Torna la caccia nei valichi montani, una tra le più falcidianti. Avvilente!
di Giovanni Barcheri
Avendo partecipato alle manifestazioni organizzate dalla storica sezione milanese della L.A.C. (Lega per l’Abolizione della caccia) per contrastare pacificamente i massacri di piccoli passeriformi, ricordo a quanto si assisteva al Colle di San Zeno in provincia di Brescia, un passaggio obbligato sulle montagne per i migratori tra la Valle Camonica e la Val Trompia a 1434 metri di quota: qui squadre di cacciatori, al passaggio degli stormi di uccelli iniziavano e continuavano incessantemente a sparare e i piccoli volatili dal peso di pochi grammi cadevano abbattuti come in una cospicua grandinata; anche quelli solamente feriti alle ali e che cercavano di fuggire zampettando al suolo non avevano scampo perché i cacciatori lanciavano su di essi i loro cani di riporto.
Da quegli anni trascorsi sono stati numerosi i ricorsi delle Associazioni protezioniste che hanno portato quest’anno il Tar della Lombardia ed il Consiglio di Stato ad esprimere definitivamente il divieto di caccia nei valichi montani, perché non si ripetessero più i massacri dei piccoli migratori di cui abbiamo assistito sin troppo a lungo per interi trascorsi decenni.
Tuttavia, una recentissima approvazione alla Camera dei deputati di un emendamento della Lega al Disegno di legge sulla montagna consentirà nuovamente l’attività venatoria sui valichi montani. In più, le quote di abbattimento di specie protette a livello europeo, per le quali la Conferenza Stato-Regioni ha valutato ancora la caccia in deroga, legittimano ancora una tra le peggiori e più falcidianti forme di attività venatoria; quella che decima intere popolazioni di quei passeriformi che ogni inverno debbono varcare le Alpi per scendere dal nord Europa e dall’Est ai climi più tiepidi delle regioni mediterranee.
E tra queste piccole specie falcidiate dai cacciatori subalpini ve ne sono anche diverse che sono preziose per la difesa dei boschi di tutta Europa in quanto hanno una dieta a valenza anche insettivora, svolgendo quindi un ruolo di controllo su insetti xilofagi potenzialmente dannosi per le foreste già ridotte in grave sofferenza dai cambiamenti climatici. Non diversamente è la situazione, sempre nei valichi montani ma anche in quelli degli Appennini dove diversi esemplari vengono usati come esche sempre con lo scopo di falcidiare popolazioni di piccoli passeriformi.
Qui in Lombardia, è avvilente ascoltare diversi politici che reputano anacronistico il divieto di cacciare sui valichi montani; ad essere anacronistiche sono in realtà piuttosto simili aberranti forme di caccia a specie come già spiegato molto preziose per gli ecosistemi forestali di tutto il vecchio Continente.
Fonte della foto: L.A.C. Lega per l’Abolizione della caccia