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Si sgretolano le montagne intorno a Cortina: l’allerta frane sulle Olimpiadi. “I nostri allarmi rimasti inascoltati”

L'ultima colata si è abbattuta sull’abitato di Cancia. Tra pochi mesi le stesse zone saranno protagoniste dei Giochi 2026: anche il Villaggio olimpico sorgerà in un'area a rischio idrogeologico. La denuncia di Mountain Wilderness
Si sgretolano le montagne intorno a Cortina: l’allerta frane sulle Olimpiadi. “I nostri allarmi rimasti inascoltati”
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Si sgretolano le montagne della Valle del Boite che porta a Cortina d’Ampezzo, una delle località che ospiteranno le Olimpiadi invernali del 2026. Sabato un primo crollo di 4mila metri cubi di roccia da cima Marcora, nel gruppo del Sorapis, con detriti finiti sulla strada statale di Alemagna, poco a nord di San Vito di Cadore. Domenica a mezzanotte un violentissimo temporale sull’Antelao ha fatto scendere a valle una colata che si è abbattuta sull’abitato di Cancia, frazione di Borca di Cadore. La causa è la pioggia, 30 millimetri d’acqua in mezz’ora, ma l’effetto di almeno 50mila metri cubi di terra e rocce è stato devastante. Se le conseguenze non sono state così gravi come nel 2009, quando si contarono due vittime, è stato grazie ad alcuni interventi di contenimento. In ogni caso una ventina di case sono state raggiunte dalla massa franosa, con garage, taverne e giardini sepolti. Alcune famiglie, rimaste intrappolate dai massi che ostruivano le porte d’ingresso, sono state liberate dai vigili del fuoco. Il governatore Luca Zaia ha proclamato lo stato di emergenza.

Cortina adesso diventa una osservata speciale in vista delle Olimpiadi, se pensiamo che il villaggio degli atleti sorgerà a Fiames, area a rischio idrogeologico, e che è in progetto di costruzione la contestata cabinovia di Socrepes sui prati di Mortisa, dove da anni si sta muovendo una frana profonda, con rischio di stabilità dei piloni. La variante stradale in galleria sotto le Tofane, un progetto da 650 milioni di euro che partirà solo dopo i Giochi, attraversa un versante altrettanto instabile. Non a caso, Luigi Casanova, presidente di Mountain Wilderness, commenta: “Da anni lo diciamo, molte opere olimpiche si stanno costruendo in aree a elevato rischio, ma i nostri allarmi non sono stati presi in considerazione”.

Che il Bellunese sia una provincia tormentata lo dimostrano le statistiche: 5914 movimenti franosi dei 9455 censiti in Veneto sono localizzati su quelle montagne. Nel 2011 un distacco sul Pelmo fece due morti. Nel 2015 ci furono tre vittime a San Vito, un’altra lungo il Rio Gere a Cortina nel 2017. Nel 2016 vi furono in successione sei episodi di colate ad Acquabona, all’ingresso di Cortina, dove sorgerà il parcheggio olimpico da oltre 400 posti. Il presidente veneto dei geologi, Giorgio Giachetti: “Si è trattato di un evento di particolare importanza e noi possiamo solo mitigare il pericolo, non risolverlo”.

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