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Messina, l’ex pentito di mafia Bisognano torna in carcere: “Affari nel movimento terra grazie ad agganci in Comune”

L'ex boss mafioso faceva pressioni nel settore del movimento terra sfruttando agganci nel Comune di Mazzarrà Sant'Andrea
Messina, l’ex pentito di mafia Bisognano torna in carcere: “Affari nel movimento terra grazie ad agganci in Comune”
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Torna in carcere l’ex pentito Carmelo Bisognano. Si tratta del primo grande pentito della mafia di Barcellona Pozzo di Gotto. Ex boss dei Mazzarroti, nota frangia della mafia in provincia di Messina, fu lui stesso ad autodefinirsi ministro per i lavori pubblici della Sicilia orientale, secondo accordi presi anche con i Santapaola. Ed è ancora nel settore dei lavori pubblici che si apre l’ennesimo capitolo giudiziario dell’ex boss.

Grazie ad altri due indagati, l’ex pentito avrebbe esercitato pressioni nelle attività economiche del territorio, imponendosi nel settore del movimento terra, anche grazie ad “agganci” negli uffici tecnici pubblici del comune di Mazzarrà Sant’Andrea, un comune collinare nella zona tirrenica della provincia di Messina, comune fu sciolto per mafia nel 2015.

E ancora una volta è la discarica di Mazzarrà al centro degli appetiti economici del territorio, già in passato rivelatasi cuore degli interessi imprenditoriali e mafiosi. Come svelato dalle indagini dei carabinieri, Bisognano, ormai rientrato nel suo territorio di appartenenza, si prodigava per ottenere lavori pubblici riguardanti proprio la discarica. “E rompono i coglioni, l’ho capito io”, così parlava l’ex collaboratore di giustizia riferendosi ad indagini sulla Tirreno Ambiente, la società che gestiva la discarica, poi messa in liquidazione. La struttura in passato era stata messa sotto sequestro, non è infatti più attiva dal 2014, mentre solo lo scorso aprile sono stati rinviati a giudizio in 16 per disastro ambientale per la mancata bonifica della discarica, tra questi anche il capo della protezione civile regionale, Salvo Cocina.

Servendosi della propria riconosciuta caratura criminale, Bisognano avrebbe di fatto gestito un’impresa assieme ad Antonino Giardina, anche lui arrestato nell’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Messina, guidata dal procuratore Antonio D’Amato.

“Ci deve rimanere qualcosa per noi”, diceva Bisognano a Giardina mentre quest’ultimo riportava all’ex boss il colloquio avuto col sindaco sui “fondi pubblici, necessari per i vari interventi da effettuare presso la discarica”, scrive il gip Eugenio Fiorentino nell’ordinanza in cui dispone l’arresto in carcere di Bisognano e di Giardina.

Una delle imprese gestite dall’ex boss occultamente era intestata al fratello di Giardina, Davide, ora ai domiciliari, ma di fatto gestita da lui e dall’ex collaboratore di giustizia. Quest’ultimo, secondo l’accusa, ha sostenuto l’impresa, accelerando la definizione di pratiche amministrative pendenti presso gli uffici tecnici del comune di Mazzarà. Imponendo la sua caratura criminale Bisognano ha acquistato mezzi meccanici riducendo le pretese economiche di altri imprenditori, indotto proprietari terrieri ad acconsentire a soluzioni individuate per la cessione di fondi in favore dell’azienda, consentito parcheggio di mezzi dell’azienda, su suoli di sua proprietà, avrebbe recuperato con metodi mafiosi, mezzi meccanici di un’impresa confiscata e a lui riconducibile, poi ceduta ad altri imprenditori.

Ma non solo, secondo le indagini dei carabinieri di Barcellona pozzo di Gotto una seconda ditta, sottoposta a interdittiva antimafia dal 2020 e di cui è titolare Davide Giardina, riceveva risorse pubbliche alle quali non avrebbe potuto accedere, attraverso trasferimenti di denaro provenienti dalle attività dell’impresa fittiziamente intestata.

Secondo quanto svelato dalle indagini, d’altronde, Bisognano poteva contare sul contributo della compagna, Dora Simone, impiegata presso l’ufficio tecnico del comune di Mazzarrà, e non solo, Bisognano “è in grado di interferire con l’amministrazione locale, influenzandone negativamente il buon andamento, non solo attraverso la compagna ma anche tramite la cugina, Francesca Bisognano, attuale compagna del sindaco di Mazzarrà”, scrive il gip. Che di seguito annota: “Anche quest’ultima risulta essersi recata presso casa dello stesso Bisognano per incontrarlo, come documentato dal servizio di videosorveglianza in data 23 dicembre 2023”.

Solo l’ennesima vicenda giudiziaria a carico dell’ex boss, il primo grande pentito di mafia del Messinese: grazie alla sua collaborazione nel gennaio del 2011 fu rinvenuto un vero e proprio cimitero di mafia nelle zone collinari attigue a Mazzarrà Sant’Andrea, dove furono rinvenuti i corpi di vittime di lupara bianca scomparsi da vent’anni e furono ricostruite le dinamiche della famiglia dei barcellonesi, i cui vertici furono tutti arrestati.

Da collaboratore di giustizia, Bisognano si era però già mostrato incline a tornare a vecchie abitudini, continuando a “coltivare anomali interessi per il territorio di Mazzarrà Sant’Andrea, nonostante si fosse allontanato da tempo da quell’area”, avevano scritto gli inquirenti chiedono di nuovo il suo arresto nel 2016, dopo avere tentato da Rieti, località in cui viveva da collaboratore di giustizia, di accaparrarsi appalti pubblici nel Messinese, con l’aiuto degli uomini della scorta.

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