Chi era Teofilo Benotti? Perché Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno del 1983? Domande su domande si accavallano in un mistero senza fine. La cittadina vaticana rapita è, da quel pomeriggio di 42 anni fa, al centro di un caso che continua a tirare in ballo degli strani intrecci con gli apparati dello Stato. Mentre dopo 42 anni due procure (quella italiana e Vaticana) indagano, insieme alla commissione parlamentare di inchiesta sulla Vatican Girl, continuano a venir fuori pezzi di un puzzle oscuro e infinito.
Al di là delle inchieste e delle ipotesi, il giornalista di inchiesta Alessandro Ambrosini continua a tirar fuori sul suo blog Notte criminale elementi inediti sul mistero d’Italia per eccellenza. Ambrosini è lo stesso che nel 2022 è stato rimbalzato dalle cronache nazionali per l’audio “rubato” a Marcello Neroni, sodale di Enrico de Pedis, che in un’intervista registrata di nascosto attribuì il rapimento della 15enne vaticana a un abuso da parte del più alto rappresentante dello Stato pontificio. Difficile però stabilire il livello di credibilità di chi, come Neroni, vive in quello che Massimo Carminati ha definito come “Il mondo di mezzo”: non resta che verificare i collegamenti tra i fatti di cui parla Ambrosini che parte dai cosiddetti “cinque fogli” pubblicati nel 2017 dal giornalista Emiliano Fittipaldi, che elencavano tutte le spese sostenute “dal Vaticano per il mantenimento della cittadina Emanuela Orlandi” in una sorta di convento di padri scalabriniani a Londra.
La voce più interessante di questa nota-spese è stata quella che coinvolge una ginecologa di fama internazionale, tale Lesley Regan, oggi a capo del dipartimento di ginecologia del St. Mary Hospital di Londra. Tra dei documenti recapitati da un anonimo a Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, c’è una lettera scritta dal cardinale Ugo Poletti a un sottosegretario inglese, tale Frank Cooper, in cui il prelato lascia intendere che Emanuela dovesse abortire. È stato detto che quella lettera era falsa perché all’epoca Poletti non era più vicario di Roma come era scritto sulla carta prestampata. Ma tornando ai cinque fogli: tra le varie spese c’è l’ “Attività gestione Stampa coordinata Dottor Teofilo Benotti, L. 5.000.000”. Benotti ha collaborato con l’Osservatore romano” e ed era “persona ascoltata da Giovanni Paolo II”, scrive Ambrosini sul suo blog. “Questa figura enigmatica (di Benotti, ndr) rappresenta un punto di domanda che abbiamo cercato di capire con l’aiuto di Antonio Parisi, un giornalista di lungo corso. Ci ha rilasciato una lunga dichiarazione audio esclusiva”, scrive Ambrosini.
Parisi ha diretto l’emittente nazionale Rete Mia e, per due anni, il quotidiano “Il Meridiano”. Ha firmato diversi scoop sui più importanti settimanali italiani, ritrovando tra gli altri i documenti inediti in cui Pio XII difendeva gli ebrei durante la persecuzione nazista. Ha seguito per anni il caso della morte di Edoardo Agnelli, ed è stato al centro della clamorosa puntata de “La Storia siamo noi” sulla vicenda. Interpellato su questo nome, quello di Benotti, racconta: “Conobbi Teofilo Benotti nel 1982”. Entrambi lavoravano al Ministero del Tesoro, alla Direzione delle pensioni di guerra in via Casilina. Questa sezione del Ministero dipendeva dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per cui lavorava Benotti. Parisi, allora segretario del fronte monarchico giovanile, racconta ad Ambrosini che Benotti gli riferì che per questa sua fede monarchica il giornalista era stato segnalato agli uomini, presenti in ogni direzione del Ministero, pagati dai Servizi per catturare e riferire informazioni su quanto accadeva negli uffici di via Casilina, oggi sede di Italo Treno. Benotti disse poi a Parisi che lui lo avrebbe “protetto” in cambio di un favore da parte dei