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Voto venduto per 50 euro, chiesta l’archiviazione per 51 elettori: “Peccato veniale”

I pm di Bari chiedono di non mandare a processo i cittadini coinvolti nell'inchiesta sulla coppia dem Maurodinoia-Cataldo. Alcuni votarono per pagare le bollette
Voto venduto per 50 euro, chiesta l’archiviazione per 51 elettori: “Peccato veniale”
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Ricevere 50 euro o accettare la promessa di un posto di lavoro in cambio del proprio voto è un “peccato veniale” che non merita di finire a processo. Così la procura di Bari ha motivato la richiesta di archiviazione per 51 elettori indagati con l’accusa di corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta che ad aprile 2024 portò ai domiciliari l’allora sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli, e l’allora numero uno di Sud al Centro, Sandrino Cataldo, marito dell’allora assessore regionale della Puglia, Anita Maurodinoia.

Secondo quanto riporta un articolo della Gazzetta Mezzogiorno, i voti venduti in cambio di 50 euro o della promessa di un posto di lavoro sono stati ritenuti, dal punto di vista penale, un peccato veniale che non merita di finire a processo. Gli indagati, molti dei quali appartengono agli stessi nuclei familiari, ascoltati dai militari hanno confermato di aver avuto soldi: qualcuno ha detto di averlo fatto per pagare le bollette.

Il 3 luglio davanti al giudice Susanna De Felice si aprirà l’udienza preliminare nei confronti di Cataldo, Maurodinoia, Donatelli e di altre 15 persone accusate – a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità – di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, calunnia, corruzione e falso. Secondo l’accusa il meccanismo per procacciare voti che avrebbe funzionato non solo nelle elezioni 2019 di Triggiano, ma anche in quelle di Grumo Appula del 2020 quando agli elettori veniva chiesto di votare sia per il candidato al Comune che per Maurodinoia, poi eletta alla Regione con 22mila preferenze e ribattezzata ‘lady preferenze’ del Pd pugliese.

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