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Alessio Boni a La Confessione di Gomez, dalla Meglio Gioventù alla Flotilla: “La mia coscienza prude” – ANTICIPAZIONI

L'attore, ospite stasera su Rai 3 alle 20.15, racconta i suoi studi, la folgorazione per il teatro, la carriera tra tv e cinema, l'impegno nel volontariato

di Elena Rosselli

“Quando mi chiamò Marco Tullio Giordana per La Meglio gioventù pensai a uno scherzo. Mi prese anche perché avevo fatto il poliziotto nella Celere”. Alessio Boni si racconta a La Confessione di Peter Gomez sabato 4 ottobre in onda su Rai 3 alle 20.15: il desiderio di andarsene il prima possibile da Sarnico, il paese sul lago d’Iseo dov’è nato e cresciuto, lontano da quella nebbia interiore (ed esterna) che lo opprimeva sin dall’adolescenza. Il destino già segnato come piastrellista, lo stesso mestiere del papà Ignazio, a cui l’attore si ribella, prima iscrivendosi a corsi serali di ragioneria e poi partendo per il militare a 18 anni. Arriva così l’ingresso in polizia, che parecchi anni dopo gli servirà per interpretare uno dei protagonisti del film La Meglio Gioventù. “Abbiamo visto la scena del suicidio di Matteo Carati, il personaggio da lei interpretato. Un poliziotto lui e un ex poliziotto lei. Insomma, un destino…”, ha detto il conduttore. “Questa scena mi emoziona sempre, ogni volta che la rivedo anche a distanza di più di 20 anni – ha premesso Boni, attualmente a teatro con ‘Iliade. Il gioco degli Dei’ – Marco Tullio Giordana cercava questo personaggio ed era un personaggio a cui teneva molto: ha fatto molti provini. Fece due provini con me e poi ne fece uno con Jasmine Trinca. – ha proseguito – Poi mi arriva una telefonata: ‘Pronto? Io avrei scelto lei’. All’inizio pensavo che mi prendessero per i fondelli perché c’erano ancora i telefoni, non c’erano i cellulari”. Poi Boni rievoca la conversazione con il regista: “‘Adesso, però, voglio che tu venga qui a parlare con il mio maestro d’armi perché non voglio che si usi nessuna controfigura perché rovina il personaggio. Tu devi diventare un poliziotto. Devi seguire quello che ti dice lui perché è stato un poliziotto…’. E io: ‘scusi, scusi Maestro’. ‘Che c’è?’. ‘Io ho fatto il poliziotto per un anno e mezzo, veramente’. Pausa. ‘Che reparto?’. ‘Celere’. ‘Sei un genio’!!!”.

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Da quel film pluripremiato del 2003 la carriera dell’attore, già avviata, non si ferma più: tantissimi i film di successo, tra cui altri tre con Giordana (Quando sei nato non puoi più nasconderti, Sangue pazzo e Yara); La bestia nel cuore di Cristina Comencini, che viene candidato agli Oscar; Arrivederci amore ciao tratto dal libro di Massimo Carlotto con la regia di Michele Soavi; The Tourist diretto da Florian Henckel von Donnersmarck; La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi, autore anche del bestseller omonimo e Terezín di Gabriele Guidi, solo per citarne alcuni. Durante l’intervista Boni ricorda i suoi maestri: Orazio Costa innanzitutto, suo insegnante all’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico che in quegli anni sfornerà altri talenti del cinema italiano come Fabrizio Gifuni e Luigi Lo Cascio, anche loro nel cast de La Meglio Gioventù e carissimi amici dell’attore. Poi Giorgio Strehler, che dirige Boni ne L’avaro di Molière insieme a Paolo Villaggio. E Luca Ronconi e Peter Stein. Insomma, un percorso di studio e lavoro sulle spalle dei giganti.

L’attore Alessio Boni però è anche e soprattutto “l’uomo”, ci tiene a dire. L’uomo che, dopo la popolarità (e i guadagni) ottenuti con Incantesimo, una soap Rai molto in voga tra la fine degli anni ’90 e i primi Duemila, decide di partire per il Brasile. Non una vacanza in qualche resort di lusso, ma nella comunità missionaria Villaregia di Belo Horizonte. Da quel momento, era il 1999, Boni collabora con diverse ong tra cui Unicef, Medici senza Frontiere e soprattutto Cesvi di cui è ambasciatore dal 2011. E’ stato in Mozambico, Zimbabwe, Myanmar, Perù, Haiti, Grecia, nel terribile campo profughi di Lesbo, Ucraina e nel campo di Palabek in Uganda, ma anche luoghi dell’Italia dove la marginalità è solo più nascosta, ma non assente. “Due cose non puoi scegliere nella vita: in quale luogo nascere e in quale famiglia“, ripete spesso nelle sue interviste l’attore, che a Gomez ha rivelato di aver avuto voglia di salpare con la Flotilla, pur riconoscendo la difficoltà pratica di farlo davvero da padre di tre figli piccoli: “Ho una coscienza civile che mi prude molto – ha ammesso Boni – La situazione a Gaza non è più una questione politica, ma umanitaria”. Difficile dargli torto.

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