Savoia. Poi racconta un dettaglio fondamentale: “Il Benotti, ogni giorno, era solito lasciare il Ministero alle 9.30, prendere l’autobus davanti al Ministero stesso e recarsi nella Basilica di S. Maria Maggiore dove, mi aveva confidato di avere un importante incarico”. Ed ecco un altro intreccio: si tratta della stessa Basilica in cui sarebbe stata nascosta una cassa con la misteriosa “roba della Orlandi”, di cui si fa riferimento in alcune chat di messaggi WhatsApp tra il presbitero spagnolo Monsignor Lucio Vallejo Balda e una dipendente del Vaticano. Parisi racconta ad Ambrosini di aver seguito Benotti fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. “Con Benotti prendemmo l’autobus e l’accompagnai alla Basilica di S. Maria Maggiore. Lì mi mostrò tutte le parti interessanti di una delle quattro Basiliche Maggiori romane e con mia curiosità gli chiesi come facesse a lasciare il posto di lavoro tutti i giorni senza che il Ministero fiatasse. Lui mi disse che non c’era assolutamente problema, che lui aveva un incarico delicato e che mi doveva bastare sapere questo. Fu proprio nell’occasione di questa visita a S. Maria Maggiore che Benotti mi chiese il favore di cui aveva bisogno da casa Savoia: un provvedimento nobiliare per diventare conte della casa reale”.
Benotti declinò e gli disse che avrebbe potuto rivolgersi Falcone Lucifero, ministro della real casa, enormemente ben introdotto in Vaticano con grandi amicizie nella segreteria di stato. “Benotti cambiò quasi di espressione, sembrava un serpente che non aveva potuto ingoiare la sua preda. Benotti ammutolì al mio infastidito rifiuto e a me non restò che raccontare il tutto a Sergio Boschiero, segretario generale, il quale mi disse di riferire immediatamente a Lucifero. Riferii a Lucifero il quale mi disse di essere stato molto bravo ad aver declinato la richiesta di Benotti e, sibillinamente, Lucifero – uomo che secondo l’Espresso era enormemente potente, molto legato a Licio Gelli – mi chiese dove mi fosse stata fatta la richiesta da parte di Benotti, se all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore o fuori delle mura della Basilica. Gli risposi che me lo aveva chiesto nella Basilica e lui mi rispose: “Capisco, la Basilica è territorio extra-territoriale”. Chiesi al ministro quale fosse la differenza e mi disse: “Eh la differenza la conosco io. Tre mesi dopo Emanuela Orlandi sparì, inghiottita in un buio da cui non si riesce ancora oggi a fare luce. Tempo fa, emerse una voce secondo cui i resti di Emanuela Orlandi sarebbero stati occultati dentro S. Maria Maggiore, guarda caso il luogo in cui Benotti, prestava non sappiamo che tipo di servizio”, conclude Parisi.
Questa testimonianza diretta, ci dice chiaramente che Teofilo Benotti non era un semplice impiegato del Ministero e anche che lui era a conoscenza di chi collaborava con i servizi segreti. Li conosceva, e poteva “proteggere” Parisi dai loro report. Come se “lui stesso fosse un “collaboratore dei servizi” ma di un livello superiore. Ma aveva forse anche un ruolo per conto dello Stato Pontificio, se ogni giorno poteva lasciare il Ministero, in base a questa testimonianza almeno, e recarsi nella Basilica.
“Il fatto che sia stato inserito dentro ai cinque fogli, ora ha un senso”, scrive Ambrosini. “Il suo secondo incarico, che non era certamente alla luce del sole, giustifica la sua presenza in quella rendicontazione e apre una serie di domande sulla veridicità dei contenuti”. La figura di Benotti, nei “cinque fogli”, è stata sempre considerata una delle anomalie rispetto al resto dei personaggi citati ma adesso qualche nodo inizia a sciogliersi, pur restando aperte le domande essenziali: perché il Vaticano avrebbe pagato Teofilo Benotti quei cinque milioni di lire? Qual era il suo compito in merito alla scomparsa della Vatican Girl?