Quindici persone sono indagate dalla procura di Perugia in un fascicolo su una presunta attività di dossieraggio svolta tramite accessi abusivi alle banche dati con le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette. Tra loro anche diversi giornalisti. La notizia è diventata pubblica con la notifica dell’invito a comparire al pm Antonio Laudati, sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, le ipotesi di reato a suo carico sono accesso abusivo a sistema informatico, falso e abuso d’ufficio (almeno finché non entrerà in vigore l’abolizione della fattispecie, già votata da un ramo del Parlamento): il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l’aveva convocato mercoledì per l’interrogatorio, ma Laudati ha preferito non presentarsi, facendo comunicare dal suo avvocato che intende avvalersi della facoltà di non rispondere, almeno per ora. Un’informazione, quest’ultima, che viene smentita dall’avvocato Andrea Castaldo, legale del pm: “La circostanza che il dottore Laudati non si sarebbe presentato all’interrogatorio, intendendo avvalersi della facoltà di non rispondere, è del tutto falsa – dice il difensore – Altrettanto falso che risponderebbe del reato di divulgazione di informazioni riservate. Si tratta di notizie intrinsecamente diffamatorie, che ledono la reputazione del mio assistito, motivo per il quale ci si riserva ogni azione nelle sedi competenti”.

In passato Laudati era stato responsabile del servizio segnalazioni operazioni sospette (Sos), profondamente ristrutturato dopo l’arrivo a capo della Dna Giovanni Melillo che ha cambiato incaricati e metodi di lavoro. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Pasquale Striano, tenente della Guardia di finanza già in servizio alla Dna, al quale vengono contestati migliaia di accessi abusivi relativi a centinaia di soggetti.

L’inchiesta è nata da un esposto del ministro della Difesa Guido Crosetto, depositato dopo un articolo del quotidiano Domani sui compensi che l’esponente di FdI aveva ricevuto dal colosso industriale Leonardo, per attività di consulenza svolte attraverso le aziende di cui faceva parte prima di entrare nel governo. Dopo i primi accertamenti, che mettevano in relazione quell’articolo con una Sos e l’attività svolta da Striano, l’indagine è passata da Roma a Perugia (Procura competente per i reati che coinvolgono i magistrati in servizio nella Capitale) proprio per il presunto ruolo di Laudati, chiamato in causa dal finanziere. Le Sos sono le segnalazioni di movimentazioni di denaro sospette, trasmesse dalla Banca d’Italia alla Guardia di finanza e, appunto, alla Dna, dove Striano lavorava nel gruppo coordinato da Laudati. Le successive verifiche – si legge ancora sul Corriere – hanno svelato che, al di là della vicenda denunciata da Crosetto, le ricerche del finanziere sulle banche dati tributarie, antiriciclaggio e dell’antimafia (dalle dichiarazioni dei redditi ai procedimenti penali aperti, chiusi o in corso, e altro ancora) hanno riguardato centinaia di altre persone, più o meno famose, per migliaia di accessi. Esponenti del mondo della politica ma anche dell’imprenditoria, dello sport e dello spettacolo. Per quale motivo? Su questo indaga la Procura di Perugia.

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