Il programma “Chi l’ha visto” ritorna su Garlasco e sulle nuove indagini che coinvolgono il sospettato Andrea Sempio, per il delitto di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto del 2007 e per cui c’è stata una condanna definitiva, quella del suo all’epoca fidanzato Alberto Stasi.
I primi attimi
Si riparte dall’inizio con le carte alla mano delle prime indagini di cui fu protagonista l’oggi colonnello Gennaro Cassese, all’epoca in servizio presso la compagnia dei Carabinieri di Vigevano che giunsero in via Pascoli insieme a quelli di Garlasco dopo la telefonata di Stasi in caserma. Lo trovò seduto davanti alla villetta dei Poggi in cui Chiara fu barbaramente uccisa, “Sul marciapiede, all’altezza del cancello pedonale. Era vicino a un carabiniere della stazione di Garlasco. Mi feci raccontare in breve da lui la storia e mi chiese se poteva entrare per farmi vedere il percorso che lo avevo portato a Chiara. Gli disse di restare fuori e poi fu trasferito in caserma. Fece poi la stessa richiesta ai carabinieri di Garlasco. C’era un cancello pedonale per entrare, era chiuso e per entrare il collega dovette scavalcare. Una volta aperto chiese di entrare anche a loro. A me Stasi non ha mai chiesto se la ragazza fosse morta o ancora viva, poi deve averlo intuito quando vide il medico del 118 in giardino intento a scrivere gli atti”.
Le intercettazioni
Poi sono state di nuovo trasmesse le intercettazioni ambientali fatte in caserma mentre Stasi era solo con Stefania Cappa in cui dice: “Io non sono più entrato in casa, mi pare qualcuno sia entrato con le ciabattine mie”, dice alla cugina di Chiara Poggi. “Forse si riferiva ai calzari indossati dai carabinieri insieme ai medici del 118 ma lui non è più rientrato”, dice Cassese nel corso del programma. Poi i due ragazzi si abbracciano e la Cappa, piangendo dice al ragazzo della cugina appena ritrovata senza vita: “Non mi lasciano stare tutti quanti”. Sulle ultime controverse indiscrezioni già bollate come fake news a più riprese (secondo cui le cugine Cappa avrebbero voluto “incastrare” Stasi) Cassese dice: “Escludo che ci fosse un accordo dei Carabinieri con la Cappa per incastrare Alberto. L’intercettazione ambientale fu fatta in accordo con la procura per cogliere qualcosa di eventuale interesse investigativo”, escludendo categoricamente altre ipotesi.
La prima telefonata
Nel corso della puntata viene trasmessa la telefonata di Stasi ai soccorsi in cui dice di aver visto la sua fidanzata a terra in un lago di sangue. “Nella parte iniziale – fa notare Federica Sciarelli – si sente il rumore di una porta di apertura”, Secondo Cassese si tratterebbe del cancello pedonale della stazione dei Carabinieri da cui Stasi, secondo lui, avrebbe fatto partire la famosa telefonata. “Nei verbali disse che chiamò il 118 uscendo dalla villa, ma sbagliò a telefonare perché pigiò il tasto rosso dopo il numero quindi si rimise in auto e richiamò. Ma – puntualizza Cassese – nell’audio non si sente nessun rumore esterno; all’inizio si sente il click di un cancello pedonale, quello della caserma. La telefonata l’ha fatta lì. Si sente chiaramente anche una voce che chiama un certo Andrea: era il piantone della caserma”. Poi il 118 attivò l’autoambulanza e i carabinieri di Garlasco si fecero accompagnare da Stasi in villetta. Inizialmente entrarono senza calzari per vedere se la ragazza fosse ancora viva per soccorrerla. “Avevano obbligo di entrare e accertarsi fosse morta, dovevano sincerarsene. Poi, dopo entrarono con calzari e guanti insieme alla dottoressa che ne ha diagnosticato il decesso”, ci spiega Cassese. Il colonnello conferma anche di aver visto all’epoca un televisore acceso nel salottino con davanti, come si può vedere oggi dalle foto della scientifica, la consolle di un videogame. “Io non ricordo – le parole di Cassese – di aver visto in tivù immagini riconducibili a un videogioco”.