Cinema

A Tom Cruise l’Oscar onorario: le 4 nomination “bucate” e i grandi registi che lo hanno diretto

di Davide Turrini
A Tom Cruise l’Oscar onorario: le 4 nomination “bucate” e i grandi registi che lo hanno diretto

Sarà perché si è gettato con una moto nel burrone senza controfigura, o perché ha sfidato le leggi di gravità saltellando (e svenendo) sull’ala di un biplano durante le riprese degli ultimi capitoli di Mission Impossible, che per Tom Cruise, 63 anni il prossimo luglio, è pronto un abbastanza inatteso Oscar onorario. Un po’ come per avvenne per Gene Kelly nel 1952, quando l’Academy gli assegnò l’Oscar onorario “per l’apprezzamento della sua versatilità come attore, cantante, regista, ballerino, e in particolare per i suoi spettacolari successi nell’arte della coreografia cinematografica”, Cruise passa alla cassa con la celebre statuetta per questa sua duttilità performativa, più che per una qualche interpretazione specifica. “Per l’incredibile impegno profuso per la nostra comunità cinematografica, per l’esperienza nella visione in sala, per la comunità degli stuntman, ci ha ispirato tutti”, ha spiegato nella dichiarazione ufficiale la presidente dell’Academy, Janet Yang.

Poi certo, difficilmente dopo l’Oscar onorario si tornerà alla nomination per l’Oscar ordinario. Insomma, il pacchetto Tom Cruise si chiude col fiocco della vecchiaia dopo quattro nomination nel passato, anche abbastanza lontano, tra cui due davvero di livello: quella come miglior attore protagonista per Nato il quattro luglio (1989) e Jerry Maguire (1996); come attore non protagonista in Magnolia (1999) e come co-produttore del sequel Top Gun: Maverick nel 2022.

Volenti o nolenti, Cruise rimane, come scrive Variety, una delle star più redditizie della storia di Hollywood, nonché da tempo un fervente sostenitore dell’esperienza cinema in sala a tutti i costi. Ricordiamo anche che il suo “richiamo” da star del box office (Top Gun, Rain Man, Eyes wide shut, la saga di Mission Impossible, tra gli altri) oramai da quarant’anni, ha generato una sorta di resurrezione dello spettatore al cinema proprio sul finire della pandemia Covid19, grazie all’exploit di pubblico per Top Gun: Maverick. Cruise ha comunque attraversato il disimpegno della Hollywood anni ottanta/novanta primi duemila marcando visita con estrema dignità anche nell’autorialità meno performativa e più classica (Kubrick, Pollack, Jordan, Spielberg, PT Anderson) Il rischio però rimane: con l’Oscar onorario si ricorderà Cruise per le acrobazie e il saltelli spericolati, proprio come Kelly o Fred Astaire, e non per il suo onesto ed efficace contributo attoriale oltre i precipizi e la forza di gravità.

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