Mi domando: perché Colosimo ha nominato Cisterna come consulente Antimafia?
Sui rapporti tra il generale Mori e la presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo rischia di calare il sipario, complici il solleone e le distrazioni congeniate ad arte, anche se le domande si moltiplicano. L’ultima: qual è il ruolo del dott. Alberto Cisterna nella vicenda Laudati/Striano? Ovvero nella “madre” di tutti gli scandali che riguardano il traffico di segreti e che costellano la vita tribolata del governo degli eredi-al-quadrato (del Duce e di Berlusconi)?
Andiamo con ordine.
Il gen. Mori, secondo la “fonte fantasiosa” (cit. Chiara Colosimo) che ha rivelato a Report notizie coperte da segreto investigativo provenienti dalla Procura di Firenze, avrebbe brigato per condizionare i lavori della Commissione parlamentare antimafia anche cercando di far nominare alcuni consulenti ritenuti, è lecito presumerlo, in sintonia con le aspettative di tremenda vendetta del generale medesimo. Il piano del gen. Mori avrebbe riguardato almeno tre figure da piazzare in antimafia: il suo stesso avvocato, il penalista Basilio Milio, il giornalista del Dubbio, Damiano Aliprandi ed il magistrato Alberto Cisterna, attualmente presidente di sezione al Tribunale civile di Roma, ma con una lunga esperienza in anti mafia.
Per diversi motivi non sono andati in porto due nomi su tre, l’unico che ce l’ha fatta è proprio il dott. Cisterna, che viene in effetti nominato consulente.
La presidente Colosimo nell’ammettere non già il condizionamento (“io non sono condizionabile!” e se lo dice lei) ma la nomina a consulente del dott. Cisterna, ha precisato a scanso di equivoci che a questi non è stato comunque chiesto di occuparsi del filone “mafia-appalti” come causale della strage di Via D’Amelio, cavallo di battaglia della Colosimo e cavallo di Troia per Mori. C’è da chiedersi allora su cosa sia stato messo a lavorare il dott. Cisterna.
A questo punto torna utile un articolo de Il Tempo, del 27 settembre 2024 firmato da Rita Cavallaro e Dario Martini che si occupa delle indagini della Procura di Perugia sulla “madre” di tutti gli scandali e cioè i presunti traffici illeciti di informazioni riservate che dalle stanze della Procura nazionale antimafia (o forse da altri uffici della Guardia di Finanza) uscivano per atterrare sulle scrivanie di giornalisti pronti a farne buon uso.
L’articolo si attarda su una intercettazione telefonica del marzo 2024, protagonisti della telefonata due magistrati: il dott. Laudati – indagato insieme all’ufficiale della GdF Pasquale Striano per il presunto traffico illecito – e proprio il dott. Cisterna. Quest’ultimo al telefono sembra voler rassicurare Laudati e per farlo attacca ad alzo zero l’antimafia giudiziaria che sarebbe rea, da tempo (precisamente da quando a governare c’era Prodi), di fare soltanto politica approfittando del proprio enorme potere di condizionamento al fine di procedere su carriere luminose:
“Ho letto tutto, però io, siccome ho il vizio della memoria… mi sono ricordato che nel 2006 la Procura di Milano imbastì una cosa del genere, identica, dicendo che c’erano i dossier di Tim e facendo fare un decreto… direttamente a Prodi, col quale cancellavano tutti i tabulati del famoso scandalo Tim che non esisteva, ovviamente, con lo stesso andazzo, cioè vai dal potere politico, lo metti in allarme, gli dici che c’è un dossieraggio, il potere politico si spaventa, quelli fanno un provvedimento, quelli fanno carriera, si guadagnano meriti, siccome è una replica esatta, perché io me lo ricordo quello che successe allora, che era una cosa mai vista, con cui venne modificato il 240 del codice penale… siccome qui ogni tanto i magistrati hanno il vezzo di mettere in allarme la politica, e non sono nessuno dei due disabituati, pazienza”.
E’ ragionevole ritenere che questa intercettazione sia agli atti della Commissione parlamentare antimafia, visto che la stessa in occasione della vicenda Laudati/Striano, esplosa grazie ai mirati esposti del ministro Crosetto, non aveva tardato ad acquisire tutte le carte possibili, e che dunque sia conosciuta dalla Colosimo.
Come è possibile allora che la Colosimo abbia accettato di nominare come consulente il dott. Cisterna che, pur non indagato, risulta coinvolto in una relazione rilevante con uno dei due principali indagati? Proprio mentre la maggioranza di destra, su ispirazione della Colosimo e del super commissario Gasparri, sta portando avanti in Senato la vergognosa norma finalizzata ad estromettere dai lavori della Commissione antimafia il senatore Scarpinato ed il deputato Cafiero De Raho per presunti conflitti di interessi? Due pesi e due misure? E perché il gen. Mori avrebbe suggerito come consulente proprio il dott. Cisterna? Le carte di Firenze, quelle che documenterebbero le pressioni di Mori sulla Commissione Antimafia, sono state acquisite dalla Commissione?
Intanto la guerra dei segreti ovvero la guerra di potere impazza tra i palazzi romani (da Almasri a Paragon, passando per Equalize e Squadra Fiore) e rischia di lasciare soltanto macerie. Occorre uno scatto in più di attenzione e di coraggio perché alla fine ogni “gioco grande del potere” fa i suoi morti ed io li conto dall’11 aprile del 2016, da quando nel suo ufficio presso la DIA di Roma morì, ucciso da un colpo di pistola alla testa, il colonnello della GdF Omar Pace, che di Striano era in quel momento il superiore.