Cinema

“Guillermo disse: per me è come se fosse Gesù”, il Frankenstein di Del Toro arriva Festival di Venezia

Oscar Isaac è Victor Frankenstein e Jacob Elordi la creatura inventata da Mary Shelley. Il regista premio Oscar insegue da anni questo progetto dopo aver visto il film di Boris Karloff all'età di 7 anni

di Davide Turrini
“Guillermo disse: per me è come se fosse Gesù”, il Frankenstein di Del Toro arriva Festival di Venezia

Frankenstein come Gesù Cristo. Il nuovo film di Guillermo del Toro, tratto dal popolare romanzo di Mary Shelley è probabilmente il titolo più atteso tra i film in Concorso all’imminente Festival di Venezia 2025. In un lungo articolo pubblicato dall’Associated Press viene raccontata la genesi di questo immenso progetto targato Netflix con al timone creativo e sentimentale il 61enne regista messicano, tre volte premio Oscar e autore di capolavori come La forma dell’acqua, Il labirinto del fauno ed Hellboy.

Il Frankstein che sbarcherà al Lido sabato prossimo sarà il risultato finale di una lunga gestazione prima di tutto affettiva. Il co-protagonista del film, Oscar Isaac ricorda infatti che nel primo giorno di riprese del Toro gli mostrò uno dei suoi disegni della creatura che aveva realizzato quando era adolescente. “Guillermo disse: per me è come se fosse Gesù”, ha spiegato Isaac. L’ispirazione dunque viaggia sui binari del romanzo gotico della Shelley, come del film interpretato da Boris Karloff nel 1931, e diventa un archivio fiume di bozzetti, schizzi, disegni durati una vita.

Scrive Jake Coyle su AP: “Per un ragazzo incompreso cresciuto in una devota famiglia cattolica la creatura di Frankenstein, non amata dal suo creatore ma onorata da Karloff con empatia e fragilità ha sfondato una porta aperta per del Toro”. A tal proposito il regista ha affermato: “Mi sentivo come se stessi nascendo in un mondo spietato dove o eri un piccolo agnellino bianco o eri condannato. Nel momento in cui Karloff varca la soglia nel film, all’indietro e poi si volta, mi sono sentito come san Paolo sulla via da Damasco. Ho subito pensato: quello sono io. È stato come se la mia anima si fosse sovrapposta a quella in modo immediato e assoluto, modo peraltro mai svanito”.

Il bimbetto Guillermo vede per la prima volta quando ha sette anni il film con Karloff, poi a 11 legge il romanzo della Shelley. Da allora la figura del mostro diventa una sorta di espediente narrativo cruciale e ricorrente, poeticamente personale e psicologicamente vibrante. Del Toro ha anche ricordato che questo è il film a cui sta lavorando e per il quale si è allenato da trent’anni, e che potrebbe realmente diventare l’apice di una carriera quantitativamente non così prolifica, ma spesso qualitativamente elevata.

Nella versione del Toro Frankenstein è interpretato da Jacob Elordi (Saltburn, Priscilla), mentre Isaac ha indossato i panni del barone Victor Frankstein. Dal film di James Whale a quella di Del Toro di versioni cinematografiche del romanzo della Shelley ne sono piovute a decine; tra queste anche le versioni bzzarre di Mel Brooks – Frankenstein Junior –, Flash for Frankenstein di Paul Morrissey e Frankenweenie di Tim Burton.

Inutile dire che per Netflix questo sarà il titolo di punta dell’autunno e soprattutto degli Oscar 2026. Frankenstein di del Toro verrà distribuito in sala il 17 ottobre 2025 e poi sarà visibile in esclusiva su Netflix il 7 novembre. Il regista messicano, infine, ha già vinto un Leone d’Oro a Venezia letteralmente a mani basse nel 2017 con La Forma dell’acqua, dove un’altra creatura, modello “mostro della laguna”, viene come vivisezionata per il progresso scientifico occidentale durante la guerra fredda, per poi incontrare l’amore nella muta donna delle pulizie che lo scruta con sospetto. “Credo che si possa fare una cover di With a little help from my friends anche senza essere Joe Cocker – ha chiosato il regista – ma l’unica cosa che hai è la tua voce. Una versione la mia, molto cattolica perché proviene da me e perché mi interessa capire perché Dio ha dovuto mandare Gesù sulla croce”.

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