infrastrutture e l’ipotesi, del tutto remota e impraticabile, della costruzione dello Stato di Palestina. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sàar in un’intervista alla Stampa, parla della tregua senza sbilanciarsi sulle fasi successive al rilascio degli ostaggi. “Siamo ancora in corso d’opera e non sarebbe saggio spingersi troppo avanti. Bisogna che gli ostaggi siano a casa, che venga completato il rilascio dei terroristi dalle carceri israeliane e che entri a pieno regime la consegna degli aiuti umanitari, già iniziata. Allora si potrà mettere mano alla parte successiva, a partire dalla smilitarizzazione di Hamas e dalla distruzione delle sue infrastrutture. Israele è impegnato affinché tutto vada bene: abbiamo sempre preferito la soluzione politica a quella militare ma è la prima volta che vediamo una possibilità realistica”.

Il ministro si sofferma poi sulle carte ritrovate con il presunto piano di Yahya Sinwar per il 7 ottobre: “Abbiamo materiale audio e ora anche documenti che provano le intenzioni di Sinwar – afferma – Il 7 ottobre 2023 Hamas pianificava un’invasione che, con l’aiuto dell’Iran e dei suoi alleati, avrebbe dovuto trasformarsi in una guerra totale con l’obiettivo di distruggere lo Stato d’Israele. Nonostante gli attacchi combinati dal Libano, dall’Iran e dallo Yemen il conflitto è stato contenuto ma le istruzioni erano chiare, ammazzare i bambini davanti ai genitori e viceversa era finalizzato a terrorizzare gli israeliani in modo tale che sentissero di non poter mai più vivere in sicurezza. Spero che alla fine il mondo capisca che Hamas ha iniziato questa guerra e che è responsabile delle vittime israeliane come di quelle palestinesi: noi abbiamo risposto alla volontà di eliminarci”.

Quanto al riconoscimento di uno Stato palestinese da molti governi, conclude, “non credo che Israele sia isolato ma, soprattutto, non conta quanti Paesi abbiano riconosciuto lo Stato palestinese: quello Stato nascerà solo quando riterremo che ci saranno le condizioni, così com’è stato con il processo di Oslo e con il ritiro unilaterale da Gaza. Aver lasciato la Striscia ai palestinesi non ha portato pace né sicurezza e ora dobbiamo essere cauti. Se abbandonassimo la Giudea e Samaria, e non lo faremo, ci troveremmo con ‘Hamasland’al confine. Parlare di Stato palestinese dopo il 7 ottobre non è responsabile. E comunque è impraticabile senza che sia d’accordo Israele, che non lo è”.

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