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Alex Marangon, i risultati degli esami tossicologici: cocaina e ayahuasca nel corpo

Il mix potrebbe aver prodotto nel ragazzo una crisi psicotica responsabile della caduta. Le indagini potrebbero virare sull'ipotesi di morte conseguente a un altro reato
Alex Marangon, i risultati degli esami tossicologici: cocaina e ayahuasca nel corpo
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Svolta nelle indagini sulla morte di Alex Marangon, il giovane di 25 anni originario di Marcon (Venezia) trovato morto nel Piave a Vidor (Treviso) il 2 luglio del 2024. La relazione sugli esami tossicologici è stata consegnata alla procura di Treviso e accerta la presenza di sostanze con effetti psicogeni nel corpo del giovane: cocaina e ayahuasca, l’erba di origine amazzonica che Marangon avrebbe assunto durante un rituale sciamanico il 28 giugno, poco prima che si perdessero le sue tracce.

Un mix capace di provocare una crisi psicotica, forse la causa della caduta che ha ucciso il ragazzo, un volo di quindici metri dalla terrazza dell’abbazia di Santa Fosca. Il risultato delle analisi potrebbe mutare l’indirizzo di indagine della procura, che fino ad oggi aveva aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti. La nuova ipotesi di reato potrebbe essere di morte conseguente a un altro reato, nello specifico la cessione di stupefacenti. Le prime indagini e i risultati dell’autopsia avevano escluso la colluttazione, ma non il gesto volontario, lasciando aperto l’interrogativo sulle motivazioni.

La novità emersa dagli esami tossicologici, ripota il Corriere del Veneto, ha spostato lo sguardo della procura su Andrea Zuin e Tatiana Marchetto, organizzatori della serata che hanno sempre definito la bevanda un “decotto purgativo”, e su Sebastian Castillo e Jhony Benavides, entrambi ora tornati in Colombia. Quel che si dovrà capire è cosa sia successo a Marangon dopo l’assunzione delle sostanze.

Il ragazzo era stato consumatore di marijuana ed ecstasy, e su una agenda annotava in generale ogni sostanza provata e i relativi effetti. L’analisi del capello ha però escluso che la cocaina rientrasse tra le sostanze di cui faceva uso abituale, aprendo alla possibilità di un’assunzione inconsapevole. Interrogati dopo l’accaduto, gli altri partecipanti al rito – circa venti persone – avevano negato di essere stati vittime di effetti psicotropi dopo la serata. La famiglia resta ferma sul non credere alla caduta come causa del decesso.

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