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Delizia e rimpianto del tennis italiano, l’ultimo ballo di Fognini a Wimbledon è il riassunto perfetto della sua carriera

Il 38enne ligure saluta lo Slam londinese sfiorando l’impresa contro Alcaraz: “Forse dovrei ritirarmi dopo questa partita”. L'ennesima dimostrazione di un potenziale enorme, che per mille ragioni non sempre è riuscito ad esprimere a pieno
Delizia e rimpianto del tennis italiano, l’ultimo ballo di Fognini a Wimbledon è il riassunto perfetto della sua carriera
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Quasi quattro ore e mezza di battaglia contro Carlos Alcaraz, il tennista più vincente degli ultimi mesi: Fabio Fognini ha detto addio a Wimbledon con una delle partite più belle della sua carriere . L’ultimo ballo del tennista ligure nello Slam londinese è un match epico durato 5 set, giocato a viso aperto contro il numero due al mondo, campione in carica a Londra e vincitore di 4 degli ultimi 5 tornei. Alla fine a trionfare è lo spagnolo, che supera il momento critico e si impone con il punteggio di 7-5, 6-7(5), 7-5, 2-6, 6-1. Ma al termine della partita rende comunque onore al suo avversario ormai prossimo al ritiro: “Ad essere onesto, non so perché questo dovrebbe essere il suo ultimo torneo qui. Con il livello che ha mostrato può giocare altri tre o quattro anni. Incredibile”, ha detto il classe 2003. Un attestato di stima importante a coronare una prestazione sontuosa da parte di Fognini, che, a 38 anni, si è preso la standing ovation sul campo più prestigioso del tennis: il Centrale di Wimbledon.

L’ultima “follia” di Fognini a Wimbledon

Nonostante la sconfitta, dunque, l’azzurro saluta lo Slam londinese rispolverando il suo miglior tennis, raffinato e spettacolare: cambi di ritmo perfetti, diritti e rovesci sulle linee a profusione e un livello di gioco altissimo con cui è riuscito a spiazzare un tennista, come Alcaraz, che in difesa spesso si trasforma in un muro insormontabile. In questo caso, però, lo spagnolo a volte è parso impotente di fronte ai colpi di Fognini, limitandosi a rispondere con un sorriso amaro alle prodezze del suo avversario.

E non è mancato nemmeno il solito show del tennista sanremese, che, dopo un punto vinto grazie all’aiuto del nastro e vedendo l’avversario lamentarsi forse un po’ troppo, sorride e mima il gesto del “pianto” al suo box, quasi a voler pizzicare Alcaraz. Tante risate in campo e clima disteso tra i due avversari, che si divertono e divertono il pubblico. Ed è per questo che dagli spalti arrivano presto gli applausi di tutti ad ogni cambio di campo, dal terzo set in avanti. Quando poi l’ultima risposta dell’italiano si spegne in rete, Alcaraz indica l’azzurro, lasciandogli il centro del campo: la standing ovation del Centrale è tutta per Fognini. “Forse dovrei ritirarmi dopo questa partita, ci sto pensando”, ha poi confessato l’azzurro in conferenza stampa.

Imprese, cadute e momenti esilaranti: la carriera di Fognini

Il match contro Alcaraz, dunque, può essere considerato il riassunto perfetto della carriera di Fognini. Perché la vittoria sfiorata a Wimbledon è stata solo l’ultima delle tante imprese del tennista ligure. Come nel 2015 agli US Open, dove firma una delle rimonte più incredibili della sua carriera: sotto di due set contro Rafael Nadal, riesce a ribaltare il risultato e ad eliminare la leggenda spagnola dallo Slam americano. Oppure nel 2017, agli Internazionali d’Italia, quando sconfigge al secondo turno l’allora numero uno al mondo Andy Murray. E, infine, a Montecarlo, nel 2019, a 32 anni, Fognini diventa il primo italiano a vincere un Master 1000, coronando una cavalcata trionfale con una netta vittoria sempre su Nadal in semifinale. Un successo storico che gli vale l’unico “big title” della sua carriera e il debutto in top 10. E che probabilmente dà il via ad un movimento tennistico italiano che sarebbe esploso definitivamente solo pochi anni dopo, con l’ascesa della nuova generazione composta da Matteo Berrettini prima, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti poi.

Eppure, parlare di Fognini solo in termini di talento forse sarebbe riduttivo, considerando anche la sua esuberanza e la sua simpatia, in campo e fuori. Impossibile non citare il divertentissimo siparietto di Wimbledon 2013, quando, durante il primo turno contro l’austriaco Melzer, all’atleta italiano viene chiamato un “out” molto dubbio. La sua reazione è memorabile: si lascia cadere a terra con le mani in volto e inizia a lamentarsi, in italiano, con il giudice di sedia: “No, no, no! Ma non è vero, non è vero – ripete più volte – ha preso il gesso, Pascal (l’arbitro di quell’incontro, ndr), ma poi come fai a darmi warning, per favore”, urla il tennista ligure scatenando le risate dello stesso Pascal, di Melzer e di tutto il pubblico sugli spalti.

D’altronde, Fognini è questo: genio e sregolatezza. Tantissimo talento, ma anche qualche blackout. La sua ultima partita a Wimbledon – e forse della sua carriera – è stata l’ennesima dimostrazione di un potenziale enorme, che per mille ragioni il tennista ligure non sempre è riuscito ad esprimere a pieno. Certo, se avesse giocato sempre al meglio delle sue possibilità forse avrebbe potuto ottenere risultati più prestigiosi. Ma non sarebbe stato il vero Fognini. E, alla fine, è stato probabilmente questo a rendere il suo viaggio nel tennis indimenticabile.

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