La Corte dei conti del Veneto ha acceso due fari sull’organizzazione delle Olimpiadi Milano Cortina 2026, i cui costi sono già lievitati alle stelle, e sulla realizzazione della pista da bob. La conferma è venuta dall’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 a Venezia, con le relazioni del procuratore regionale Ugo Montella, del presidente della sezione di controllo Maria Elisabetta Locci e del presidente della sezione giurisdizionale Marta Tonolo. I riferimenti sono contenuti innanzitutto nella relazione della presidente Locci. Il magistrato ha citato il focus dedicato alle Olimpiadi che era contenuto nel giudizio di parifica della Regione Veneto, risalente al luglio scorso. Ha però allargato le considerazioni a tutta la macchina dei Giochi. La Corte, scrive, “ha mantenuto inalterate le perplessità e le osservazioni già evidenziate nella precedente relazione di parifica (nel 2022, ndr), pur prendendo atto delle iniziative intraprese dalla Regione ai fini della semplificazione della governance delle Olimpiadi”. In quell’occasione era stata sottolineata la babele di enti che si occupavano dello stesso oggetto, con il rischio di generare sprechi e doppioni.

SIMICO IN RITARDO – I rilievi sono tre. Il primo riguarda il fatto che “permane un preoccupante ritardo nelle attività rimesse alla Simico S.p.A., non essendo presente un quadro che possa dirsi definito e certo delle opere indifferibili/urgenti ed urgenti da realizzare”. Simico è la Società Infrastrutture Milano Cortina che si occupa di costruire le opere olimpiadi, oltre a strade, ponti e ferrovie. Pochi giorni fa, insoddisfatto del rendimento del commissario straordinario Luigivalerio Sant’Andrea, il ministro Matteo Salvini, d’intesa con il governo, lo ha sostituito con l’architetto Fabio Saldini. Il cambio in corsa, nonostante le rassicurazioni di facciata, rischia di comportare ulteriori problemi in una gestione apparsa in affanno. Il rilievo della Corte dei conti riguarda l’esistenza di un elenco di opere indifferibili/urgenti, necessarie per le gare, e un altro elenco di opere urgenti, il contenitore delle infrastrutture che hanno portato la spesa totale a superare i 5 miliardi di euro.

CORTINA E LONGARONE: VARIANTI A RISCHIO – Il secondo rilievo denuncia questa confusione, considerando che due importanti opere come la Variante di Cortina (valore 483 milioni di euro, di cui solo 223 finanziati) e la Variante di Longarone (396 milioni di euro, tutti finanziati) sono ancora nel limbo progettuale. “Non si ha notizia dell’avvenuto avvio dell’esecuzione effettiva degli interventi – scrive la relatrice – mentre opere di importanza strategica per la Regione sono state declassate da indifferibili/urgenti ad urgenti e dunque, dati i tempi ristretti, non verranno portate a compimento prima della celebrazione dei Giochi”. Le due varianti rientrano in questa categoria, con l’aggravante che per il passante di Cortina mancano ancora 260 milioni di euro. “Al riguardo, è stato evidenziato che l’inizio delle opere (messe in cantiere) senza la loro ultimazione in coincidenza con i giochi olimpici potrebbe determinare disagi e rallentamenti nell’accesso alle località individuate quali sedi dei Giochi”. C’è un altro rischio: “Lo slittamento di dette opere infrastrutturali, non più ricollegate/ricollegabili ai Giochi medesimi, potrebbe causarne un differimento sine die”. Infatti, la durata di Simico, individuata quale soggetto attuatore, ha una durata limitata al 31 dicembre 2026, fissata da un decreto legge del 2020, “non modificato né in sede di conversione, né da successivi provvedimenti”.

LE SPESE DI FONDAZIONE – La Corte veneta allarga lo sguardo a Fondazione Milano Cortina, che si occupa dell’organizzazione delle Olimpiadi, denunciando spese certe e introiti indefiniti. “Essa risente ancora della mancata costituzione del Consiglio Olimpico Congiunto, che dovrebbe dettarne le linee di indirizzo e, da un punto di vista finanziario, continua ad operare sulla base di linee di credito, con l’effettuazione di spese, che costituiscono debiti certi e che si sono notevolmente incrementate (nonostante l’asserita opera di rivisitazione dei costi), a fronte di entrate sulle quali permane un certo margine di incertezza, anche e soprattutto sull’entità”.

LA PISTA DA BOB – Il secondo faro è stato acceso dal procuratore regionale Ugo Montella. Nella relazione spiega che è in corso “un’istruttoria relativa alla mancata realizzazione della nuova pista da bob, skeleton e slittino ‘Eugenio Monti’”, con “un danno da quantificare”. Dietro la laconicità delle parole si nasconde una conferma. Il faro della Procura era stato acceso a ottobre, dopo la presentazione di un esposto da parte di Luana Zanella, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera. Un paio di settimane prima il presidente del Coni Giovanni Malagò aveva annunciato al Comitato Olimpico Internazionale che l’Italia rinunciava a fare la pista, non avendo trovato costruttori, dopo due aste deserte. Era emerso che Simico, la Regione Veneto e altri enti interessati avevano già speso parecchi milioni di euro per una pista che sembrava cancellata. Ad esempio un video costato 40mila euro, che mostrava come sarebbe stata la nuova pista, era diventato inutilizzabile. A dicembre è intervenuto il ministro Salvini, facendo preparare un piano ridotto, ma con lo stesso impegno di 81,6 milioni di euro per i lavori e una spesa complessiva di 124 milioni. Una corsa disperata. A gennaio è stato trovato un costruttore (gruppo Pizzarotti) e il cantiere è stato appena aperto, ma i lavori non sono neppure partiti. Quindi la pista si dovrebbe fare, ma potrebbe non servire per le Olimpiadi, se non riuscirà a superare il pre collaudo fissato tra appena un anno. Il riferimento del procuratore Montella dimostra come i giudici contabili siano interessati all’esito del balletto della politica attorno alla “Eugenio Monti”. E sono pronti a presentare il conto per eventuali sprechi di denaro pubblico.

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